Venticinque anni fa moriva Giorgio Almirante, Leader storico della Destra post bellica.
Il suo venir meno fu una ferita per la Destra e solo oggi possiamo comprendere quanto grave.
Venticinque anni dopo il suo erede designato è scomparso dopo aver distrutto tre partiti e ribaltato completamente i Valori e i Principi per i quali fu nominato nel 1988.
La Destra è frazionata in una miriade di microentità di cui la più consistente racimola appena l'1,9% dei voti.
Uomini di Destra sono rimasti nel PdL non credendo nell'avventura iniziata da La Russa e Meloni che, tra l'altro, hanno avuto alcune uscite poco felici (come l'anatema contro la divertente presa in giro che due dirigenti di Padova postarono su you tube nei confronti dei due omosessuali cui era stato dato spazio persino a Sanremo) ed una incomprensibile ostilità verso il ritorno di Berlusconi che, unico, è riuscito a contenere i danni alle elezioni.
Marcello Veneziani, da tempo, sostiene che tutti questi movimenti dovrebbero trovare unità (e già con i risultati elettorali rappresenterebbero un 3% di base) per interpretare, aggiungo io, l'ala valoriale e identitaria del Centro Destra, riconquistando quei temi (immigrazione, morale, tradizione) di cui si è impossessata la Lega e facendone propri altri (libero mercato, meno stato, meno tasse) che rappresentano il meglio del messaggio liberista.
Oggi Marcello veneziani ha commemorato, a modo suo, Giorgio Almirante prendendo spunto da quel modo di salutare, con il braccio teso, che tanto fa schiumare, ancora oggi, i sinistri.
Il ricordo di Almirante non deve essere nostalgico, ma di insegnamento, per indicarci la strada da percorrere che è quella sempre da lui perseguita: l'unità.
E' ora che i vari Fiore, Romagnoli, Storace, La Russa, si mettano attorno ad un tavolo e ricostituiscano l'Msi che manca ormai da troppo tempo nell'offerta politica italiana.
Entra ne
Nessun commento:
Posta un commento