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10 maggio 2007

La sinistra ci rifila pensioni più basse

Uno dei punti programmatici (?) delle idee sinistre su come distruggere una nazione, era l’abolizione, senza “se” e senza “ma” del famigerato “scalone” Maroni, quello che, dal 2008, sposterà a 60 gli anni per andare in pensione per poi procedere fino ad arrivare a quota 62.
Era ed è pura demagogia, solo una bistecca lanciata alla triplice perché abboccasse e avesse un motivo per abbindolare i lavoratori e indurli a votare, contro il loro interesse, a sinistra.
Con una faccia di tolla che tutti riconoscono a Prodi, siamo arrivati ormai ad un anno di governo di sinistra e sono ancora fermi a discutere.
Il punto è che i maggiori oneri dell’abolizione dello scalone devono essere compensati e c’è un solo modo: intaccare, al ribasso, i coefficienti, cioè farci andare in pensione con una rendita molto più bassa.
Praticamente portare gran parte degli italiani al limite dell’indigenza.
Perché quella è la strada che, dalle indiscrezioni giornalistiche, sembra sia intrapresa dalla sinistra.
In pensione prima, ma senza godercela, perché tutti più poveri.
Poi, anche “in pensione prima” è tutto da vedere, perché l’anticipo di soli 3 anni della quota 60, per poi proseguire verso i 62, significa che solo una minima parte dei lavoratori potrà realmente usufruirne, gli altri saranno cornuti (in pensione dopo) e razziati (con una rendita inferiore).
E che dire dei più giovani, quelli entrati nel mondo del lavoro dall’1 gennaio 1996 e che già sanno che le loro pensioni saranno per almeno un quarto più basse di quelle di chi li ha preceduti, a causa del sistema contributi integrale ?
Se questa è la sinistra che tutela le classi lavoratrici, allora credo sia preferibile il Rockerduck che cerca il massimo profitto: almeno sappiamo chi è e come si muove un nemico dichiarato.
Se la riforma Maroni aveva ottenuto l’approvazione persino dell’europa.
Se la riforma Maroni aveva conseguito quei risparmi che, cambiandola, si potrebbe conseguire solo con pensioni più basse.
Perché cambiare ?
Solo per appagare un istinto (bestiale) ideologico ?
Perché invece non fare un bel referendum (ecco un referendum utile !) per chiedere loro:
preferite andare in pensione prima con una pensione più bassa o dopo con una più alta ?
Perché questa è la vera alternativa: prima più poveri, dopo più dignitosi.
Ma, soprattutto, perché non ribaltare completamente il concetto dei “limiti” e dire: si può andare in pensione, quando si vuole, all’età che si vuole e percependo una pensione rapportata ai contributi effettivamente versati.
Così ognuno si fa i suoi conti e decide il da farsi: liberi di scegliere.


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1 commento:

Anonimo ha detto...

Io ho scritto questo, magari ci intendiamo ......
Ciao Fabrizio