Il segretario del pci/pds/ds/pd, ha posto quali elementi fondanti dell’azione
politica nei prossimi mesi la legge elettorale, il cosiddetto “job
act” pessima imitazione di un Americano a Roma (in questo caso a
Firenze), le unioni “civili” e la revisione della Bossi Fini
sull’immigrazione.
A parte il “job act” che vorrebbe
essere un piano per dare lavoro a chi non lo ha (ma in realtà è
solo una formula vuota) sono tutti argomenti marginali e dannosi per
l’Italia.
Se avesse veramente voluto proporre una
rinascita nazionale avrebbe dovuto porre in primo piano l’uscita
dall’euro, quindi la riduzione delle tasse nei vari segmenti
(redditi, risparmi e proprietà), la riforma della giustizia ed il
presidenzialismo, cioè l’archiviazione della costituzione del 1948
ormai ampiamente inadeguata (a voler essere generosi).
In particolare è una pericolosa e
distruttiva concessione argomentare sul “matrimonio” degli
omosessuali e la concessione della cittadinanza e del voto agli
immigrati, perché di questo si tratta quando si parla di unioni
“civili” e di revisione delle Bossi Fini.
Sono i due argomenti che possono
dissolvere una Nazione e le fondamenta su cui si basa ogni società
civile: la Famiglia.
Una Patria è fatta di uomini e donne
che la rendano, sotto ogni profilo, “una d’arme, di lingua,
d’altare, di memorie, di sangue e di cor” e pensare di ammettere
milioni stranieri che qui non hanno radici, non hanno storia, non
hanno passato, quindi sono totalmente disinteressati, quando non apertamente ostili, alle nostre
usanze, costumi, tradizioni, ma anche monumenti, cultura,
gastronomia, significa non solo dissolvere la Nazione
imbastardendola, ma anche porre le premesse perché gli Italiani
siano espulsi dall’Italia, allo stesso modo in cui i Boeri,
accogliendo, sia pur per sfruttarne il lavoro, Zulù, Xosa e altre
tribù negre nel Transvaal, hanno posto le premesse per esserne
cacciati.
Ma non minore rilevanza assumerebbe la
elevazione a rango di legge del “matrimonio” omosessuale,
rappresentando nel modo migliore quella dissoluzione dei costumi che
ha già travolto in passato altre civiltà.
Un “matrimonio” che colpirebbe,
forse mortalmente, l’istituzione fondamentale di una società
civile, la Famiglia, la cui crisi coincide con la crisi della nostra
società ed ha avuto inizio con l’approvazione della legge sul
divorzio nel 1970.
Senza considerare i costi (reversibilità pensionistica, assistenza sanitaria e questo a prescindere dalle finzioni e dalle truffe che ne possono nascere) che simili
provvedimenti imporrebbero ad un bilancio dello stato già sin troppo
gravato da marchette varie a favore delle numerose clientele e che
non richiede nuovi capitoli di spesa ma solo la cancellazione di
molti di quelli attualmente scritti, per restituire ai singoli
cittadini la gestione del proprio denaro che oggi viene estorto dalle
vessazioni fiscali di uno stato nemico.
Nazione e Famiglia non possono essere
quindi argomenti di discussione, di trattativa, di scambio.
Se mai una maggioranza si formasse per
concedere cittadinanza e voto agli immigrati e il “matrimonio”
agli omosessuali, quella maggioranza voterebbe la dissoluzione dello
stato e ognuno di noi sarebbe legittimato non solo a contrastare tali
provvedimenti in ogni modo, ma anche a sentirsi totalmente svincolato
da ogni dovere verso le istituzioni statuali che hanno tradito il
contratto sociale posto a base della costituzione dello stato Italia.
Ma potrebbe anche essere che,
furbescamente, Renzi (chi lo imbecca) voglia stornare l’attenzione
dando in pasto alla polemica i due argomenti che creano insanabili
divisioni, per poi portare a casa l’unico sistema elettorale che ci
imporrebbe una dittatura della sinistra per lunghi anni: il doppio
turno.
Male ha fatto Berlusconi ad aprire alle
proposte della sinistra sia pur a condizione e limitatamente alla
legge elettorale per andare al voto il 25 maggio.
Avrebbe dovuto invece sviluppare il
tema e rilanciare conservando, tra le proposte, il modello spagnolo,
ma affiancandogli quello inglese (maggioritario uninominale secco ad
un turno) e quello italiano di un porcellum rivisitato, con il
collegio unico nazionale anche per il senato e con la automatica
decadenza dei parlamentari che fanno il salto della quaglia (ad
esempio Fini nella passata legislatura e Alfano in quella attuale).
Accettare il doppio turno
significherebbe regalare alla sinistra lunghi anni di governo duranti
i quali porterebbe a termine la distruzione della Nazione e la sua
deriva morale, con la classica politica comunista che depreda
redditi, risparmi e proprietà.
Contro quei provvedimenti, quindi,
opporvisi non è solo un diritto politico, ma un dovere di legittima
difesa per contrastare la volontà di estinguere il nostro Popolo.
Avvertenza: l'aver postato, oggi come potrà accadere in futuro, due immagini tratte dal sito di Forza Nuova non significa una decisione per il voto a quel movimento, essendo ancora troppo presto, ma solo la scelta di due manifesti rappresentativi del contenuto del mio commento. Peraltro è probabile che alle prossime elezioni il mio voto vada ad una Forza, che poi sia Italia o Nuova (che vorrei nella stessa coalizione) lo deciderò nell'immediato in base alla legge elettorale, alle alleanze, ai programmi ed alla più generale situazione politica e alle sue prospettive.
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