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No alla deriva

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24 aprile 2006

Partito unico ? Non più attuale


Premesso che ritengo debbano essere esperiti tutti i tentativi e percorse tutte le strade, esplicitamente previste dalla legge, ma anche quelle più innovative come il ricorso ad organismi internazionali, per conseguire la riconta dei voti e, fino ad allora, non potrà esserci alcun riconoscimento della “vittoria” della sinistra e neppure della legittimità a governare di un eventuale governo Prodi che, anzi, sarebbe da considerare okkupante abusivo di Palazzo Chigi, tutto ciò premesso e confermato anche a futura memoria (per evitare di doverlo ripetere come incipt di ogni post) vediamo come desidererei fosse la Casa delle Libertà, il Centro Destra del futuro.
Sui Valori e gli Ideali ho già avuto modo di descrivere quella che io vedo come una Grande Destra che è la casa di almeno il 50% degli Italiani e che è distinta e distante dal restante 50% di italiani .
Così adesso guardo, in casa nostra, ai processi inevitabili di coesione, partendo dalla domanda centrale: partito unico o no ?
Risposta secca: no.
Ero favorevole al partito unico o unitario che dir si voglia in una prospettiva che vedeva le elezioni regolate da un altro sistema elettorale, in gran parte maggioritario, che avrebbe richiesto la massima coesione perché la partita si giocava sui collegi uninominali.
Sarei favorevole al partito unico del Centro Destra nel caso in cui si modificasse la legge elettorale in senso maggioritario, auspicabilmente con un maggioritario all’inglese a valere per tutti i seggi parlamentari, senza alcuna quota proporzionale.
Ma non con una legge elettorale che è proporzionale con premio maggioritario di coalizione, una legge elettorale che ha bisogno solo di un paio di ritocchi al senato (ripristinando il testo originario corrotto dalle pressioni di Ciampi e abolendo i collegi esteri per far votare i nostri concittadini nel collegio metropolitano di loro pertinenza) e sarebbe adattissima al panorama politico nazionale, garantendo una forta maggioranza in seggi e nel contempo consentendo di mantenere un carattere identitario che a noi Italiani attrae molto.
Naturalmente l’intervento più cogente dovrebbe riguardare i sistemi di controllo sulla correttezza delle operazioni di scrutinio per evitare di arrivare al punto odierno in cui una parte okkupa la presidenza del consiglio per un ukase delle toghe che in tutti questi anni si sono manifestate chiaramente di parte (la stessa cui – proprio da loro - è stata assegnata la “vittoria” ) .
Scegliere il partito unitario con questa legge sarebbe come voler rinunciare a quei voti marginali, attratti dalle istanze più identitarie oppure dover creare una serie di “satelliti” che le possano intercettare.
E’ invece possibile, doveroso, istituire un reale coordinamento operativo che diriga l’azione di governo o di opposizione.
Proposte comuni sui temi più rilevanti, candidature uniche là dove, come nei comuni, province, regioni, il sistema elettorale richiede la massima coesione, magari anche un portavoce unico sui temi di interesse nazionale.
Lasciando peraltro ad ogni organizzazione di partito la possibilità di coltivare i temi più identitari della loro cultura politica.
E questo tipo di organizzazione non può prescindere, ancora nei prossimi anni, dalla carismatica leadership di Silvio Berlusconi.
Le elezioni del 9 e 10 aprile ne hanno confermato il ruolo predominante nella politica italiana, un gigante che rende nani tutti gli altri, all’interno e all’esterno del Centro Destra.
Berlusconi è sicuramente sprecato come leader di partito, mentre il suo ruolo è naturalmente quello di Statista.
Ma è la figura attorno alla quale coagulare tutto il Centro Destra che, senza di lui, non avrebbe mai messo assieme Lega e AN e neppure inglobato, sdoganandoli definitivamente, partiti fortemente identitari come Fiamma Tricolore e Alternativa Sociale (nella quale ci sono Azione Sociale, il Fronte Nazionale Sociale e Forza Nuova).
Ed è sempre a Silvio Berlusconi che i neodemocristiani e neosocialisti devono la loro presenza in parlamento, come pure i “radicali buoni”.
E’ quindi Silvio Berlusconi il perno di ogni futuro della Casa delle Libertà, l’unico in grado di tenerne unite le anime in attesa che maturino nuovi Berlusconi.
Berlusconi come un “primus inter pares” tra i leaders della casa della Libertà che dovranno ragionare non in termini di immediato, ma di futuro, di un futuro che per il Centro Destra italiano si prospetta foriero di successi avendo saputo contrastare una aggressione che ha visto spremere alla sinistra tutte le risorse disponibili nei sindacati, nella magistratura, tra i grandi imprenditori, nella stampa, tra nani e ballerini, ottenendo, con il massimo sforzo, un minimo risultato (peraltro inficiato da pesanti dubbi) quotidianamente messo in crisi dalla eterogeneità di quella coalizione dove ci sono già appetiti irrefrenabili e altrettanto violenti mal di pancia (e forse pentimenti delle scelte di schieramento effettuate).
Un Centro Destra che, invece, ha mostrato ed ha una coesione ed una omogeneità ben superiore, cementata da cinque anni di buon governo e da 36 riforme essenziali per il paese.
Non rincorriamo, dunque, obiettivi – come il partito unico – non più adeguati al mutato panorama legislativo, ma puntiamo a rafforzare la unitarietà nei fatti di una coalizione vincente sul piano morale e politico, nel rispetto, che con questa legge elettorale ci è consentito, delle singole peculiarità identitarie che sono una ricchezza nel dibattito, ma anche elettoralmente.


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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Coesione del Centro Destra? Sei sicuro? Beh, certo, ora ad urne ancora calde son tutti amiconi. Ma già per la candidatura di Andreotti alla presidenza del senato la Lega si sta defilando. In vista del referendum sulla devolution l'udc ha già dato libertà di voto ai suoi elettori ed entro breve anche da AN inizieranno a venire i vari distinguo.

Se poi la Cdl dovesse perdere pure Milano, beh, allora saranno cavoli amari.

Massimo ha detto...

L'anonimo sinistro farebbe meglio a guardare a casa sua, dove la coesione c'è finchè tutti sperano di arraffare poltrone.
Che la CdL sia più unita è un dato di fatto confermato anche dalla questione Andreotti di cui scriverò prima del 28.