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25 gennaio 2025

Abolire i limiti ai mandati popolari

In Italia partiti di maggioranza (Fratelli d'Italia e Forza Italia) e di opposizione (pd e cinque stelle) si trovano uniti nel respingere le richieste di abolire il limite dei due mandati per i presidenti di regione sostenuti da un partito di maggioranza (Lega) e da singoli esponenti di alcuni partiti di opposizione (Sala e De Luca).

Negli Stati Uniti torna a prendere forza un movimento che vuole abolire il limite imposto dal 22° emendamento che non consente l'elezione a Presidente per più di due mandati e introdotto dopo i quattro mandati (anche l'ultimo era appena iniziato quando morì) di Franklin Delano Roosevelt.

Ci sono due argomenti molto forti a favore dell'abolizione di ogni limite di mandato, non solo per il presidente degli Stati Uniti o per i presidenti di regione, ma in ogni assemblea elettiva e relative cariche pubbliche.

Il primo, di principio, è che spetta solo all'Elettore decidere se un soggetto debba essere o meno il suo rappresentante, sindaco, presidente.

Imporre un limite ai mandati, significa espropriare l'Elettore della sua Sovranità in materia, esattamente come accade quando un magistrato agisce condizionando l'azione di un amministratore eletto dal Popolo.

Non è accettabile che io, Elettore, non possa votare per la persona che ritengo possa meglio rappresentarmi in quel ruolo.

Il secondo motivo è relativo alla estrema volatilità e velocità con cui, oggi, si affrontano eventi, problemi e ne insorgono altri.

Basta ascoltare la canea rossa che latra in continuazione contro il Governo per Trump, Musk, la Santanchè, Salvini, Almasri ed ogni notizia che è buona per loro per avere un trafiletto o una citazione al giornale radio e televisivo.

Affrontare gli eventi che accadono in ogni momento della giornata, anche per colpa del sistema di comunicazione veloce come è oggi, impone di dare risposte ad una pubblica opinione che si lascia distrarre dal rumore di fondo e costringe ad accantonare la ben più importante attività di qualsiasi amministratore, cioè quello di piantare radici profonde per dare un indirizzo stabile e solido alla società che vogliamo realizzare.

Cambiare troppo spesso governo significa rinunciare a realizzare una politica coerente di lungo respiro, ma solo galleggiare, affrontando e risolvendo i problemi nel momento in cui emergono e vengono portati all'attenzione della pubblica opinione, salvo poi accantonarli per affrontare quello successivo.

Il Regno Unito è risorto perchè la Thatcher è stata Primo Ministro per 12 anni e, dopo di lei, il suo delfino Major per altri sei, cioè diciotto anni che hanno risanato l'Inghilterra, lucidando la sua argenteria che si era opacizzata negli anni.

Lo stesso si può dire degli Stati Uniti che si sono ripresi dal Vietnam solo con Reagan e il suo successore Bush, per un totale di dodici anni ininterrotti di governo.

Il miracolo italiano arrivò dopo quindici anni di governi di Centro Destra tra democristiani, liberali, socialdemocratici e repubblicani (e si affossò quando i liberali furono sostituiti dai socialisti).

Non è sicuro che confermare, elezione dopo elezione, la stessa maggioranza o la stessa persona porti buoni risultati, ma è una scelta che spetta esclusivamente agli Elettori che, se sbagliano, pagano le scelte della amministrazione che si sono scelti.

Ben vengano, quindi, le istanze per abolire ogni limite nel numero dei mandati, anche se questo potrà deludere le aspettative di carriera di qualche giovane politico rampante.


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