La trincea sembra essersi attestata sul principio di non colpevolezza fino a sentenza passata in giudicato.
Fino ad allora un soggetto a processo non deve rinunciare a nulla nella sua carriera e nella sua attività, non deve essere sottoposto a limitazione alcuna, perchè non esiste modo per risarcirlo una volta assolto.
Come è accaduto a tanti, come al sindaco di Parma e, in ultimo, al Ministro Salvini al quale è stato riconosciuto che, senza il processo da cui è uscito assolto per non aver commesso il fatto a lui imputato, avrebbe ottenuto il Ministero degli Interni dove aveva già dato ottima prova delle sue capacità.
Altrettanto deve accadere per Daniela Santanchè, ottimo Ministro per il Turismo (i risultati sono davanti agli occhi di tutti) che, se si dimettesse, non potrebbe mai ottenere alcun risarcimento adeguato, a meno che non si pensi a lei come futuro presidente della repubblica (nel 2029 il processo a suo carico, forse, avrà concluso il primo grado).
Ma personalmente sostengo da sempre un passaggio in più: l'unico giudice di un politico è l'Elettore.
Quindi, per quanto mi riguarda, la Santanchè, come la Todde, non deve dimettersi neppure in caso di condanna definitiva, ma deve svolgere il suo compito e rimettere il suo futuro nelle mani degli Elettori che, al termine del suo mandato di parlamentare, decideranno se dovrà andare a casa o se verrà riconfermata.
Ogni altra opzione violerebbe il primato dell'Elettore.
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