Nel contratto di governo c'è la flat tax e bene ha fatto Salvini a ricordarlo.
Ma nè in campagna elettorale, nè nel contratto fu detto o scritto che dovesse esserci un limite alla platea che ne avrebbe beneficiato.
Il veteromarxismo di Di Maio che non vuole che la riforma fiscale benefici anche "i ricchi" è da respingere, anche perchè mi sembra assurdo, come viene ipotizzato da alcuni quotidiani, che "i ricchi" siano gli Italiani con un reddito superiore a cinquantamilia euro.
Posso accettare che si proceda per gradi: nel 2019 la flat tax per gli autonomi, nel 2020 per i redditi fino a 50mila euro, nel 2021 per tutti gli altri.
Ma il beneficio deve essere esteso a tutti, diversamente non vi sarebbe alcuna rinascita del Ceto Medio, la cui parte più attiva non verrebbe gratificata dalla flat tax.
Poi la flat tax deve essere l'occasione per una semplificazione fiscale, con l'abolizione delle detrazioni e deduzioni (utili solo a caf e commercialisti), la soppressione degli "ottanta euro" di cui beneficia solo una minoranza di Italiani e l'abolizione dell'imu su qualsiasi tipo di abitazione, perchè l'imu è una patrimoniale che non rappresenta, come la tari, il corrispettivo per un servizio.
Insomma, si paghi pure il 15%, ma che sia certo e facile da calcolare e non vi siano altre imposte o tasse che non corrispondano ad un servizio fornito.
Si paghi quello che si usa, non quello di cui non si beneficia.
E che di benefici e costi siano tutti destinatari in egual misura.
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