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07 maggio 2019

Un inno all'odio e alla vendetta


Camilla Lackberg è una scrittrice svedese di gialli.
La sua fortuna è stata una serie ambientata in una città di provincia dal nome inscrivibile e, per me, anche impronunciabile, dove si reca a vendere la casa dei genitori morti una giornalista scrittrice, con l'idea di tornarsene a Stoccolma.
Invece resta, si sposa e si diletta come una giovane Miss Marple.
Come tutti i romanzi svedesi, viene smitizzata la Svezia del nostro immaginario collettivo, sfigati che vivono in case fredde e piccole, stipendi da fame, privazioni, contrapposti a ricchi sfondati, la cui ricchezza ha sempre un'origina dubbia e, per tutti, droga, perversioni, tristezza.
La Lackberg, però, ha piccole quantità di tutto ciò, mentre la trama è (era) intrigante.
Fino al 2017, quando ha abbandonato i personaggi che l'hanno portata al successo per scrivere in sequenza due romanzi "Donne che non perdonano" (2018) e "La gabbia dorata" (2019).
In entrambi i romanzi una o più donne si coalizzano per uccidere/incastrare uno o più uomini e, trullallero, trullalà, vissero felici e contente.
Probabilmente è l'effetto del neofemminismo e di tutta la sbornia che ne è seguita, con le denunce per presunte violenze, presentate a venti e più anni di distanza dall'asserito evento.
Non viene in mente alla Lackberg di aver scritto due romanzi che sono un vergognoso inno all'odio e alla vendetta.
Si sprecano le denunce e la richiesta di introdurre nuovi reati "a tutela delle donne", ma poi una donna, che dovrebbe rappresentarle in quanto donna colta, di successo, non trova di meglio che rappresentare la vendetta come soluzione catartica.
Non si accorge, costei, che le stesse motivazioni che pone a base dell'azione delle sue protagoniste di carta, possono essere tranquillamente applicate, come giustificativi, in qualunque situazione in cui sia l'uomo ad essere vessato dalle convenzioni e dalle leggi, come, ad esempio, per l'affidamento dei figli e gli assegni di mantenimento che mandano letteralmente per la strada tanti uomini.
Ma, soprattutto, la Lackberg, nella sua foga femminista, non si accorge che, sdoganando per le donne odio e vendetta, li sdogana non solo per gli uomini, ma anche per altri aspetti della vita, come il lavoro, lo sport e la politica.
Se è questo che si vuole, allora lo si dica chiaramente e vinca il più forte.





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