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No alla deriva

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27 febbraio 2007

L'uovo oggi o la gallina domani ?

E’ meglio una pensione più ricca, ma incassata quattro o cinque anni più tardi, oppure una pensione più misera cui accedere quattro o cinque anni prima ?
Ognuno risponda come meglio crede e in base alle sue esigenze.
Vorrei ricordare brevemente che, oggi, grazie alla Riforma Maroni, le pensioni sono certe, anche per le generazioni future e c’è un progressivo innalzamento dell’età cui accedervi che, presumibilmente, potrà arrivare a conclusione ai fatidici 65 anni, con quello che chiamano “scalone” nel 2008 e che sposta a 60 anni il primo passaggio.
In base alle indiscrezioni, invece, la sinistra getterebbe fumo negli occhi dei lavoratori abolendo lo “scalone” del 2008, per un innalzamento graduale che, nel 2010, porterebbe comunque all’età pensionistica di 60 anni con proiezione ai fatidici 65, accompagnato da una pesante decurtazione del “quantum” della pensione derivante dalla revisione dei coefficienti, dai quali vorrebbero recuperare la bella percentuale del 15%.
In sostanza una riduzione secca della pensione, senza alcun vantaggio di prospettiva sull’età cui accedervi.
Molti italiani si sono fatti fregare dalla sinistra e ora (e ancor di più il prossimo 27 marzo) guardano sconsolati le loro buste paga più leggere.
La pensione è l’assicurazione per una vecchiaia serena, una vecchiaia che, considerato l’aumento della vita media, significa almeno dai 15 ai 20 anni dopo i 65 in cui, comunque, si andrebbe in pensione.
Un basso importo della pensione, come avverrebbe con il taglio dei coefficienti, significa avere meno denaro quando più se ne avrà bisogno senza, peraltro, godere di un beneficio tangibile in termini di uscita anticipata dal lavoro.
Il fumo che circonda la velleità della sinistra di mettere mano ad una riforma che garantisce già adeguati risparmi rappresenta solo l’ennesimo inganno nei confronti dei cittadini.
E, anche, l’ennesimo regalo agli “amici” delle aziende che, per risparmiare, accedono a strumenti di accompagnamento del personale ancora giovane, alla pensione per rimpiazzarlo con giovani il cui costo è nettamente inferiore.
Pensate solo alla Fiat con i suoi 6000 dipendenti che andranno in “mobilità lunga” grazie ad un provvedimento di Prodi che il Governo Berlusconi non aveva concesso.
Pensate alle banchei cui manager erano disciplinatamente in fila per le “primarie” rosse - che per pagare le loro fusioni non trovano di meglio che denunciare “esuberi contabili” e mandare migliaia di lavoratori, ancora in grado di produrre, in esodo anticipato.
L’età pensionistica sarà inevitabilmente alzata, indipendentemente dallo "scalone" o dallo "scalino" , ma i coefficienti, una volta abbassati, bassi resteranno.
Meglio cicala o meglio formica ?

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5 commenti:

Van der Blogger ha detto...

Meglio una gallina oggi e una domani... BEh scherzi a parte, naturalmente il fumo negli occhi ai propri elettori, la sinistra lo butta spesso e voltentieri... ma arriverà il momento in cui non ci cascano più

Abr ha detto...

Il vero problema è che gli italiani sono oramai assuefatti alla politica da gioco delle tre carte: non si accorgono più della costante fregatura su tutto, seguono rapiti i fiumi di parole e si fanno fregare.
Persino la proverbiale concretezza e attenzione al nostro particulare abbiamo perso. Solo fiumi di parole, causa il costante lavaggio del cervello dei media.
ciao, Abr

Anonimo ha detto...

Meglio morire giovani dopo una vita di sesso sfrenato, droga e alcol. O morire anziani dopo aver vinto qualche vagonata di euro al Lotto. In poche parole non ci resta che confidare nella vita eterna in Paradiso.

Anonimo ha detto...

La tenacia con la quale è avversata la Riforma Maroni la dice lunga sulla forma mentis dell'Unione.

Una Riforma apprezzata e presa a modello in Europa non sarebbe adatta all'Italia ?

Certo, sempre forti dell'unilateralismo di dalemiana memoria.
Avanti così che siamo i primi!

Abbracci

Massimo ha detto...

La difesa degli interessi dei lavoratori anziani (cioè gran parte di quel 40% di iscritti alla triplice ancora in attività: il restante 60% è formato da pensionati) passa attraverso l'accesso alla pensione ad una età ancora giovane.
Non si rendono conto che, così facendo, si danneggiano i più giovani e le nostre stesse pensioni del futuro che saranno inadeguate a sostenerci quando più ne avremo bisogno, a 70, 80 anni.