A mio parere, fino a questo momento, Salvini non ha sbagliato una sola mossa in questa crisi di governo.
Dobbiamo ignorare le manipolazioni e i travisamenti interessati della stampa serva (il livello della "informazione" italiana scende sempre più in basso) che ha tutto l'interesse a indebolire la Lega, presentando Salvini come uno che avrebbe fatto una "inversione a U", spingendo gli elettori verso Fratelli d'Italia, l'astensione, Forza Nuova o CasaPound.
Non è così e basta ascoltarlo.
Salvini, infatti, ha manifestato la disponibilità ad appoggiare un eventuale governo Draghi, illustrando le idee della Lega e riservandosi di valutare la sintesi che Draghi farà dopo tutte le consultazioni.
Salvini ha detto che se la Lega dovesse appoggiare Draghi, lo appoggerebbe con piena partecipazione, quindi con propri ministri.
Salvini ha ricordato che la Lega è il secondo partito per seggi parlamentari e il primo tra l'elettorato.
Salvini ha rifiutato ogni sorta di veto, ma ha anche precisato che se la sintesi di Draghi dovesse contenere più tasse ("perchè ce lo chiede l'europa" ha detto) o personaggi impresentabili (ha espressamente citato la Fornero) direbbe "no, grazie".
E' una posizione che condivido in pieno, ragionevole, da statista e non da odiatore, intelligente perchè non concede un mandato in bianco come hanno fatto Renzi, Zingaretti e una Forza Italia ormai in disfacimento.
Così come non ha pronunciato un "no" pregiudiziale, edulcorato da una apertura all'astensione che non ha alcun senso, perchè o si condivide il programma, o non lo si condivide.
O di qua o di là.
Avendo la consapevolezza che la proiezione massima del governo è a due anni fino al 2023 e che tutte le parti dovranno accettare un taglio alle proprie richieste nell'ambito di un ragionevole compromesso che non è una brutta parola, anche se Draghi vuole sfumarla parlando di "sintesi".
MA
il difficile per Salvini viene adesso e, cioè, calibrare, con l'elasticità che deve essere concessa a chi tratta, il punto di rottura, il punto, cioè in cui i sacrifici nel nome del compromesso non sono più accettabili.
E si tratta di sacrifici sul programma e di sacrifici sulle persone.
Personalmente ho una mia idea del punto di rottura, anche se so per esperienza che quando si tratta si può andare un po' oltre, per ricevere magari qualcosa da qualche altra parte.
Per cui sicuramente possono essere accettabili alcuni progetti di carattere sociale che a nessuno di noi verrebbe mai in mente di accettare, del resto la prova provata del gioco del compromesso reciproco lo abbiamo visto (a mio modo di vedere positivamente) con il governo giallo verde, in cui al reddito cittadinanza (che nessuno di noi avrebbe mai voluto) si è abbinata la quota cento che è stata un grande successo per la Lega (chiedere a chi ne ha beneficiato alla faccia della Fornero).
Analogamente possono essere accettati ministri dei governi Monti e Conte, ma non tutti.
Già sulla Fornero Salvini è stato chiaro, mi aspetto che ugualmente abbia in mente altri impresentabili, anche se, dal mio punto di vista, nessun cattocomunista potrebbe essere compreso in un "governo dei migliori".
Quindi il difficile viene adesso, nel riuscire ad ottenere il più possibile, concedendo il meno possibile, nella consapevolezza che anche gli altri avranno lo stesso obiettivo e che, quindi, un ragionevole compromesso significa passi indietro di tutti.
E anche nella certezza che, al massimo fra due anni, si andrà a votare e il governo Draghi sarà una esperienza destinata comunque ad estinguersi per morte naturale a tale scadenza o per morte violenta ancor prima.
1 commento:
Sì, il difficile viene adesso, perché se porta a casa qualcosa sarà considerato un Eroe, se invece non porta niente, un Traditore. E' una partita rischiosa, ma la politica è come la guerra: cioè, un rischio. Se dice di No, sarà tagliato fuori da tutti i giochi legati agli investimenti. Se dice Si' passa per cedevole.
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