Selva di Val Gardena è una nota (oggi) località turistica estiva e invernale.
Non lo era, però, nel luglio 1962 quando, al seguito dei miei genitori, vi andai per la prima volta.
Non so attraverso quali giri i miei fossero venuti a conoscenza del posto, perché c'era un solo albergo (un secondo chiuso, in vendita o in ristrutturazione), una sola cartolibreria edicola dove arrivava in lingua italiana il solo Corriere, allora ancora autorevole e affidabile, un solo panificio (bakerei) esistente ancora oggi e che ancora oggi sforna squisite focacce, krapfen e, soprattutto uno strudel divino.
Per il resto era campagna, con le mucche vicino alle case e un torrente, il Rio Gardena, che dopo piogge intense faceva paura e che, negli anni, vidi anche tracimare più volte (il Rio c'è anche oggi ma proietta serenità e cura).
Oggi Selva è una splendida località per le vacanze in montagna estive e invernali, ma anche allora lo era, in modo diverso, più selvaggio, con un unico neo protratto negli anni: si ascoltava, male, la radio italiana e della televisione neanche parlarne.
Così, dopo sette anni, in quel 1969 carico di aspettative per la annunciatissima missione Apollo 11, i miei genitori decisero che a luglio la vacanza in montagna sarebbe stata fatta in una località nella quale si potesse guardare l'avventura dell'Apollo.
Io, non ancora tredicenne, andai così con loro a Santa Caterina Valfurva.
Il 20 luglio, con gli altri ospiti dell'albergo, ci si alternava nella sala dove c'era la televisione in bianco e nero ad ascoltare le fluviali chiacchiere di Tito Stagno e Ruggero Orlando che segnavano le ore e i rinvii.
Dopo cena prendemmo posto nelle varie poltrone predisposte dai gestori e cominciammo a trepidare nel'attesa, finché, poco dopo le dieci di sera, il Lem, con due uomini a bordo, toccò il suolo lunare e cominciò un'altra attesa, per quello che sarebbe stato (o sognavamo potesse essere) "un piccolo passo per un Uomo, ma un gigantesco passo per l'Umanità".
Mentre le signore, poco alla volta, si ritirarono, restammo in un nutrito gruppo di villeggianti ad attendere quel passo, passando mezzanotte ed arrivando al 21 luglio (in Italia).
La sala era sempre più fumosa (allora non c'erano le odierne paturnie sul fumo nei locali pubblici) , le chiacchiere di Stagno e Orlando si alternavano con film di una fantascienza ancora pionieristica e io mi addormentai scompostamente in poltrona finché non mi sentitt scuotere e la voce di mio padre che diceva: stanno scendendo.
La Luna era stata conquistata e già si sognavano Marte e tutte le stelle ai nostri piedi.
Purtroppo non ci fu seguito, se non altri allunaggi sempre meno seguiti, e il sogno dell'Uomo alla conquista dello spazio si affievoli nel tempo, piegato dall'ottusità di piccoli uomini senza alcun afflato visionario del futuro, che seppero solo rovinare quello che era un perfetto inizio.
Oggi sembra che, ancora una volta dagli Stati Uniti, ci sia un Presidente che intenda riportare il Sogno in vita, per arrivare "là dove nessun Uomo è mai giunto prima".
Una speranza, anche se l'emozione e le sensazioni non potranno mai essere le stesse di quella fantastica notte tra il 20 e il 21 luglio 1969, che si confonde essa stessa con un sogno, quando, manzonianamente, posso dire: io c'era!
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