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30 gennaio 2007

Il fronte interno alimenta il terrorismo

Non è un caso che dopo la vittoria democratica alle elezioni di medio termine, la decisione del Presidente Bush di aumentare le truppe e la contemporanea “dichiarazione di guerra” politica a tale decisione mossa dalla sinistra liberal, il terrorismo in Iraq abbia sferrato una sanguinosa offensiva le cui spese le stanno pagando i militari Americani.
E adesso rispunta anche “Hanoi Jane” (ma non se ne era pentita ?) con la sua compagna Sarandon a cavalcare le contestazioni, forse nella speranza di riesumare una giovinezza ed una bellezza ormai tramontate.
E non è un caso che, dopo la violenta reazione alla liberazione dell’Iraq, la vittoria elettorale del 2004 e 2005 di Howard, Bush e Blair, aveva ridotto (considerevolmente) gli attacchi e le perdite tra le nostre (dell’Occidente) truppe schierate in Iraq.
E’ evidente che c’è un nesso causale tra la recrudescenza del terrorismo e l’azione di chi reclama la resa e la ritirata.
E’ evidente che i capi terroristi sono molto attenti (e molto informati grazie alla dovizia di particolari che la nostra libera stampa fornisce) a ciò che accade nel campo nemico e cercano di sfruttare ai loro fini i cedimenti che emergono dalle manifestazioni e dalle mozioni pacifinte.
Nel momento in cui si indebolisce la base parlamentare del Leader del Mondo Occidentale e sapendo quanto da noi si sia rispettosi della volontà popolare e delle procedure parlamentari, ecco che il terrorismo sferra nuovi e sanguinosi attacchi, per spingere al ritiro di quelle truppe di cui ha, con ogni evidenza, paura.
Ed ecco che il fronte interno diventa, come già nel Vietnam, la chiave di volta della riuscita o meno di una operazione giusta e legittima: la rimozione e l’esecuzione di Saddam, la liberazione dell’Iraq e la caccia al terrorista, di covo in covo, di grotta in grotta.
Un fronte interno che manifesta, tramite stampa e manifestazioni di piazza, di essere il ventre molle dell’Occidente, la nostra grande debolezza che potrebbe trasformarci in ostaggi nelle nostre case, alla mercè della minaccia terrorista che, una volta che non fosse più inseguita in casa sua, avrebbe tempo, uomini e mezzi per tornare ad attaccarci a casa nostra.
Hanoi Jane e i suoi compagni hanno già provocato un disastro con il Vietnam.
Sostenendo la politica del Presidente Bush, impediremo loro di ripetere lo stesso misfatto.

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1 commento:

gabbianourlante ha detto...

si non è sfuggito neanche a me la voglia di "revival" con le marce anti vietnam. Sempre fatte dai soliti odiosi facciotti da poster, quelli che vivono nel patinato mondo di hollywood anche se fanno gli snob e i socialmente impegnati. Sono i migliori amici dei terroristi (non esagero) perchè vogliono fiaccare il morale e l'opinione pubblica, a forza di slogan e fantozziane proteste. I pacifisti, di dittature, non ne hanno MAI STRONCATA UNA. jane fonda e sean penn? sono i sant'oro d'oltre oceano.... spazzatura.
ciao