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24 febbraio 2025

Germania: AFD win-win, a rischiare è la Cdu/Csu

Per una volta i sondaggi hanno indovinato quasi al decimale, il risultato delle elezioni tedesche.

Leggermente penalizzati i popolari di Cdu/Csu, accreditati di un 29 - 30% e poi risultati chiudere al 28,5%, bazzecole, probabilmente causate dall'alta percentuale di votanti (84%) richiamati da una forte mobilitazione di tutte le parti.

Ed è la percentuale di votanti che stupisce in un'epoca in cui la disaffezione al voto sembrava dovesse continuare lungo una china di partecipanti sempre inferiore al precedente.

Ma è anche la percentuale di votanti che dà maggior pregio all'affermazione dell'Afd, il partito che rappresenta la destra tedesca, contro il quale la canea rossa ha organizzato manifestazioni di piazza, tutti gli altri capi partito hanno dichiarato di non voler aprire trattative, è stata esclusa da alcuni appuntamenti nei dibattiti elettorali e alcuni vorrebbero addirittura metterla fuori legge.

Nonostante la "chiamata alle armi" dei cattocomunisti tedeschi, la percentuale prevista per l'Afd si è materializzata all'apertura delle urne, facendo di tale partito il secondo della Germania, il che vuol dire che, con buona pace di tutti quelli che vogliono sminuire le vittorie della destra brandendo il numero dei votanti, anche aumentando i votanti la destra rappresenta una realtà solida elettoralmente e politicamente.

La logica vorrebbe quindi che, dopo questa sonora bocciatura dei partiti che hanno governato negli ultimi quattro anni e mezzo (socialisti, verdi e liberali) i partiti che in questo periodo hanno fatto opposizione si alleassero avendo dalla loro anche una ampia maggioranza parlamentare.

Così non sarà perchè la Cdu/Csu tedesca, come gran parte del partito popolare europeo, è malata di antifascismo ed ha paura di contrastare la verbosità aggressiva dei socialcomunisti.

Così, con ogni probabilità, avremo la riedizione di una coalizione contro natura tra popolari e socialisti, sperando che abbiano i numeri per tenere fuori i verdi, altrimenti si avrebbe il paradosso di un partito che, dopo aver fatto opposizione per quattro anni e mezzo, diventa complice nel salvare le poltrone di chi, al governo, ha visto bocciare la sua politica dagli elettori.

Ma la Cdu/Csu avrà sul collo il fiato dell'Afd e su tre temi sarà costretta a tenere il punto, anche forzando sui futuri alleati socialisti.

Immigrazione, nucleare e transizione verde, cioè i tre capisaldi sui quali il governo liberalsocialecologista ha fallito ed è stato bocciato dagli elettori, dovranno essere gestiti più secondo i principi dell'Afd che di quelli dei socialisti (e/o dei verdi se dovessero essere imbarcati al governo).

E più la Cdu/Csu concederà qualcosa al compromesso con socialisti (e verdi) più l'Afd potrà presentarsi davanti ad un elettorato che si sentirebbe tradito dalla Cdu/Csu e crescere ancora.

In sostanza l'Afd è in una posizione win-win.

Se le sue basi ideali su immigrazione, nucleare e transizione verde, saranno ricomprese nel programma di governo, potrà affermare che, anche dall'opposizione, più voti avrà più riuscirà a condizionare qualunque governo.

Se, viceversa, la Cdu/Csu dovesse cedere qualcosa ai socialisti (verdi), l'Afd potrà legittimamente chiedere ancora più forza agli elettori per respingere i cedimenti dei popolari.

Più in generale, l'affermazione dell'Afd, che segue tutta una serie di crescite, a volte anche con l'accesso al governo della nazione, di tante forze di destra, cominciato con la vittoria in Italia e la formazione del Governo Meloni, segna una tendenza costante di spostamento a destra dell'elettorato, in modo stabile e uniforme, con le differenze che risultano dalle singole nazioni.

Le conferenze, come la Cpac americana della settimana scorsa, sono solo l'inizio di un percorso che deve vedere le forze di destra unirsi, superando personalismi ed eccessivi distinguo, per lavorare assieme ad una internazionale delle destre, che dal Nord America di Trump, al Milei dell'Argentina, al Modi indiano in rappresentanza dell'Asia, fino alla vecchia Europa dove non abbiamo certo penuria di leaders (la Meloni, prima di tutti, poi la Le Pen, la Weidel, Abascal, Farage, Orban ...) rappresentino la reazione della Civiltà Occidentale alla deriva woke, lgbt, cancel culture che informa l'azione della sinistra cattocomunista e liberal.

Anche dalle elezioni in Germania la riscossa dell'Occidente, della nostra Civiltà, ottiene una ulteriore spinta favorevole.

1 commento:

Nessie ha detto...

Salterà fuori il solito pastrocchio color can-che-scappa chiamato "Grosse Koalition" dove stanno tutti dentro con ben poco in comune. La lesbica Weidel proveniente da Goldman Sachs che sta insieme a un'immigrata dello Sri-Lanka e con due figli che non provengono da mariti, non è certamente il mio modello di destra. Non prendo le distanze da lei perché "nazista" o "fascista", ma perché sono modelli imposti dalla sinistra.