Uno dei principali problemi della prima repubblica, era la mancanza di stabilità governativa che si univa alla inesistenza di norme che consentissero al Presidente del Consiglio di esercitare le sue funzioni di comando sui ministri.
La seconda repubblica non ha migliorato più di tanto.
La legislatura del 1994 aveva visto la vittoria di Berlusconi, ma si chiuse (dopo soli due anni) con un governo ribal(d)(t)onista di sinistra.
Nel 1996 vince Prodi, ma non convince, prima di tutto, i suoi che, infatti, lo trombano senza complimenti nel 1998.
A seguire anche il trombatore viene trombato e la legislatura si chiude con tre presidenti del consiglio che si sono succeduti e cinque governi.
Abbiamo fondati motivi di credere che anche la presente legislatura che vede maggioritaria la sinistra per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere, non avrà vita lunga, né che il presente governo possa battere altro record che quello della bulimia da poltrone.
Solo la passata legislatura ci ha consentito una stabilità (con il più lungo governo dal dopoguerra, con due soli governi per tutti e cinque gli anni e un solo Premier) che infatti ha portato a ben 36 riforme necessarie e utili all’Italia.
Ma Silvio Berlusconi, uomo del fare e non del chiacchierare, si è spesso lamentato circa la mancanza dei poteri necessari ad imprimere maggior vigore ed efficacia all’azione di governo, spesso condizionata dalle necessità di trovare un accordo tra le varie tesi.
La vecchia costituzione del 1948 è responsabile di tutto ciò.
Ed è responsabile proprio perché datata irrimediabilmente in un periodo nel quale ancora vivo era il ricordo del Duce che per 21 anni aveva governato il paese e i vari maggiorenti politici, nel timore che fosse qualcun altro a prendere il sopravvento, hanno architettato una struttura che, comunque, impedisse la governabilità e l’unitarietà di indirizzo.
Questo ha fatto sì che i politici, più che statisti fossero semplici funzionari di partito, cresciuti nell’arte delle (inconcludenti) sottigliezze dialettiche (famosissime le “convergenze parallele”!!! e il “governo della non sfiducia” !?!), ma non in quella della buona amministrazione che richiede tempestività, decisione e potere di applicare quelle decisioni.
La Riforma Costituzionale del 2005 che il 25 e 26 giugno verrà sottoposta a referendum confermativo per dire “SI’” alle modifiche, aggiornando le norme relative al governo, libera la nostra carta costituzionale dalle ragnatele del tempo e istituisce i poteri per un Premier forte.
Gli articoli dal 92 al 100 sono totalmente innovativi e, rinfrescando e dando un profumo di nuovo e di pulito, alla nostra costituzione, affidano al Primo Ministro (sì, chiamato proprio così) il compito di indirizzo, di nomina e revoca dei ministri, può chiedere (e ottenere) lo scioglimento della camera dei deputati, ha, insomma, autentici poteri di comando nella gestione del governo che gli è stata esplicitamente affidata dal Popolo che vota per la Coalizione in cui viene già indicato il nome del Premier.
E’ una autentica governabilità che spazza via i bizantinismi di cui, ancora oggi, subiamo le conseguenze in termini di inefficienza, appesantimento burocratico, “vertici” e “verifiche”.
La garanzia della stabilità di governo, al riparo da inganni, compromessi e mercimoni sottobanco, è contenuta nell’art. 94, dove si prevede che la fiducia ottenuta con voti non appartenenti alla maggioranza uscita dalle urne obbligano il Primo Ministro alle dimissioni, mentre la sfiducia porta allo scioglimento della camera e a nuove elezioni.
Il cambio di Primo Ministro è ammesso solo ed esclusivamente con la stessa identica maggioranza uscita dalle urne.
La seconda repubblica non ha migliorato più di tanto.
La legislatura del 1994 aveva visto la vittoria di Berlusconi, ma si chiuse (dopo soli due anni) con un governo ribal(d)(t)onista di sinistra.
Nel 1996 vince Prodi, ma non convince, prima di tutto, i suoi che, infatti, lo trombano senza complimenti nel 1998.
A seguire anche il trombatore viene trombato e la legislatura si chiude con tre presidenti del consiglio che si sono succeduti e cinque governi.
Abbiamo fondati motivi di credere che anche la presente legislatura che vede maggioritaria la sinistra per (colpo di) mano dei verbali degli scrutini elettorali pieni di ombre e sospetti anche per i voti delle circoscrizioni estere, non avrà vita lunga, né che il presente governo possa battere altro record che quello della bulimia da poltrone.
Solo la passata legislatura ci ha consentito una stabilità (con il più lungo governo dal dopoguerra, con due soli governi per tutti e cinque gli anni e un solo Premier) che infatti ha portato a ben 36 riforme necessarie e utili all’Italia.
Ma Silvio Berlusconi, uomo del fare e non del chiacchierare, si è spesso lamentato circa la mancanza dei poteri necessari ad imprimere maggior vigore ed efficacia all’azione di governo, spesso condizionata dalle necessità di trovare un accordo tra le varie tesi.
La vecchia costituzione del 1948 è responsabile di tutto ciò.
Ed è responsabile proprio perché datata irrimediabilmente in un periodo nel quale ancora vivo era il ricordo del Duce che per 21 anni aveva governato il paese e i vari maggiorenti politici, nel timore che fosse qualcun altro a prendere il sopravvento, hanno architettato una struttura che, comunque, impedisse la governabilità e l’unitarietà di indirizzo.
Questo ha fatto sì che i politici, più che statisti fossero semplici funzionari di partito, cresciuti nell’arte delle (inconcludenti) sottigliezze dialettiche (famosissime le “convergenze parallele”!!! e il “governo della non sfiducia” !?!), ma non in quella della buona amministrazione che richiede tempestività, decisione e potere di applicare quelle decisioni.
La Riforma Costituzionale del 2005 che il 25 e 26 giugno verrà sottoposta a referendum confermativo per dire “SI’” alle modifiche, aggiornando le norme relative al governo, libera la nostra carta costituzionale dalle ragnatele del tempo e istituisce i poteri per un Premier forte.
Gli articoli dal 92 al 100 sono totalmente innovativi e, rinfrescando e dando un profumo di nuovo e di pulito, alla nostra costituzione, affidano al Primo Ministro (sì, chiamato proprio così) il compito di indirizzo, di nomina e revoca dei ministri, può chiedere (e ottenere) lo scioglimento della camera dei deputati, ha, insomma, autentici poteri di comando nella gestione del governo che gli è stata esplicitamente affidata dal Popolo che vota per la Coalizione in cui viene già indicato il nome del Premier.
E’ una autentica governabilità che spazza via i bizantinismi di cui, ancora oggi, subiamo le conseguenze in termini di inefficienza, appesantimento burocratico, “vertici” e “verifiche”.
La garanzia della stabilità di governo, al riparo da inganni, compromessi e mercimoni sottobanco, è contenuta nell’art. 94, dove si prevede che la fiducia ottenuta con voti non appartenenti alla maggioranza uscita dalle urne obbligano il Primo Ministro alle dimissioni, mentre la sfiducia porta allo scioglimento della camera e a nuove elezioni.
Il cambio di Primo Ministro è ammesso solo ed esclusivamente con la stessa identica maggioranza uscita dalle urne.
Un SI’ alla Riforma Costituzionale
è un SI’ ad un Premier forte,
5 commenti:
Ma per questi interventi usi forse un generatore automatico, tipo il generatore degli articoli di Libero? :-) (http://hatingline.splinder.com/post/7835279/Il+generatore+di+articoli+di+Libero)
Il resto della stampa fa molti prima.
Basta metterci Berlusconi accompagnato da un elenco interminabili di colpe, a cominciare dall'aver mangiato la mela nell'Eden ... :-D
Non li pensare Mons. Devono limitarsi a queste stupide battute. Le argomentazioni che hai esposto non traboccano di partigianeria. L'analisi fa male alla sinistra perchè mette a nudo verità scomode. Purtroppo resto scettico sull'esito di questo referendum. Il centrodestra si è mosso troppo tardi. La campagna doveva partire almeno due anni fa.
Beh, Federico, non bisogna ripetere l'errore delle politiche in cui il solo Berlusconi credeva (a ragione) di vincere. Se Fini e Casini avessero fatto altrettanto, non ci sarebbe bisogno di verificare i verbali degli scrutini e le schede nulle ... ;-)
Lo sconfittismo è da sconfiggere
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