Chi muore giace e chi vive si da pace.
Questo antico proverbio, perla di saggezza popolare, dovrebbe essere rivisto se vincesse la sinistra.
Prodi infatti vuole ripristinare la tassa sulla morte, l’imposta sulle successioni, abolita dal Governo Berlusconi.
Non sappiamo con esattezza da che cifra Prodi vorrebbe torturare gli eredi, aggiungendo danno al dolore.
A sentire Bertinotti (che ha fatto poi quella che in linguaggio militare si chiamerebbe “ritirata strategica”) la quota oltre la quale tassare è di 180.000 euro: praticamente la proprietà di un appartamento di periferia di una settantina di metri quadri.
Prodi, “d’istinto”, cioè esprimendo il suo reale pensiero, ha parlato di 250.000 euro: sempre lo stesso appartamentino da 70 metri quadri in zona semi centrale, oppure un paio di garage nel centro storico.
Poi, accortisi di aver gelato anche qualche loro elettore (la maggior parte, peraltro, manifesta un odio ideologico contro Berlusconi da poter essere iscritti d'ufficio alla lista dei Tafazzi: di coloro che pur di far dispetto alla moglie, si danno martellate nelle parti nobili), gli hanno fatto promettere che la tassa “colpirà le grandi fortune di milioni e milioni di euro”.
Quanti milioni non è dato di sapere: lo decideranno “dopo” ed è in quel “dopo” che si nasconde tutto l’imbroglio sulla tassa sulla morte che Prodi vuol ripristinare e, più in generale, su tutte le tasse.
Sì, perché se quei “milioni” fossero anche solo un paio a quanti persone fisiche si ridurrebbero queste tasse ?
Poche migliaia, un numero assolutamente insignificante da rendere l’introito una semplice goccia nel mare del fabbisogno statale, ininfluente a spostare le necessità di bilancio.
La tassa sulla morte si ridurrebbe ad essere quello che è: un balzello odioso, per di più ad personam, colpendo pochi individui all’anno.
Allora la sinistra imporrebbe, con la forza dei numeri ben ricordati ieri dal Presidente Berlusconi: 150 deputati massimalisti contro i soli 5 di Prodi, di cominciare a tassare da quei famosi 250.000 euro o, addirittura, 180.000 euro di Bertinotti.
Tasserebbe là dove, essendoci quantità, c’è anche il succo che servirebbe a pagare clientele e privilegi dei funzionari di partito, dei boiardi di stato e dei miliardari proprietari o manager di aziende grandi per nome, storia e, oggi, soprattutto debiti.
Quei debiti che, una rottamazione oggi, uno scivolo alla pensione domani, verrebbero coperti non con i soldi dei miliardari azionisti, ma con quelli di impiegati, operai, lavoratori tutti.
E la differenza tra la filosofia della sinistra e quella del Centro Destra sta tutta nei singoli esempi emersi in questa campagna elettorale.
Da una parte, la sinistra, la voglia irrefrenabile di spendere soldi espropriati ai singoli cittadini, sotto varie forme: aumento della tassazione sul risparmio delle famiglie, aumento delle aliquote sui lavoratori autonomi, rivalutazione degli estimi catastali (l’ultima rivalutazione fu proprio sotto Prodi nel 1997 !) con conseguente aumento delle tasse sulla casa dall’ICI all’IRPEF, ai rogiti, ripristino della tassa sulla morte.
Dal Centro Destra la filosofia è altrettanto chiara ed esattamente agli antipodi: ridurre o abolire le tasse.
Così Berlusconi può in tutta onestà e credibilità affermare di mantenere le tasse sui risparmi delle famiglie al 12,5% riducendo anzi a tale aliquota anche le tasse sui conti correnti e dire che eliminerà l’ICI sulle prime case di abitazione.
Gli si può credere perché ha ridotto le tasse con i tre moduli di revisione delle aliquote fiscali ed ha abolito la tassa sulla morte, togliendo agli eredi il danno di dover affrontare anche la burocrazia fiscale e catastale oltre al dolore per la perdita dei loro cari.
Solo così si fanno gli interessi dei cittadini e non di una casta di privilegiati che vivono con i soldi pubblici, alle e sulle spalle di tutti noi.
Questo antico proverbio, perla di saggezza popolare, dovrebbe essere rivisto se vincesse la sinistra.
Prodi infatti vuole ripristinare la tassa sulla morte, l’imposta sulle successioni, abolita dal Governo Berlusconi.
Non sappiamo con esattezza da che cifra Prodi vorrebbe torturare gli eredi, aggiungendo danno al dolore.
A sentire Bertinotti (che ha fatto poi quella che in linguaggio militare si chiamerebbe “ritirata strategica”) la quota oltre la quale tassare è di 180.000 euro: praticamente la proprietà di un appartamento di periferia di una settantina di metri quadri.
Prodi, “d’istinto”, cioè esprimendo il suo reale pensiero, ha parlato di 250.000 euro: sempre lo stesso appartamentino da 70 metri quadri in zona semi centrale, oppure un paio di garage nel centro storico.
Poi, accortisi di aver gelato anche qualche loro elettore (la maggior parte, peraltro, manifesta un odio ideologico contro Berlusconi da poter essere iscritti d'ufficio alla lista dei Tafazzi: di coloro che pur di far dispetto alla moglie, si danno martellate nelle parti nobili), gli hanno fatto promettere che la tassa “colpirà le grandi fortune di milioni e milioni di euro”.
Quanti milioni non è dato di sapere: lo decideranno “dopo” ed è in quel “dopo” che si nasconde tutto l’imbroglio sulla tassa sulla morte che Prodi vuol ripristinare e, più in generale, su tutte le tasse.
Sì, perché se quei “milioni” fossero anche solo un paio a quanti persone fisiche si ridurrebbero queste tasse ?
Poche migliaia, un numero assolutamente insignificante da rendere l’introito una semplice goccia nel mare del fabbisogno statale, ininfluente a spostare le necessità di bilancio.
La tassa sulla morte si ridurrebbe ad essere quello che è: un balzello odioso, per di più ad personam, colpendo pochi individui all’anno.
Allora la sinistra imporrebbe, con la forza dei numeri ben ricordati ieri dal Presidente Berlusconi: 150 deputati massimalisti contro i soli 5 di Prodi, di cominciare a tassare da quei famosi 250.000 euro o, addirittura, 180.000 euro di Bertinotti.
Tasserebbe là dove, essendoci quantità, c’è anche il succo che servirebbe a pagare clientele e privilegi dei funzionari di partito, dei boiardi di stato e dei miliardari proprietari o manager di aziende grandi per nome, storia e, oggi, soprattutto debiti.
Quei debiti che, una rottamazione oggi, uno scivolo alla pensione domani, verrebbero coperti non con i soldi dei miliardari azionisti, ma con quelli di impiegati, operai, lavoratori tutti.
E la differenza tra la filosofia della sinistra e quella del Centro Destra sta tutta nei singoli esempi emersi in questa campagna elettorale.
Da una parte, la sinistra, la voglia irrefrenabile di spendere soldi espropriati ai singoli cittadini, sotto varie forme: aumento della tassazione sul risparmio delle famiglie, aumento delle aliquote sui lavoratori autonomi, rivalutazione degli estimi catastali (l’ultima rivalutazione fu proprio sotto Prodi nel 1997 !) con conseguente aumento delle tasse sulla casa dall’ICI all’IRPEF, ai rogiti, ripristino della tassa sulla morte.
Dal Centro Destra la filosofia è altrettanto chiara ed esattamente agli antipodi: ridurre o abolire le tasse.
Così Berlusconi può in tutta onestà e credibilità affermare di mantenere le tasse sui risparmi delle famiglie al 12,5% riducendo anzi a tale aliquota anche le tasse sui conti correnti e dire che eliminerà l’ICI sulle prime case di abitazione.
Gli si può credere perché ha ridotto le tasse con i tre moduli di revisione delle aliquote fiscali ed ha abolito la tassa sulla morte, togliendo agli eredi il danno di dover affrontare anche la burocrazia fiscale e catastale oltre al dolore per la perdita dei loro cari.
Solo così si fanno gli interessi dei cittadini e non di una casta di privilegiati che vivono con i soldi pubblici, alle e sulle spalle di tutti noi.
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2 commenti:
Questi parassiti succhiasoldi non possono essere eletti.
Spero che gli italiani non vogliano dimostrarsi tanto coglioni dopo aver già eletto Prodi oltre ai vari Andreotti, Craxi e sterco simile.
Caro Monsoreau, mi sembra quasi che tu parli come un "delinquente poltico" suvvia... :))
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