Se non fossero parole cui la copertura mediatica attribuisce quella importanza che non hanno, non meriterebbero alcun commento.
Naturalmente non ho ascoltato il discorso (una piccola forma di protesta, contro un signore che non posso considerare il “mio” presidente sia perché eletto da un parlamento che avrebbe dovuto ricontare le schede prima di eleggere gli organi istituzionali, sia perché non potrei mai riconoscermi in un comunista rimasto da quella stessa parte della barricata) ma l’ho letto pubblicato dall’Ansa in tre parti: uno , due , tre .
Purtroppo un discorso ridondante retorica buonista e avulso dalla realtà concreta di una nazione seccamente e profondamente divisa, è motivo di esegesi e di approfondimenti, che abbiamo ascoltato ieri nei telegiornali e leggeremo oggi sui quotidiani, oltre che di sfruttamento politico-propagandistico.
Allora diciamolo con chiarezza.
Stantii e ammuffiti richiami alla resistenza, all’equità (ma cosa vorrà mai dire da parte di uno che ha appena promulgato una finanziaria che massacra le finanze dei cittadini ?), alla pace, alla unità nazionale (da un comunista !) e con la ciliegina del solito pistolotto protofemminista che ha fatto andare in brodo di giuggiole la Pollastrini.
Insomma, niente di nuovo e tutto da prendere almeno con il beneficio del dubbio, provenendo da uno che sostenne l’invasione sovietica in Ungheria e avrebbe abbandonato il comunismo solo dopo il suo crollo.
Se poi consideriamo la premurosa telefonata di Napolitano a Pannella per sincerarsi delle sue condizioni (e come volete che stia? Come durante tutti i suoi “scioperi” della fame e della sete: benissimo !) possiamo anche archiviare come mera retorica la sua affermazione di “imparzialità”.
E’ da un pezzo che i discorsi provenienti dal Quirinale somigliano più a sermoni di sacerdoti del passato che a interpretazione della realtà di una nazione che non riescono a rappresentare.
Tutto sommato l’ultimo discorso di fine anno che mi è piaciuto, anche per la sua brevità, fu l’ultimo di Cossiga che, se non sbaglio, risale al 1991.
Dopo abbiamo avuto, in un filotto che sembra non finire mai, Scalfaro, Ciampi e Napolitano: ed è detto tutto.
Quando parla di unità nazionale, quando si richiama ai valori comuni, dovrebbe anche dire quali siano e, francamente, il richiamo ad una costituzione di parte, che mostra la corda in ogni situazione, redatta in un periodo storico, sociale, politico ed economico che è lontano parsec da quello odierno, non credo sia sufficiente.
Le sfide del terzo millennio sono impensabili per i redattori della costituzione del 1948 e solo miopia politica e interessi clientelari hanno potuto bocciare quel piccolo rinnovamento che derivava dalla Riforma Costituzionale del Governo Berlusconi, fondata sulla Devolution.
Per quanto mi sforzi non riesco proprio a trovare alcun valore comune con la sinistra.
Non in politica economica: il Centro Destra per meno tasse, meno stato e per la libertà individuale, la sinistra per un massiccio interventismo statale che, addirittura, adesso si trasforma anche in uno stato di polizia fiscale.
Non in politica estera: il Centro Destra per un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti, la sinistra per un pauperismo terzomondista di chiara impronta comunista.
Non nella politica sociale: il Centro Destra per la solidarietà e la sinistra per l’assistenzialismo di stampo clientelare.
Non sulle scelte di civiltà: il Centro Destra a favore dell’impegno per la democrazia nel mondo e la sinistra sempre a giustificare gli stati canaglia.
Non sulle scelte di integrità morale della nazione: il Centro Destra contro le unioni omosessuali e la droga, la sinistra a favore delle prime e per la liberalizzazione della droga.
Non sulle politica dell’immigrazione: il Centro Destra per un filtro basato sulle reali necessità e la sinistra per aprire le porte dell’Italia senza limiti.
Naturalmente non ho ascoltato il discorso (una piccola forma di protesta, contro un signore che non posso considerare il “mio” presidente sia perché eletto da un parlamento che avrebbe dovuto ricontare le schede prima di eleggere gli organi istituzionali, sia perché non potrei mai riconoscermi in un comunista rimasto da quella stessa parte della barricata) ma l’ho letto pubblicato dall’Ansa in tre parti: uno , due , tre .
Purtroppo un discorso ridondante retorica buonista e avulso dalla realtà concreta di una nazione seccamente e profondamente divisa, è motivo di esegesi e di approfondimenti, che abbiamo ascoltato ieri nei telegiornali e leggeremo oggi sui quotidiani, oltre che di sfruttamento politico-propagandistico.
Allora diciamolo con chiarezza.
Stantii e ammuffiti richiami alla resistenza, all’equità (ma cosa vorrà mai dire da parte di uno che ha appena promulgato una finanziaria che massacra le finanze dei cittadini ?), alla pace, alla unità nazionale (da un comunista !) e con la ciliegina del solito pistolotto protofemminista che ha fatto andare in brodo di giuggiole la Pollastrini.
Insomma, niente di nuovo e tutto da prendere almeno con il beneficio del dubbio, provenendo da uno che sostenne l’invasione sovietica in Ungheria e avrebbe abbandonato il comunismo solo dopo il suo crollo.
Se poi consideriamo la premurosa telefonata di Napolitano a Pannella per sincerarsi delle sue condizioni (e come volete che stia? Come durante tutti i suoi “scioperi” della fame e della sete: benissimo !) possiamo anche archiviare come mera retorica la sua affermazione di “imparzialità”.
E’ da un pezzo che i discorsi provenienti dal Quirinale somigliano più a sermoni di sacerdoti del passato che a interpretazione della realtà di una nazione che non riescono a rappresentare.
Tutto sommato l’ultimo discorso di fine anno che mi è piaciuto, anche per la sua brevità, fu l’ultimo di Cossiga che, se non sbaglio, risale al 1991.
Dopo abbiamo avuto, in un filotto che sembra non finire mai, Scalfaro, Ciampi e Napolitano: ed è detto tutto.
Quando parla di unità nazionale, quando si richiama ai valori comuni, dovrebbe anche dire quali siano e, francamente, il richiamo ad una costituzione di parte, che mostra la corda in ogni situazione, redatta in un periodo storico, sociale, politico ed economico che è lontano parsec da quello odierno, non credo sia sufficiente.
Le sfide del terzo millennio sono impensabili per i redattori della costituzione del 1948 e solo miopia politica e interessi clientelari hanno potuto bocciare quel piccolo rinnovamento che derivava dalla Riforma Costituzionale del Governo Berlusconi, fondata sulla Devolution.
Per quanto mi sforzi non riesco proprio a trovare alcun valore comune con la sinistra.
Non in politica economica: il Centro Destra per meno tasse, meno stato e per la libertà individuale, la sinistra per un massiccio interventismo statale che, addirittura, adesso si trasforma anche in uno stato di polizia fiscale.
Non in politica estera: il Centro Destra per un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti, la sinistra per un pauperismo terzomondista di chiara impronta comunista.
Non nella politica sociale: il Centro Destra per la solidarietà e la sinistra per l’assistenzialismo di stampo clientelare.
Non sulle scelte di civiltà: il Centro Destra a favore dell’impegno per la democrazia nel mondo e la sinistra sempre a giustificare gli stati canaglia.
Non sulle scelte di integrità morale della nazione: il Centro Destra contro le unioni omosessuali e la droga, la sinistra a favore delle prime e per la liberalizzazione della droga.
Non sulle politica dell’immigrazione: il Centro Destra per un filtro basato sulle reali necessità e la sinistra per aprire le porte dell’Italia senza limiti.
Non sui grandi ideali: il Centro Destra pone l'accento sulla Libertà, Sicurezza, Benessere, mentre la sinistra rinfocola gli odi di classe con politiche finanziarie demenziali, l'assistenzialismo clientelare e statalista, il terzomondismo.
E potrei continuare, a dimostrazione che, pur in presenza di esigue ed isolate minoranze da una parte e dall’altra che su singoli temi (quindi senza abbracciare il progetto complessivo che sta alla base delle due coalizioni) manifestano idee in controtendenza rispetto a quelle generali della coalizione cui appartengono (e il riferimento alle sparate di Fini è evidente) non esistono valori comuni.
L’unica affermazione condivisibile di Napolitano è quella sulla partecipazione.
E’ necessario rimboccarsi le maniche per impedire che i professionisti della politica: funzionarietti di partito, boiardi di stato, burocrati delle banche centrali, abbiano nelle loro mani le scelte che indirizzano i destini di una nazione e dei singoli cittadini.
E l’impegno e partecipazione di tutti, in ogni ambiente, in ogni settore, è decisivo per affidare l’Italia a mani capaci e non a mani adunche il cui unico scopo è ravanare nelle nostre tasche e imporci regole e divieti, in piena deriva sociale, civile, morale e politica.
In questo senso l’unica parte del discorso di Napolitano va accolta: partecipare alla lotta politica, senza compromessi e senza inciuci.
E potrei continuare, a dimostrazione che, pur in presenza di esigue ed isolate minoranze da una parte e dall’altra che su singoli temi (quindi senza abbracciare il progetto complessivo che sta alla base delle due coalizioni) manifestano idee in controtendenza rispetto a quelle generali della coalizione cui appartengono (e il riferimento alle sparate di Fini è evidente) non esistono valori comuni.
L’unica affermazione condivisibile di Napolitano è quella sulla partecipazione.
E’ necessario rimboccarsi le maniche per impedire che i professionisti della politica: funzionarietti di partito, boiardi di stato, burocrati delle banche centrali, abbiano nelle loro mani le scelte che indirizzano i destini di una nazione e dei singoli cittadini.
E l’impegno e partecipazione di tutti, in ogni ambiente, in ogni settore, è decisivo per affidare l’Italia a mani capaci e non a mani adunche il cui unico scopo è ravanare nelle nostre tasche e imporci regole e divieti, in piena deriva sociale, civile, morale e politica.
In questo senso l’unica parte del discorso di Napolitano va accolta: partecipare alla lotta politica, senza compromessi e senza inciuci.
6 commenti:
Certo che hai iniziato il nuovo anno più incavolato che mai.
Sei cascato dal letto?
Cmq condivido.
Ma il Presidente della Repubblica (quasi sempre un comunista, magari mascherato) che deve dì?
E' una rabbia a freddo, se consideri che i post generalmente li scrivo la sera prima per il mattino successivo ;-)
Ma cosa deve dire un presidente della repubblica ?
La verità: siamo ormai due nazioni distinte e distanti nelle speranze di ogni giorno e negli ideali di ampio respiro. Riusciamo a stare assieme solo perchè abbiamo la pancia piena.
Prendiamo atto e dividiamoci, pacificamente, finchè siamo in tempo.
Sarebbe difficile "dividersi"...
In termini di classe politica (funzionarietti di partito, boiardi di stato, burocrati delle banche centrali)
non mi pare che ci sia tutta sta distanza tra dx e sx.
Spetta al cittadino separare il grano dalla gramigna non al Presidente della Repubblica.
Io sono del parere che, onde evitare spiacevoli sorprese, sia opportuno bacchettare i politici della "mia" parte e a creare, per quel poco che posso, una cultura politica valida ed alternativa a quel deserto che vedo oggi. Onestamente dalla critica ad un Rizzo o a un Bertinotti so già di ricavarci poco. Un ciuccio non diventerà mai Varenne.
Ciao
Difficoltà ? Sicuro. Ma almeno ci libereremmo della zavorra sinistra.Rimarrebbero a loro omo, drogati vari, centri sociali, no global ... vuoi mettere ? Per ottenere un simile risultato sarei disposto a trasferirmi nella metà che venisse a noi assegnata anche se Bologna non vi fosse ricompresa :-)
Funzionarietti etc. Sì, se guardi a D'alema e Fini, ma se pensi a Berlusconi e Prodi la differenza è abissale e, come direbbe una pubblicità: si vede, si sente, si tocca :-)
Bacchettari i nostri: d'accordissimo, ma in famiglia, non in pubblico, a meno che non la facciano troppo fuori dal vaso come Fini.
Sul ciuccio che non diverrà mai Varenne ... d'accordissimo :-)
Come vedi, Mons, le stesse incaspitature le prendo anch'io....
Sul digiunatore
Sapete che dopo mezzanotte i muslim nel ramadam sbevazzano e s'abbuffano ?
Monica, mi verrebbe in mente una frase che ripeteva sempre un collega quando ci si salutava alla sera e ci si dava appuntamento per il giorno dopo "A Dio piacendo" ... :-)
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