Il primo e, mi auguro, l'ultimo atto di questa legislatura sarà l'elezione dei presidenti delle camere.
Dal 1994 i presidenti sono sempre stati espressione della maggioranza uscita dalle elezioni, ma oggi non c'è maggioranza.
Ci sono però due vincitori.
Il movimento 5 stelle e il Centro Destra, quindi appare logico che una camera abbia il presidente grillino e una il presidente espressione del Centro Destra.
Logica che sembra accettata persino dal pci/pds/ds/pd che, però, dopo averci rifilato per cinque anni la Boldrini alla camera (e Grasso al senato) cerca di rifarsi una verginità chiedendo "figure di alto profilo".
A parte che chiunque sia stato eletto ha, come minimo, lo stesso "alto profilo" della Boldrini (e di Grasso) cosa, peraltro, non particolarmente difficile, non deve essere sindacata la scelta interna dei vincitori.
Se la camera spetta ai grillini, decidano loro chi eleggere e lo si elegga.
Se il senato spetta al Centro Destra è il Centro Destra a deciderne il nome, senza veti altrui.
Se io poi fossi in Salvini, concederei a Forza Italia la presidenza del senato, ma non all'ambiguo Romani, bensì ad una figura che possa meglio rappresentare la coalizione.
Magari una donna.
Magari la senatrice bolognese Anna Maria Bernini.
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