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01 novembre 2005

La lezione venuta dal Brasile


Molti personaggi si ergono ad interpreti del sentimento popolare.

Spesso sono persone che vivono tra lussi e sfarzi tali da far perdere ogni contatto con la realtà.

Così accadde ai miliardari di Manhattan e di Hollywood che hanno formato la schiera dei pretoriani di un dimenticato John Kerry nella sua perdente sfida a Gorge W. Bush, così è accaduto alla lobby brasiliana dei proibizionisti nella loro perdente battaglia contro la libertà di possedere armi in quel paese.

Ed è stato anche un segnale della parabola discendente di quel Lula che già nel nome ricorda più un figurante dell’avanspettacolo che uno statista, nell’aspetto somiglia incredibilmente ad uno dei capi sindacali italiani (Pezzotta) e nel prendere denaro da chiunque, sembra ora persino dal “povero” Castro, il solito furbetto che si arricchisce alle spalle dei suoi concittadini.

I brasiliani ci hanno dato una lezione.

L’hanno inflitta a tutto quello schieramento finto buonista e finto pacifista che si spende per Caino e dimentica subito Abele.

Possedere armi è un diritto naturale del cittadino libero.

I brasiliani l’hanno capito e hanno respinto con referendum una legislazione vessatoria e proibizionista.

Noi abbiamo la pessima abitudine di voler regolamentare tutto come se chi ci sta davanti avesse i nostri stessi sentimenti e civiltà.

Non è così.

In Italia sono arrivati dai due ai tre milioni di persone che hanno un retroterra culturale nel quale la vita e la morte hanno un diverso significato e dove la vita umana ha una importanza di gran lunga inferiore a quella che è da noi attribuita.

La criminalità, interna ed esterna, non ha alcuna remora né difficoltà a trovare armi.

In questa situazione Abele (cioè il cittadino onesto) è in condizione di inferiorità, provocata dalla stessa legislazione che dovrebbe porre in primo piano la sua stessa sicurezza.

Allora cerchiamo di applicare un sano principio liberale: vietare solo in casi circoscritti: pregiudicati, stranieri, malati di mente.

Lasciando a tutti gli altri cittadini la libertà naturale di possedere e portare armi per la difesa della propria persona e della proprietà.


Che la lezione venuta dal Brasile illumini i nostri legislatori, anche in relazione alla nuova normativa sulla “legittima difesa” ancora ferma al senato.

4 commenti:

Otimaster ha detto...

Tutti temono che si acatenerebbe il far west, ma per esperienza so che la maggior parte delle persone che a parole promettono sfaceli se si trovano un'arma in mano ne rimangono atterrite e ben difficilmente la userebbero se non in casi stremi.
Ciao

Massimo ha detto...

Io sono convinto che il possedere un'arma sarebbe motivo di maggiore sicurezza e responsabilità.
Adesso Caino può armarsi come e quando vuole, Abele è indifeso, anzi se per caso si difendesse con un'arma che non abbia "a monte" un regolare porto d'armi, sarebbe crocefisso più di Caino.
E anche quando il possesso di un'arma è regolare, se la usa contro un delinquente subisce un processo come se il criminale fosse lui.

Anonimo ha detto...

Veramente le forze di polizia servono a tutelare il cittadino ma possedere un bel fucile a pompa sarebbe il massimo della sicurezza!

Massimo ha detto...

Sicurezza è Libertà, Bisqui ;-)

Ottima descrizione Nickie ... la utilizzerò !