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No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

02 novembre 2008

Troppa informazione, troppo contraddittoria, troppo ansiogena

In attesa di conoscere se gli Stati Uniti saranno ancora d’America o diventeranno d’Africa, fermiamoci un attimo a riflettere sul bombardamento di notizie, dati, cronache, commenti, discussioni che da qualche anno stanno piovendo in modo convulso sulla nostra testa.
Per ogni refolo di vento si aprono discussioni interminabili, in cui ognuno dice la sua e non si sposta di un millimetro dalle posizioni iniziali.
Si discute, si sfornano dati e quando la parola passa all’interlocutore, ecco che piovono altri dati totalmente contraddittori con quelli precedentemente forniti.
Quanti sono i telegiornali ?
Dieci ? Venti ? Cento ?
Se contiamo le televisioni nazionali ne abbiamo almeno 8.
Ma ogni emittente, anche locale, ha il suo.
E quanti i quotidiani ?
Cento ? Mille ?
Se leggete le prime pagine dei giornali, le notizie sono sempre quelle, i commenti pure.
Non riscontro grande differenza tra Repubblica, il Corsera, la Stampa da una parte, il Giornale e Libero dall’altra.
Se Berlusconi e Veltroni hanno fatto la campagna elettorale sulla base del “due (partiti) è meglio” perché altrettanto non potrebbe essere per quotidiani e telegiornali ?
Uno di Destra ed uno di sinistra.
E le associazioni dei consumatori ?
Io ne ho contate 21, ma potrei sbagliarmi … per difetto.
Ed ognuna che sgomita per avere spazi al grido “i meglio der bigonzo siamo noi”.
Dei sindacati inutile dire, le loro azioni si commentano da sole (e non in modo positivo, soprattutto quando, come la cgil, calzano l’elmetto e scendono in trincea appena al governo arriva Berlusconi).
Ma tutti questi (stampa, televisione, associazioni) ci stanno bombardando con notizie, dati e fanno notizia quelle più rivoltanti (vermi nei formaggi, topi nelle bevande) o quelle più catastrofiche (nessuno, sul catastrofismo, però riesce a superare gli ecoambientalisti ormai specialisti nel profetizzare sciagure immani).
Se esce una proposta intelligente, non dicono “bene”, ma subito fanno a gara a chi rilancia di più, come a poker, solo che giocano con i nostri soldi.
Come il prestito che Berlusconi ha proposto a chi ha figli.
A me sembra una proposta sensata ed educativa (purchè, ovviamente, sia indirizzata solo agli italiani !).
Sensata perché consente alle famiglie giovani di affrontare le spese derivanti dall’aumento dei componenti e da tutto quel che ne consegue, avendo alle spalle lo stato che le sostiene.
Educativa perché evita di proiettare l’idea che tutto sia dovuto, senza doverlo restituire e, così, il concetto del prestito da restituire rende più responsabile l’uso di quei denari (che sono di tutti noi).
E’ un concetto che potrebbe essere ripreso per favorire gli studenti “capaci e meritevoli, esattamente come accade negli Stati Uniti (ancora d’America) dove vengono erogati prestiti finalizzati allo studio che saranno poi restituiti con i primi guadagni.
Si incentiva lo studio, si consente a chi ne ha le capacità e la voglia di proseguire negli studi e lo stato non perde nulla.
Eppure la proposta di Berlusconi è stata criticata e i soliti statalisti assistenzialisti hanno rilanciato perché l’erogazione deve essere a fondo perduto, e tanti saluti all’utilizzo oculato e parsimonioso dei denari di tutti.
C’è una interessante trasmissione su Sky alle 18,35 che tratta di economia.
Ma, porca miseria, possibile che gli “esperti” che ci propinano la loro scienza non siano mai tra loro d’accordo ?
Per forza che qualcuno – ora Tizio, ora Caio - ci prende in ogni circostanza, diventando il “guru” del momento !
E possibile che non riescano ad individuare dati oggettivi, ma, a seconda di quel che vogliono dimostrare, citano questa statistica, piuttosto che quella ?
Mi sembra di vedere, in ogni settore, tanti piccoli veltroncini con i loro “ma anche.
Anche nella sanità.
Possibile che il medico di base ci faccia fare un esame, poi un altro ancora, poi ancora e non dica mai : è così !, come faceva il medico condotto di una volta, che ricordo da bambino, quasi con una semplice occhiata ?
Ed è possibile che le nostre città siano sempre più inquinate quando ormai lo “smog” è un lontano ricordo di tempi in cui molti ecoambientalisti, che si stracciano le vesti per il loro presunto inquinamento, neanche erano nati ?
O non è piuttosto che con le moderne tecnologie, sempre più perfezionate e potenti, si trova sempre qualcosa ?
Come nell’esempio che porta Lomborg nel suo saggio “L’ambientalista scettico”, quando scrive che se ci guardiamo le mani dopo essercele lavate ci sembrano pulite.
Ma se le guardiamo con il microscopio vediamo dei germi, allora le laviamo meglio.
Usando però un microscopio più potente vediamo altri germi e così all’infinito.
Allora non sarebbe il caso di ridurre il bombardamento mediatico, che provoca, con le notizie “gridate” per “fare ascolti”, un crescente stato d’ansia ?
Non è difficile.
Basta con i contributi alla stampa: scommettiamo che molti quotidiani chiuderebbero ?
Basta con le trasmissioni di “approfondimento” tanto inutili quanto ansiogene e seminatrici di odio tra le parti.
L’informazione solo nei telegiornali, magari, come quando c’è uno sciopero dei giornalisti, la sola notizia, senza commenti.
Se uno vuole i commenti li legga sui giornali, con la possibilità di rileggere e meditarci sopra, senza subire una sorta stress informativo con tutte le comunicazioni che, a mitraglia, vengono canalizzate dalla televisione.
Scommettiamo che vivremmo tutti meglio, più felici ?
In fondo a cosa servono le elezioni se non ad eleggere quelli che devono occuparsi degli affari pubblici ?
Se dobbiamo continuare a preoccuparcene ancora noi, dopo aver votato, a cosa serve eleggere un parlamento che esprime un governo ?
Non credo che quella che stiamo vivendo sia proprio “democrazia”.
Polibio la chiamerebbe “oclocrazia”, più prosaicamente io la chiamo “anarchia”.
Alla quale è da porsi fine se vogliamo avere un futuro come nazione.

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