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No alla deriva

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Diciamo NO alla deriva

13 novembre 2016

NO al senato custode dei privilegi di casta


Renzi sostiene di aver "semplificato" il sistema, eliminando il bicameralismo paritario.
Si passa quindi dall'enunciazione dell'art. 70 in vigore per il quale "La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere.", al confuso art. 70 renziano:
"La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, e soltanto per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari, le altre forme di consultazione di cui all'articolo 71, per le leggi che determinano l'ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni, per la legge che stabilisce le norme generali, le forme e i termini della partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea, per quella che determina i casi di ineleggibilità e di incompatibilità con l'ufficio di senatore di cui all'articolo 65, primo comma, e per le leggi di cui agli articoli 57, sesto comma, 80, secondo periodo, 114, terzo comma, 116, terzo comma, 117, quinto e nono comma, 119, sesto comma, 120, secondo comma, 122, primo comma, e 132, secondo comma. Le stesse leggi, ciascuna con oggetto proprio, possono essere abrogate, modificate o derogate solo in forma espressa e da leggi approvate a norma del presente comma. Le altre leggi sono  approvate dalla Camera dei deputati. Ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato della repubblica può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali la Camera dei deputati si pronuncia in via definitiva. Qualora il Senato della Repubblica non disponga di procedere all'esame o sia inutilmente decorso il termine per deliberare, ovvero quando la Camera dei deputati si sia pronunciata in via definitiva, la legge può essere promulgata. L'esame del Senato della Repubblica per le leggi che danno attuazione all'articolo 117, quarto comma, è disposto nel termine di dieci giorni dalla data di trasmissione. Per i medesimi disegni di legge, la Camera dei deputati può non conformarsi alle modificazioni proposte dal Senato della Repubblica a maggioranza assoluta dei suoi componenti, solo pronunciandosi nella votazione finale a maggioranza assoluta dei propri componenti. I disegni di legge di cui all'articolo 81, quarto comma, approvati dalla Camera dei deputati, sono esaminati dal Senato della Repubblica, che può deliberare proposte di modificazione entro quindici giorni dalla data della trasmissione. I Presidenti delle Camere decidono, d'intesa tra loro, le eventuali questioni di competenza, sollevate secondo le norme dei rispettivi regolamenti. Il Senato della Repubblica può, secondo quanto previsto dal proprio regolamento, svolgere attività conoscitive, nonché formulare osservazioni su atti o documenti all'esame della Camera dei deputati.".
La confusione è manifesta, come lo è la complicazione che è madre delle incertezze e delle interpretazioni: insomma pane per avvocati e magistrati, il tutto per "semplificare" secondo Renzi.
L'unica semplificazione sarebbe stata l'abolizione tout court del senato o, come era nelle riforma Berlusconi del 2005, una divisione per materie che concedesse al senato l'intera materia delle autonomie locali.
Renzi, invece, ha praticamente revocato le autonomie locali ripristinando il centralismo statalista e, anzi, aggiungendovi quello del soviet europeo, lasciando a quella che avrebbe dovuto e potuto essere la camera di garanzia delle autonomie locali, un ruolo di duplicato su materie di carattere generale (dal referendum alle leggi costituzionali ) salvo  un "riesame" che, con una particola maggioranza, può imporre un nuovo passaggio alla camera.
Insomma i 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 quirinali , tutti nominati dalla e all'interno della casta e nessuno eletto, potranno intervenire se un eventuale voto popolare cambiasse radicalmente la maggioranza alla camera.
La "riforma" di Renzi è tanto più grave se si pensa che avendo affidato esplicitamente al senato la partecipazione alla funzione legislativa in materia costituzionale, una simile porcheria costituzionale non potrebbe essere cambiata da una nuova maggioranza popolare, espropriando il Popolo dal suo diritto di decidere la legge fondamentale sulla quale si basa il contratto sociale dello stato.
Peggio ancora.
Legando la durata del senato a quella degli organismi da cui sono nominati i senatori, avremmo una composizione avulsa dal reale consenso popolare, perchè proveniente da una elezione svoltasi magari anni prima, in altre circostanze e con altre priorità.
Il senato diventa così garante dei privilegi di casta e ostacolo ad ogni rinnovamento basato sul cambiamento degli umori e delle necessità del Popolo.
Non è una semplificazione, ma è l'introduzione anche in Italia del principio del soviet che già conosciamo in europa.
Il NO diventa quindi l'unica forma oggi possibile per non farci sottrarre il nostro diritto a decidero sul nostro futuro.




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1 commento:

Nessie ha detto...

Renzi ha messo alcuni uomini JP Morgan tra i suoi consiglieri economici. In ogni caso questa è la pistola fumante del famoso documento in cui detta banca ha "suggerito" la schiforma, già nel 2013, un PDF di 16 pagine:

https://culturaliberta.files.wordpress.com/2013/06/jpm-the-euro-area-adjustment-about-halfway-there.pdf

Estraggo questo passaggio:

«Quando la crisi è iniziata era diffusa l’idea che questi limiti intrinseci avessero natura prettamente economica. Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici dei Paesi del Sud, e in particolare le loro Costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea».

Che je frega dell'integrazione europea?