I quattro anni del primo mandato di Trump furono i più tranquilli, pacifici ed efficaci della storia recente degli Stati Uniti e le truppe Usa non andarono a combattere in nuove terre.
Ciononostante il covid e un'elezione probabilmente truffaldina che i democratici avevano giocato, con la scusa della pandemia, sul voto per corrispondenza e online così da evitare il riconoscimento del soggetto che votava, non gli consentirono di ottenere un secondo mandato.
Trump, sconfitto, fu ancor più dileggiato e contro di lui si scatenò una persecuzione giudiziaria con la finalità di eliminarlo dalla scena politica ed economica.
Trump si difese, reagì e tornò in sella più di prima a controllare il GOP, il partito repubblicano, senza più tutori (il suo infido ex vicepresidente, Pence, è scomparso dai radar) e con una gran voglia di riscatto, parlando all'America vera che non è, per fortuna, quella di Hollywood, della Silicon Valley, lgbt o woke.
Dopo quattro anni di traversata nel deserto, Trump, lo scorso 5 novembre 2024, ottenne una schiacciante vittoria sulla vicepresidente di Biden, la ridanciana (ora non più) Kamala Harris, diventando il secondo presidente nella storia degli Stati Uniti, dopo Grover Cleveland (22° e 24° presidente) a fine Ottocento, ad essere eletto per due volte non consecutive.
Questa volta non ci sono stati sorrisini, dileggi, lazzi, ma, al contrario, una corsa a salire sul carro del vincitore (Bezos, Zuckeberg e in ultimo anche Gates nel tentativo di recuperare il divario con Musk che aveva capito tutto prima di loro) e, cosa unica, una immediata partecipazione alle attività di governo, affiancando con i suoi uomini l'azione dell'amministrazione uscente, quasi in una sorta di tutela questa volta posta in atto da Trump su Biden, come si è visto con la tregua in Medio Oriente.
E' una prova di forza che fornisce concrete speranze a tutti noi perchè la Storia, nei prossimi quattro anni, torni su binari certi e non devianti.
Una prova di forza che vede, anche all'estero, vincitori e vinti.
Tra i vincitori c'è da segnalare il nostro Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, unico leader europeo invitato espressamente da Trump alla cerimonia di insediamento, scalzando il "rapporto privilegiato" che solitamente univa gli Stati Uniti al Regno Unito.
Un rapporto, quello tra Trump e la Meloni, che potrebbe riprodurre quello che negli anni Ottanta del Novecento vide Ronald Reagan con Margareth Thatcher sconfiggere il comunismo e rilanciare i principi del Libero Mercato, Libertà di Opinione, Libertà di Parola.
Se son rose fioriranno ma, intanto, oggi è il giorno di Donald Trump e Giorgia Meloni è a Washington, mentre Macron, Scholze, Starmer, la Von der Leyen guarderanno la cerimonia solo davanti alla televisione.
Nessun commento:
Posta un commento