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28 ottobre 2007

La legge elettorale non è neutra

Sin dalla notte che efficacemente il Presidente Berlusconi ha definito “di spogli e di brogli” , commentatori e politici hanno puntato l’indice accusatore per l’ingovernabilità emersa dalle urne verso la legge elettorale redatta da Roberto Calderoli.
Accusano Calderoli, ma dovrebbero mettere sul banco degli imputati Ciampi che, impuntandosi e minacciando di non firmarla, ha imposto di eliminare dal testo originario il maggioritario su base nazionale per il senato per ripartirlo regionalmente, creando così i presupposti dell’attuale situazione.
Con il maggioritario applicato su base nazionale, anche ammesso ma non concesso che il voto alla camera sia corretto, avremmo avuto i due rami del parlamento con due maggioranze diverse e, quindi, saremmo presumibilmente già ritornati alle urne.
Siamo invece qui a discutere di quando voteremo e, nel frattempo, Prodi è in balia di ogni refolo di vento, incapace di decidere e di governare, provocando uno stallo dannoso per la nazione.
E’ anche da dire che oltre al “se” sulle scelte di un signore anziano che si è trovato in mano il potere per mettersi di traverso ad una riforma, un altro “se” è responsabile della situazione attuale.
Sempre ammesso ma non concesso che il voto alla camera sia corretto, quelle 25000 schede di maggioranza per la sinistra potevano tranquillamente essere ribaltate … se i media e le associazioni “borghesi” avessero votato per i partiti “borghesi” invece di attuare una fuga in avanti verso la sinistra che, ora, non hanno alcun diritto a criticare.
E mi riferisco in primo ed essenziale luogo a Lcdm, il multipresidente che ieri ha bacchettato a Destra e a manca con un discorso che, oltre ad essere più qualunquista di quelli di un ex comico sceso in politica, evita accuratamente le doverose autocritiche per l’atteggiamento e le scelte confindustriali del 2006, ma, soprattutto, rappresenta l’autocandidatura a sostituirsi alla politica, nel nome dei “poteri forti”.
E che Lcdm sembri essere mandatario di poteri forti non eletti, lo si può ricavare anche dalla sua opposizione, nonostante la spietata critica qualunquista che ha svolto, al voto, oggi e con la presente legge elettorale.
Il retropensiero evidente è che con il tempo necessario a cambiare la legge elettorale arriva a scadenza il suo mandato confindustriale e, nel frattempo, i media e le lobbies dei poteri forti potrebbero spingere ad una legge che favorisca proprio Lcdm.
E la contrarietà a votare con la vigente legge elettorale, sempre ieri l’abbiamo ritrovata in un intervento del Presidente di quello che fu il partito della Destra italiana, Fini (che ingiustamente attribuisce a Calderoli e non a Ciampi la responsabilità della ingovernabilità) e nelle parole del segretario del partito presunto democratico davanti al suo politburo riunito per ratificarne l’insediamento.
Sullo sfondo un referendum che, qualora ottenesse il quorum dei votanti e la maggioranza dei “sì” trasformerebbe radicalmente il quadro generale consegnando al partito di maggioranza relativa la maggioranza assoluta dei seggi.
Ripetutamente ho affrontato l’argomento della legge elettorale (basta una piccola ricerca con il motore inserito nell’header) in ultimo appena una settimana fa quando ho cercato di individuare le caratteristiche di fondo della contrapposizione tra maggioritario e proporzionale.
Perché la legge elettorale non è neutra rispetto allo sviluppo della politica ed ai progetti per il futuro dell’Italia.
I promotori del referendum aspirano ad un maggioritario che conferirebbe al partito di maggioranza relativa il potere di governare senza dover concordare programmi e decisioni con alleati minori portatori di istanze identitarie.
E’ il sistema vigente nei paesi di democrazia antica ed evoluta (Stati Uniti, Gran Bretagna) dove, però, i due partiti che si fronteggiano hanno una base di valori nazionali comuni.
Scimmiottarli, importandone il sistema elettorale senza che vi sia analoga corrispondenza nell’humus della nostra terra, significa costringere l’Italia ad una parte che non corrisponde al sentimento popolare, alla nostra storia, alla nostra cultura.
Ve l’immaginate cosa accadrebbe se Forza Italia ottenesse la maggioranza assoluta dei seggi, magari vincendo le elezioni con un 30% contro il 29 % del partito presunto democratico ?
Pensate che sindacati, confindustria, poteri forti, nani e ballerine consentirebbero a Berlusconi di dispiegare il suo progetto senza frapporvi ostacoli ?
E se il voto desse al PCI/PDS/DS/PD la maggioranza relativa per il 30% contro il 29% ?
Come vi sentireste ad essere governati dall’ibrido composto all’80% da comunisti e al 20% da cattocomunisti che non farebbero altro che penalizzare la proprietà privata e riempirci di tasse, perché solo con le tasse potrebbero sopravvivere essendo funzionari di partito, burocrati di banche centrali e boiardi di stato ?
Ma come potrebbe un partito, isolato, avendo contro – perché gli altri, tutti gli altri, a destra come a sinistra, sarebbero all’opposizione – il 70% della nazione, di una nazione con forti connotazioni al “tifo” anche in politica, governare ?
Non lo fece la Democrazia Cristiana nel 1948 quando ottenne la maggioranza assoluta dei seggi ma, intelligentemente, cercò e trovò l’alleanza di liberali e socialdemocratici.
La legge elettorale non è neutra.
E la legge elettorale deve essere adatta alla nazione nella quale deve essere applicata e non adattare la nazione, costringerne il Popolo, ad una legge elettorale di importazione, basata su altra storia, altra cultura politica, altri percorsi.
Inutile rincorrere modelli e personaggi stranieri, integrati nella loro realtà, ma avulsi dalla nostra.
Noi dobbiamo ragionare su alcuni elementi chiave.
1) Prodi “tira a campà” quindi ogni iniziativa che proponga riforme, significa allungargli la vita, con grave nocumento per la nazione.
2) Non c’è in Italia una base comune, tra Destra e sinistra e sotto certi aspetti neppure all’interno di quelle due parti, tale da consentire di addivenire ad una legge elettorale che possa essere condivisa e nel contempo garantisca lo sviluppo della nazione e la possibilità di assumere vere decisioni progettuali.
3) In Italia siamo “tifosi”. Per una squadra di calcio, per un attore, per un partito. Ma siamo anche una nazione di “commissari unici” e ognuno di noi pensa di essere migliore di chiunque altro e di aver capito più e meglio degli altri e di avere in tasca la ricetta per far funzionare le cose.
4) Quel che precede, soprattutto il punto 3) porta a far sì che non accettiamo di obbedire, mancando ogni cultura della Gerarchia e dell’Ordine che non ci viene più insegnato né in famiglia, né a scuola e, anzi, con gli esempi mediatici viene ad essere sempre più irrisa e demolita.
5) La conseguenza è che il frazionismo, ideologico, progettuale, anche in buona fede, è all’ordine del giorno in ogni campo.
6) Ricondurre tutto questo ad una legge elettorale che faccia perno su un sistema maggioritario, significa attivare una pentola a pressione, nella quale i gruppi esclusi o costretti a “turarsi il naso” porterebbero ad esplosioni che non si concilierebbero con uno svolgimento coerente di un civile progresso nazionale.
7) Poiché il maggioritario presuppone che con un voto in più si prende il piatto, si rischierebbe di assistere ad federazioni ed unificazioni elettorali tra più partiti che, durando lo spazio di una campagna elettorale, riproporrebbero, con l’aggiunta dell’inganno verso gli elettori, la stessa ingovernabilità e divisione che abbiamo ora.
8) Tutto ciò premesso ci porta a sostenere che il sistema elettorale migliore per l’Italia sia quello basato sul proporzionale che imponga alleanze omogenee in forza delle quali scattino premi di maggioranza.
9) E’ la legge Calderoli, la vigente legge elettorale, con la sola, rilevante, modifica del maggioritario su base nazionale anche al senato.

Poi nessuna legge è perfetta e tutto si può migliorare.
Ma se vogliamo staccare la spina, presto, a Prodi per ricominciare un ciclo virtuoso con il ritorno del Presidente Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, non possiamo incartarci su alchimie elettorali anche per dimostrare alla sinistra che noi possiamo governare anche con questa legge e che il difetto è loro non della legge, almeno non del suo impianto.
Perché il premio di maggioranza consente la governabilità, a maggior ragione se sarà su base nazionale anche per il senato, mentre il rispetto per ogni identità ideale darà rappresentanza a tutti, nessuno dei quali sarà costretto a votare “turandosi il naso”, perché anche il suo voto, anche dato al partito più piccolo, contribuirà a far quorum per la sua coalizione e non sarà, mai, un voto sprecato.


A seguire: Si può fare tutto, anche la legge elettorale


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7 commenti:

Anonimo ha detto...

Non so se tralasci per ignoranza o per malafede il fatto che, banalmente, è la Costituzione Italiana a imporre che il Senato della Repubblica sia eletto a base regionale. Non si tratta dunque, evidentemente, dei tiramenti di Ciampi, ma della consueta abitudine di Calderoli e dei suoi sodali di fare carta igienica della nostra Costituzione. Cordiali saluti.

Massimo ha detto...

La ripartizione regionale può essere rispettata anche con un premio di maggioranza a base nazionale. Quella che citi è solo la scusa accampata per frapporre ostacoli ad una buona legge elettorale.

gabbianourlante ha detto...

bravo Mons... ciampi il porcellum l'ha firmato.... se faceva così skif, poteva rimandarlo indietro. Eppure si parla solo di calderoli.... ho ascoltato anche io lucaluca: cerchiobottista! come mieli... e come lui pretende di fare l'analista politico, dopo aver tirato la volata a questa "armata brancaleone".
ciao

Anonimo ha detto...

La colpa del fallimento della legge Calderoli, non dimentichiamolo, è soprattutto di Casini.........

un saluto
antonio

Variatio5 ha detto...

Veramente la ripartizione su base regionale era nel programma elettorale della CdL.

Massimo ha detto...

Gabbiano. Credo che in futuro si avrà meglio la percezione dei danni di presidenze come quelle di Pertini, Scalfaro e Ciampi.

Antonio. La legge Calderoli non è fallita perchè la modifica imposta da Ciampi ne ha stravolto il risultato.

Emanuelito. Nel programma delal CdL c'era il senato federale, realizzato con la riforma della costituzione, non la legge elettorale come ha preteso Ciampi.

Freeman ha detto...

concordo con il post, non dimentichiamo che in altri assetti costituzionali si può governare anche senza la maggioranza parlamentare, in Italia è impossibile, quindi il premio è necessario.
Quanto al Senato la ripartizione regionale può benissimo coesistere con il premio nazionale: la coalizione più votata prende 170 seggi che vengono suddivisi in modo predeterminato tra le varie regioni. Il problema è che oggi non concederanno mai il premio nzionale al Senato.