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28 gennaio 2025

Vite parallele: Margareth Thatcher e Giorgia Meloni

Non ho la presunzione di imitare Plutarco, ma lo spunto del suo classico studiato a scuola mi ha portato a individuare alcuni tratti e vicende che potrebbero fare della Thatcher e della Meloni una delle coppie di una edizione aggiornata delle Vite Parallele.

La caratteristica più evidente è che sono entrambe donne, ma questa è solo una nota di colore, di apertura, talmente è ovvia.

Nascono entrambe da famiglie non ricche, una volta si sarebbe detto "umili ma dignitose" e questo le ha rese artefici del loro proprio destino che non è disceso da una nascita fortunata o da una potenza economica ereditata.

Hanno ambedue scalato fino al vertice un partito conservatore, anticomunista, prima di vincere le elezioni e diventare Primo Ministro, la prima donna in quel ruolo nel Regno Unito e in Italia.

Sia la Thatcher che la Meloni furono accolte con sorrisini di sufficienza, dileggio, sottovalutazione, prima di veder riconosciuta la loro abilità nel gestire i temi della politica interna e internazionale.

La Thatcher ha avuto la consacrazione quale leader, che si è trasformata in dodici anni consecutivi da Primo Ministro, lasciando poi l'incarico al suo delfino che è rimasto in carica, senza soluzione di continuità, per altri sei anni, con due eventi significativi, uno esterno ed uno interno.

La guerra vittoriosa contro l'Argentina che aveva proditoriamente occupato le Isole Falklands credendo alla propaganda di una stampa che ancora dileggiava e sottovalutava la Thatcher e il vittorioso braccio di ferro con i minatori affiliati ai sindacati socialisti che provarono a bloccare il paese con uno sciopero ad oltranza e furono costretti a rientrare nei ranghi, alle condizioni del Governo, dopo essere stati portati alla miseria dalle scelte folli dei loro politicizzati leaders sindacali.

In realtà ci sarebbe un altro episodio che ha caratterizzato la Thatcher nel suo mandato: la forza con la quale ha respinto il ricatto dei terroristi irlandesi che, con lo sciopero della fame, avevano cercato di condizionarne la politica, fallendo.

La Meloni, per nostra fortuna, non ha guerre da combattere, non direttamente, almeno, ma possiamo considerare una guerra quella contro i clandestini che invadono non un isolotto ai confini dell'impero, ma l'intero territorio nazionale, sciamandovi dopo essere stati scaricati all'interno dei nostri confini dalle ong per lo più battenti bandiere straniere.

E' una guerra che anche la Meloni può vincere e che richiede la stessa scorza necessaria a non cedere ai ricatti di chi si mette in sciopero della fame e la stessa volontà di chi ha inviato navi da guerra agli antipodi per difendere un lembo di terra sperduto.

E collegata alla guerra che ci hanno mosso le ong con i clandestini, c'è la seconda analogia, quella del braccio di ferro interno.

Se la Thatcher ebbe i minatori, la Meloni, ben più pericolosamente, ha i magistrati militanti a sinistra, che cercano di impedire che un Governo voluto e votato dalla maggioranza degli Elettori, possa sviluppare la sua politica immigratoria.

Vedremo se la Meloni riuscirà, anche in questo, ad ottenere il risultato che, in altri tempi, con altri contesti, ottenne la Thatcher.

Infine non si può trascurare l'importanza del rapporto privilegiato con il presidente degli Stati Uniti, una intesa personale prima che politica, che la Thatcher ebbe per tutta la durata dei rispettivi mandati, con Ronald Reagan e che la Meloni sembra poter replicare con Donald Trump.

Quello della Thatcher è, ormai, un capitolo chiuso di cui ha beneficiato il Regno Unito, mentre quello della Meloni è un cantiere aperto di cui potremmo beneficiare noi Italiani, magari anche conseguendo risultati più rilevanti perchè abbiamo una condizione di partenza svantaggiata rispetto alla Gran Bretagna del 1979.


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