Conte si ripresenta alla camera con un discorso programmatico banale, pieno di luoghi comuni, di retorica già ascoltata mille volte e con una parolina, "sobrietà", che non porta bene.
Il suo intervento mostra totale sordità verso le esigenze della Nazione e la volontà di un Popolo al quale, anzi, promette maggiori spese assistenziali, più immigrati e meno sicurezza.
E i continui richiami all'unione sovietica europea ne esaltano la sottomissione verso i tiranni di Berlino e Bruxelles, certificata dalla servile rinuncia ad affermare la supremazia della Sovranità e della Identità Nazionale.
Intanto il Popolo rumoreggiava sotto le finestre dei congiurati, anticipando loro il clima che la stampa loro amica non potrà cancellare.
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