Piaccia o meno alla sinistra antitaliana ed europeista e ai seguaci del partito di Bergoglio (che però non si presenta alle elezioni ...), noi Italiani ne abbiamo le scatole piene dell'invasione dei clandestini, sbarcati da noi con tutte le scuse possibili e immaginabili e attraverso i percorsi più fantasiosi.
Non possiamo quindi che apprezzare il pugno di ferro (e senza il guanto di velluto) del Ministro Salvini contro le ong che continuano con le loro provocazioni, provando anche a cambiare tattica.
Adesso ci provano con il "chiagni e fotti", cioè con il miserabile piagnisteo perchè non sono stati autorizzati a violare le acque territoriali Italiane con il loro carico di clandestini.
Nonostante la campagna di stampa che, con finalità ben diverse (cioè condizionare o abbattere un Governo che non risponde alle consorterie finanziarie e affaristiche europee ed internazionali che se fregano altamente dei clandestini e pensano solo ai loro utili) mettono in risalto le condizioni critiche delle navi e delle persone che arrivano sulle coste libiche, noi Italiani ci stiamo rendendo conto che gli sbarchi, se non finiti del tutto, sono rallentati.
E ne siamo confortati dai dati che indicano un numero di arrivi nel 2019 inferiore al numero di espulsioni effettuate.
E' un modo per raddrizzare la barca Italia che i nostri "storici amici" francesi (e con simili "amici" non abbiamo più bisogno di nemici) cercano di rovesciare, come già fecero, riuscendovi anche grazie alle solite quinte colonne interne, nel 2011.
E ci riprovano giocando la stessa carta: il disordine in Libia che, oltre a danneggiare i nostri interessi economici, scatenerebbe una nuova ondata di partenze di clandestini.
Voglio però sperare che questo governo si comporti in modo differente da quello di Berlusconi e sappia intelligentemente equilibrarsi tra i due contendenti libici che devono risolvere in proprio le loro beghe interne.
Nel frattempo abbiamo una Marina Militare che potrebbe essere utilizzata non più come taxi gratuito per completare l'opera degli scafisti, ma per i suoi compiti istituzionali di difesa dei confini e degli interessi nazionali, attivando un blocco navale davanti le acque libiche.
Blocco navale che è inteso sia in uscita che in entrata, soprattutto nei confronti delle navi ong.
Per la loro stessa sicurezza, si intende, visto che non possiamo permettere che entrino in zone di guerra, rischiando la vita e, soprattutto, che poi noi si debba pagare per la loro liberazione se catturati da bande criminali.
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