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26 novembre 2017

I predoni delle tasse


Venerdì mattina, quella che era la miglior trasmissione radiofonica di informazione, Radio anch'io, è scaduta a livello del bollettino della cellula pci/pds/ds/pd.
Due gli argomenti in scaletta: l'introduzione (a spese nostre) del cosiddetto "reddito di inclusione" e la marchetta (sempre a spese nostre con l'utilizzo dei mezzi della radio pubblica) alle femministe.
Intervenuti: una grillina che ha depositato un progetto ancor più costoso (ovviamente con soldi pubblici, cioè nostri) per elargire denaro a destra e a manca (soprattutto a manca) e un professore responsabile in parte del ridetto reddito di inclusione.
Poi Poletti, ministro del lavoro di Renzi ereditato da Gentiloni, lo stesso Renzi e quindi la Boldrini.
Alla faccia della par condicio (di cui adesso che sono al governo non si sente più parlare) non sono stati segnalati interventi in contraddittorio.
Un coro unanime di "dobbiamo fare di più", ma nessuno che abbia detto dove trovare i soldi per tutti i loro costosi progetti.
Con un debito pubblico a 2300 miliardi di euro, spiace dover dar ragione agli gnomi europei che ci vogliono imporre di ridurlo (certamente non con le tasse che suggeriscono loro, però).
Renzi, Poletti, la Boldrini, grillini e cattocomunisti vari sono partiti all'assalto della diligenza per renderci tutti uguali: in basso.
Il reddito di inclusione è una sòla tremenda, un costo pagato da tutta la comunità senza alcun ritorno produttivo.
Come per tutto ciò che tocca lo stato, Mida al contrario.
Ridurre le tasse per ridurre la spesa pubblica e costringere lo stato ad allontanarsi dalla nostra vita e dalle nostre tasche, è la soluzione.
Avrebbero dovuto ospitare anche chi non la pensa come loro, così come dovrebbero ospitare esponenti di Casapound e di Forza Nuova almeno quando si parla di loro e gli scienziati che non si riconoscono nella vulgata ecoambientalista della catastrofe imminente che come il "partiam" delle opere liriche ("partiam partiam" e restano sempre lì) non arriva mai.
Preferiscono invece parlarsi addosso tra di loro, al sicuro dietro la radio pubblica, mantenuta con i nostri soldi depredati da un sistema fiscale violento e che ci porta tutti alla rovina.




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