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19 gennaio 2007

Obiettivo pensioni

La Riforma Berlusconi – Maroni ha consegnato all’Inps stabilità di conti fino al 2050.
La sinistra però vuole metterci le mani (sopra ?) allora intervengono i diktat per modificare la riforma del 2004.
Ma i conti devono essere sempre in ordine.
Si parla di revisione dei coefficienti (cioè abbassare il rendimento dele pensioni) ma avrebbero efficacia solo fra alcuni anni.
C’è chi, ideologicamente, vorrebbe tornare allo stato assistenziale ripristinando i vecchi limiti, senza però dire dove andare prelevare i soldi che mancano perché l’Inps non faccia bancarotta lasciando i pensionati e i pensionandi senza una lira.
Allora, visto che tutti forniscono una loro ricetta, ipotizziamo.
1) Abolizione delle pensioni di anzianità
2) Passaggio generalizzato al contributivo
3) Equiparazione tra uomini e donne
4) Possibilità di andare in pensione quando si vuole, a qualunque età, e percepire subito la rendita relativa a quanto si è versato
5) Pensioni integrative, su base volontaria, equiparate nel trattamento fiscale tra fondi chiusi e fondi aperti
.

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5 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono pienamente daccordo con la tua idea. E aggiungerei pure, anche se mi sembra sottointeso dalla 4)
6) Nessuna obbligatorietà di una stipula di un contratto pensionistico

Anonimo ha detto...

Uccide più la pensione che il tumore.
Direi che il punto 4) è il + interessante.

Massimo ha detto...

La vita è aumentata.
Dai 70 e rotti anni che avevamo ora siamo passati a oltre 80.
Arriviamo (sempre in media, si intende) a quell'età più sani e più in forza.
Mi sembra ovvio che un sistema non può reggere se deve pagare per 20 e più anni chi non è più produttivo (e magari arrotonda in nero, perchè certi 70enni fanno tutto tranne che sedersi nelle panchine dei parchi).
Allora qualche soluzione la si dovrà trovare.
Potremmo anche dire: ok la Maroni, nel 2050 ci penseremo (anche se a tale data avrò 94 anni ... :-).
Oppure possiamo ricercare delle soluzioni che portino, con gradualità, ad un sistema pensionistico che non gravi sul bilancio pubblico, ma sia semplicemente la rendita di ciò che chi lavora ha messo volontariamente da parte nel corso della sua vita lavorativa.
Poi ci può essere chi si contenta di poco e allora chiude la sua attività presto e si gode la vita. E chi, invece, considera "vita" la sua professione e allora continuerà a lavorare a lungo.
In piena libertà e coscienza.

marshall ha detto...

Massimo,
sul punto 4, sono pienamente d'accordo! E' un'idea strabiliante, innovativa e che non ho mai sentito dire da nessuno.
Se fossi in te, la brevetterei!
Può darsi che un giorno si potrà attuare, e tu ne saresti l'ideatore!

Massimo ha detto...

Il punto 4 implica responsabilità e fermezza.
Responsabilità in chi non dovrebbe fare la cicale ma pensare al proprio futuro, fermezza in chi non dovrà poi prestarsi a norme assistenzialiste nei confronti di chi si è goduto per intero, durante la vita, i suoi guadagni e poi in vecchiaia penserebbe di sfruttare, pietisticamente, i risparmi altrui.