Ieri è stato celebrato il quarantesimo anniversario del rapimento di Aldo Moro e dell'omicidio dei suoi cinque uomini di scorta, ad opera delle brigate rosse.
Non era mia intenzione intervenire: praticamente ogni giorno è l'anniversario di qualcosa e se continuiamo a guardare al passato non riusciamo a costruire nulla per il futuro.
Ma le celebrazioni e le rivisitazioni mi hanno indignato.
Io c'ero e ricordo molto bene il clima di quegli anni, fondato su una aberrante teoria degli "opposti estremismi" inventata dal ministro democristiano Taviani e che, rivolgendo attenzione ad un inesistente pericolo "nero", considerando le brigate rosse "compagni che sbagliano" o, peggio, una mascherata dell'estrema destra, consenti a quegli assassini di agire senza tanti contrasti.
Ricordo anche che Moro era il capofila di una sinistra democristiana che spingeva per l'accordo con i comunisti (infatti oggi sono tutti nel pci/pds/ds/pd) e il fatto che sia morto in quel modo atroce, non rende giuste le sue idee.
Ma a Radio anch'io, nonostante la sconfitta alle elezioni, hanno costruito un nuovo tassello di quell'inciucio che avrebbe voluto un governo tra gli odierni epigoni del pci e Forza Italia, pericolo per il momento sventato dalle scelte degli elettori.
Così per ricordare l'infame agguato di via Fani sono stati chiamati uno storico schierato con i vetero comunisti (Gotor) e l'allora vicesegretario e poi ministro socialista Signorile, cioè il rappresentante dell'ala trattativista della politica.
E ricordo anche che negli anni settanta la fgsi (federazione dei giovani socialisti)era su posizioni ben più estremiste della fgci (giovani comunisti).
Come già hanno fatto con la cosiddetta resistenza, i cattocomunisti cercano quindi di rivedere la Storia, proprio loro che vorrebbero promulgare leggi che sanzionino penalmente la ricerca storica sulle vicende della seconda guerra mondiale.
Allibito ho ascoltato il panegirico delle sceltefilocomuniste di Moro, unite da un sottile filo che tende a proiettare l'idea che le brigate rosse fossero state indotte all'omicidio da chi non voleva quello che allora si chiamava il "compromesso storico".
Una rivisitazione che ha messo in un angolo, cominciando l'opera di occultamento, l'unica verità certa: Moro e la sua scorta furono assassinati da una banda di delinquenti ispirati all'ideologia comunista.
Non possiamo accettare un nuovo travisamento della realtà tendentead assolvere una ideologia, quella comunista, che rappresenta il Male universale ed ha prodotto decine di milioni di morti in tutto il mondo e bloccato il progresso.
Come continua fare oggi, nascosta dietro le paturnie delle marce antifasciste, dietro le teorie dell'accoglienza degli immigrati e dietro nuovi volti e nuovi simboli.
Chi, ancora sotto traccia, accusa gli Stati Uniti che (a ragione) non avrebbero voluto l'accordo con i comunisti di cui Moro era l'alfiere, dimentica che nel 1978 il presidente era quell'imbelle di Carter che si fece metterei piedi in testa dagli ayatollah iraniani con le disastrose conseguenze che paghiamo ancora oggi.
Figuriamoci se quell'incapace sarebbe stato in grado di autorizzare un'azione così machiavellica.
La verità è che i media continuano a ricercare un modo per tirare la volata agli epigoni dell'allora pci e quindi anche una rivisitazione del più atroce crimine commesso da comunisti, viene coperto da tante, troppe chiacchiere senza capo né coda.
Mi auguro che le giovani generazioni sappiano ricercare la verità, senza acquisire le informazioni propinate dai media in modo acritico e fideistico.
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1 commento:
Mi sono rifiutata di guardare ogni ricostruzione sul caso Moro, perché i ricostruttori sono gli eredi dei suoi assassini. Andrea Purgatori ha intervistato solo terroristi che invece di scontare l'ergastolo, usano ancora spocchia e cinismo. Adinolfi ha fatto una buona analisi del caso.
http://www.vittimeterrorismo.it/iniziative/ADINOLFI_PAGINA_FACEBOOK_DEL_12_MARZ_%202018.pdf
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