Nelle aule dei tribunali italiani spicca la scritta che ci informa che "la giustizia è amministrata in nome del Popolo".
Recenti episodi mi fanno dubitare che alle parole seguano i fatti.
Il plauso dell'associazione dei magistrati ai sofismi di Mattarella sulla legittima difesa, apre le porte alle "interpretazioni" dela legge e non alla sua applicazione come sarebbe negli auspici del Popolo in nome del quale si dice di amministrare la giustizia.
Dubito, infatti, che il Popolo auspichi l'indagare e il processo a chi si dovesse difendere, abbattendo il criminale, da un furto,una rapina, una intrusione, a prescindere da ogni indagine aleatoria sullo "stato di grave turbamento".
Ugualmente dubito che sia approvata dal Popolo la sentenza della corte di cassazione che, ribaltando l'onere della prova, impone che per rifiutare la concessione dello status di rifugiato sia l'Italia a dover dimostrare che non è perseguitato e non lui a portare le prove della persecuzione nei suoi confronti.
Una inversione della prova "diabolica", che apre le porte ad una nuova invasione di presunti perseguitati.
E, ancora una volta, una sentenza che non credo proprio vada incontro alle aspettative del Popolo Italiano, pur essendo stata emessa in suo nome.
Sarà anche "amministrata in nome del Popolo", però mi sembra che in simile giustizia ci sia ben poco rispetto della volontà popolare.
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