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07 novembre 2016

Alla faccia dello snellimento legislativo


Secondo quanto sostengono Renzi e i suoi adepti, la presunta "riforma" (che in realtà peggiora una costituzione pessima di suo ab origine) servirebbe a snellire le procedure legislative con l'abolizione del bicameralismo paritario.
Non è vero.
Lo abbiamo visto sul senato, sul decreto legge e lo vediamo adesso con l'articolo 73 che riguarda la promulgazione delle leggi.
La pessima costituzione cattocomunista esistente dice:
"Le leggi sono promulgate dal Presidente della Repubblica entro un mese dall'approvazione
Se le Camere, ciascuna a maggioranza assoluta dei propri componenti, ne dichiarano l'urgenza, la legge è promulgata nel termine da essa stabilito. Le leggi sono pubblicate subito dopo la promulgazione ed entrano in vigore il quindicesimo giorno successivo alla loro pubblicazione, salvo che le leggi stesse stabiliscano un termine diverso.".
Renzi la peggiora così:
"Le leggi sono promulgate dal Presidente della Repubblica entro un mese dall'approvazione.
Le leggi che disciplinano l'elezione dei membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica possono essere sottoposte, prima della loro promulgazione, al giudizio preventivo di legittimità costituzionale da parte della Corte costituzionale, su ricorso motivato presentato da almeno un quarto dei componenti della Camera dei deputati o da almeno un terzo dei componenti del Senato della Repubblica entro dieci giorni dall'approvazione della legge, prima dei quali la legge non può essere promulgata. La Corte costituzionale si pronuncia entro il termine di trenta giorni e, fino ad allora, resta sospeso il termine per la promulgazione della legge. In caso di dichiarazione di illegittimità costituzionale, la legge non può essere promulgata. Se la Camera dei deputati, a maggioranza assoluta dei suoi  componenti, ne dichiara l'urgenza, la legge è promulgata nel termine da essa stabilito. Le leggi sono pubblicate subito dopo la promulgazione ed entrano in vigore il quindicesimo giorno successivo alla loro pubblicazione, salvo che le leggi stesse stabiliscano un termine diverso.".
Oltre alla solita mania logorroica che raddoppia il testo, vediamo che Renzi introduce un esame preventivo della corte costituzionale, in pratica mettendo nelle mani di un gruppo di parrucconi non eletti, ma nominati dalla casta nelle sue varie branche, la decisione se una legge possa o meno essere promulgata.
Un appesantimento della procedura e non uno snellimento ma, ancora di più, una sottrazione alla Sovranità Popolare del diritto a veder promulgata una legge approvata dai rappresentanti del Popolo.
Al convegno fiorentino dei renziani la Boschi, senza contraddittorio, ha sproloquiato in difesa delle modifiche, ma come possiamo vedere, praticamente leggendo ogni singolo articolo, il NO è dovuto non solo per archiviare Renzi, ma anche nel merito stretto del provvedimento.



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1 commento:

Nessie ha detto...

Ovvio, a leggere le loro "modifiche" costituzionali sembra si siano divertiti a riportare indietro le lancette dell'orologio della storia, di secoli, ai tempi della Signoria. Che cosa hai in mente costui? Una signoria fiorentina alla cui difesa stanno le sue donnine del Giglio Magico?