Noi di Destra siamo bravissimi a vanificare le nostre vittorie.
Il nostro eccesso di individualismo, unito ad una naturale ritrosia per l'impegno pubblico, preferendo occuparci dei fatti nostri, consegnano sistematicamente le leve di governo a chi non ha simili scrupoli e, anzi, trova, per suoi limiti naturali di carattere culturale e caratteriale, gratificante belare con la massa.
Lo abbiamo visto nel passato remoto e recente (dalla caduta della Repubblica Romana per fare spazio ad un dittatore che formò l'Impero e che pure, a parole, era dalla parte del Popolo, fino alla divisione del 1996 che consegnò a Prodì la vittoria alle elezioni, del 2008 che tolse a Berlusconi quei voti de La Destra che avrebbero fatto comodo per rintuzzare il tradimento dei finioti) nazionale ma anche internazionale (basti pensare alla candidatura di Ross Perot nel 1992 che tolse voti a Buish padre per favorire l'elezione di Bill Clinton o alla "puzza sotto il naso" fino a dichiarazioni di non voto per Trump da parte di alcuni esponenti del partito Repubblicano).
Adesso c'è un tizio, tal Stefano Parisi, la cui unica impresa politica è stata quella di perdere a Milano (a Milano !) contro la sinistra, che continua ad ostacolare la nascita di una vera Destra Italiana contro l'immigrazione, contro le tasse, contro la deriva morale, millantando una modalità di far politica "moderata".
Infatti abbiamo visto dove sono finiti i "moderati" già di Forza Italia come Alfano, Verdini, Lupi, la Lorenzin o di altro genere come Casini: tutti alla corte di Renzi.
Forse è il percorso sul quale vuole incamminarsi Parisi quando non si riconosce nel voto subito in caso di vittoria del NO e, anzi, dice che lui non è "quella roba lì" riferendosi alle idee di Lega, Fratelli d'Italia e della parte migliore di Forza Italia convenuta sabato a Firenze.
Quel signore è già pronto a supportare un nuovo compromesso storico nel nome del Nazareno di infausta memoria, quello stesso patto che ha portato tanto male a Berlusconi, fino a ridurgli il partito a percentuali insignificanti.
Se però le elezioni americane (ma anche la Brexit) hanno insegnato qualcosa, è che i popoli sono pronti a votare per chi esprime concetti chiari e netti infischiandosene se sono moderati o estremisti.
Non esiste una terza via tra respingimento e accoglienza dgli immigrati, come non ne esiste una terza tra l'invadenza dello stato nelle nostre tasche e la valorizzazione delle qualità personali, individuali e private.
La Santanchè, nel 2008, disse che per lei moderato era sinonimo di modesto.
Aveva ragione.
Cosa vuol dire essere moderato ?
Difendo i confini ma .. con moderazione, fino ad un certo punto?
Sono moderatamente per l'Identità e la Sovranità Nazionale e sono per una europa moderata ?
Te lo metto in quel posto ma ... moderatamente (così non te ne accorgi se non quando è troppo tardi)?
Appare evidente, soprattutto dopo il suicidio di Padova, che Parisi e i suoi non solo non sono affidabili, ma fanno solo perdere tempo.
Quindi: o dentro o fuori.
Se si chiamano fuori, si vada avanti senza di loro, come sono andati avanti Farage nel Regno Unito senza i conservatori o Le Pen in fRancia senza i gaullisti o i Liberalnazionali in Austria senza i popolari.
O Trump negli Stati Uniti senza McCain, Romney e Bush.
Si può vincere nella chiarezza e senza portarsi serpi in seno, pronte a tradire.
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