Ieri interessante trasmissione per Radio anch'io sul reddito di cittadinanza proposto dai grillini e reddito di avviamento al lavoro della Lega.
Tra gli intervenuti Armando Siri, teorico della tassa piatta e ora senatore leghista che ha ben argomentato, facendo risaltare la differenza tra un assistenzialismo fine a se stesso, senza prospettive e che drena solo risorse e un sistema di protezione che mette le persone che vogliano effettivamente lavorare nella condizione di poter intraprendere una attività avendo comunque un paracadute.
Alle obiezioni della conduttrice Siri ha ben risposto, anche se avrei preferito che, oltre a spiegare e argomentare fosse stato più diretto chiedendo a sua volta: ma lei vorrebbe che mantenessimo a vita chi non lavora ?
Perché questo è una delle due differenze sostanziali (l'altra è l'esclusione esplicita degli immigrati dal programma).
Da una parte chi irretisce dando ad intendere che si possa percepire un reddito senza lavorare, invece di ottenere un aiuto (da restituire, come un prestito d'onore) nel tempo occorrente per trovarne uno o per intraprendere un'autonoma attività imprenditoriale.
È evidente che il primo approccio non è un progetto che possa avere un futuro, mentre il secondo è un inizio verso una progressiva riduzione di ogni forma di assistenzialismo.
È uno dei problemi nella formazione di un governo populista, per il quale Salvini e Di Maio dovranno trovare una soluzione che non scarichi su una parte degli Italiani il perenne mantenimento di un'altra parte.
E su tale soluzione ambedue si giocano molto della loro credibilità e del loro consenso.
A prescindere dall'unione sovietica europea le cui invettive e moniti devono essere considerati solo carta straccia.
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