Non ho acquistato subito il libro nel quale Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, ha riportato una lunghissima intervista con Luca Palamare che, per oltre dieci anni, fu il dominus della magistratura italiana.
Un po' perchè alle mie idee sulla giustizia in Italia, ben note a chi mi legge, non pensavo potesse aggiungere molto, un po' perchè non mi piacciono i libri intervista.
Poi, vedendo che in libreria era sempre al primo posto (venerdì lo era ancora) e leggendo nel contempo pochissime recensioni, anzi sembrandomi attivata quella congiura del silenzio per impedire che fosse diffuso, l'ho comprato e l'ho letto non come un noioso saggio, bensì voracemente come un lungo racconto dell'orrore del quale, però, manca (ancora) il lieto fine.
Sì, Palamara non aggiunge nulla alla mia disistima del sistema giudiziario italiano, ma rivela, con date, nomi (tantissimi nomi !) fatti, episodi e documenti quanto sia caduta in basso la giustizia italiana e quanto sia inaffidabile in ogni sua manifestazione.
Il sistema è un libro da leggere, che tutti dovrebbero leggere, che fino a dieci giorni fa aveva venduto ben 250mila copie e che è ancora in testa in molte classifiche di vendita nelle librerie.
Eppure la copertura mediatica è scarsissima ma, soprattutto, non ho letto nè di smentite, nè di querele da parte delle decine di personaggi citati nel libro.
Silenzio assoluto.
Un silenzio che parla più di mille comunicati e che mi convince sempre più che la giustizia italiana non ha bisogno di riforme, ma di una rivoluzione, con il pensionamento di tutti i suoi operatori e la ricostruzione ex novo su differenti basi, come la nomina dei giudici tra avvocati, giuristi, docenti di diritto di chiara fama e l'elezione popolare del procuratore che, a sua volta, potrà scegliere i suoi sostituti e tutti a tempo, con elezioni periodiche.
Una rivoluzione, insomma, che scardini l'impianto descritto da Palamara e che nessuna riforma potrebbe realizzare.
Leggetelo, leggetelo tutti.
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