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No alla deriva

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Diciamo NO alla deriva

27 aprile 2007

Corsi e ricorsi

Quando iniziai, molto giovane, ad interessarmi di politica, la DC era il partito di maggioranza relativa che, dai fasti del 1948, era progressivamente scesa tra il 38% e il 40% e lì si stabilizzò fino al dissolvimento nel PPI.
Il PCI era invece tra il 25% e il 27% fino a raggiungere l’apice nelle europee del 1984, influenzate dalla morte di Berlinguer, con il 34%, unico “sorpasso” riuscito.
Se guardiamo ai sondaggi e alle proiezioni elettorali, vediamo che un ipotetico partito unitario del Centro Destra con solo Forza Italia e Alleanza Nazionale avrebbe tra il 38% e il 41%.
Il partito democratico frutto dell’inciucio tra comunisti diessini e sinistra dc margheritina, è accreditato tra il 25% e il 28%.
Praticamente una fotografia della situazione degli anni sessanta, settanta e primi ottanta.
Una ipotetica sinistra estrema tutta unita potrebbe arrivare al 15% (all’incirca il vecchio PSI), mentre la riunificazione delle anime democristiane al 7%-8% (la somma dei vecchi PLI-PSDI-PRI).
E il 5%-7% che fu dell’MSI ?
Beh, tra la Lega e i partiti della Destra Radicale (che mi auguro vivamente decidano di unirsi) si arriva tranquillamente a quella quota.
E’ la fotografia dell’ingovernabilità, dello stallo, dell’inciucio, delle leggi votate al 90% in base agli accordi di spartizione (dieci assunzioni in RAI: 4 alla DC, 3 al PCI, 1 al PSI, 1 al PRI/PSDI/PLI e 1 bravo …).
Il rischio davanti al quale ci troviamo è una riedizione di quella situazione.
Un accordo tra i due blocchi di maggioranza che assieme rappresenterebbero i 2/3 degli elettori potrebbe condurci nuovamente ad una democrazia bloccata, al sonno delle idee e all’affossamento di ogni vitalità propulsiva, per una gestione grigia e “cencelliana” del potere finalizzato a se stesso.
Come si potrebbe evitare tale situazione ?
Con il maggioritario, certo.
Ed è quel che accadrebbe se passasse il referendum elettorale o se si addivenisse ad un accordo parlamentare per modificare la legge elettorale.
Ma ambedue i passaggi dovrebbero scontare un percorso comune con la sinistra del costituendo partito democratico, prospettiva che rifuggo nel modo più totale per le conseguenze devastanti che avrebbe l'inizio di una grande coalizione: si sa quando inizia, ma non quando finisce.
Porterebbe ad un nuovo stallo, di diverso tipo, forse peggiore: lo stallo nello sviluppo democratico di una nazione.
Senza considerare la perdita di risorse derivanti dall’azzeramento delle forze minori che, se in alcuni casi (come i partiti di derivazione democristiana) hanno prevalente caratterizzazione clientelare, in altri (Lega, Destra Radicale) rappresentano un valore aggiunto della nostra società civile, perché sono la testimonianza di uno spirito identitario e sono portatori di ideali che si legano nettamente ai sentimenti popolari, ben oltre il risultato elettorale che conseguono.
Cosa rimane ?
Rimane la legge attuale.
Premio di maggioranza per coalizioni che indichino il candidato premier.
Magari con il ritocchino del ripristino del testo originale che prevedeva tale premio calcolato a livello nazionale e che Ciampi costrinse – minacciando di non firmare la legge – a togliere, con il risultato che abbiamo sotto gli occhi.
Il premio di maggioranza garantisce la governabilità, l’unione tra le forze politiche omogenee, ma consente ad ogni cittadino di scegliere, senza “turarsi il naso”, il partito che maggiormente gli si confà, anche quello più marcatamente identitario.
Ed eviterebbe la pagliacciata di nuovi “partiti democratici” in cui si fondono cani e gatti.

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10 commenti:

Lo PseudoSauro ha detto...

Sono piuttosto d'accordo, ma temo che la Lega, come ogni partito autonomista, difficilmente sara' disponibile. Non dimentichiamo pero', che il cambiamento delle regole sull'acquisizione della cittadinanza e la politica UE presuppongono un cambiamento importante nella composizione sociale dell'elettorato, che in pochi anni potrebbe cambiare per oltre il 5% rendendo poco attendibile qualunque previsione. In altri termini, non siamo piu' in un regime nazionale, almeno fino a quando non si ripristinera' la completa sovranita' sul territorio. E con tutti gli spifferi che tirano si rischia ben piu' che un raffreddore. :-)

Anonimo ha detto...

Ti dirò, Massimo, ben venga il Partito Democratico che almeno sposta la barra della sinistra lontano dai radicalismi acefali. Resta pur sempre un'accozzaglia, ma se non altro è un'accozzaglia meno pericolosa. Un'eventuale sinistra radicale unita potrebbe arrivare al 14% (6% Rifonda, 2% Pdci, 2% Verdi, 4% Correntone) ma si condannerebbe all'emarginazione, visto che il Pd tenderebbe piuttosto ad allearsi coi centristi. Quanto alla destra, vorrei una fusione tra FI e AN, le cui differenze sono minime, mentre non credo che la Lega vorrebbe entrarci. L'Udc faccia un po' quel che le pare, più sta lontana e meglio è.

CampaniArrabbiata ha detto...

La legge elettorale con sbarramento potrebbe spingere i partitini della destra radicale a unirsi, chissà.

CampaniArrabbiata ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Ottimo post, Massimo.

Concordo su tutto.
Inserirei il ripristino della preferenza, non è determinante (visto che sarebbero sempre i vertici dei partiti a scegliere gli eventuali candidati) ma offrirebbe un maggior coinvolgimento e partecipazione attiva dell'elettore.

Il che, in questi tempi di magra, non guasterebbe.

Baci

Simo ha detto...

"Ed eviterebbe la pagliacciata di nuovi “partiti democratici” in cui si fondono cani e gatti."
Ma che i Di.Co. so' passati? :P

Anonimo ha detto...

"(dieci assunzioni in RAI: 4 alla DC, 3 al PCI, 1 al PSI, 1 al PRI/PSDI/PLI e 1 bravo …)"

Scusa quello bravo a che serve?

Concordo con te e con Monica. Il ripristino delle preferenze eviterebbe lo scempio dei D'Elia in parlamento...

Van der Blogger ha detto...

Quoto Monica... anche io caro Massimo non sono un entusiasta del partito unico...

Ciao...

Massimo ha detto...

Credo che ognuno di noi abbia la sua propria ricetta, come si può vedere dai commenti.
Per quanto mi riguardo, l'ho scritto spesso, credo che si debba essere realisti, la politica è l'arte del possibile, come ripeto spesso. Il maggioritario all'inglese non si farà. Quindi meglio il sistema attuale (con quei correttivi che lo rendano più efficace) con il quale si vota il Leader e la Coalizione, rispettando l'identità di tutti.
Non credo nel referendum, non lo sosterrò, non andrò a votare se ci sarà.
Meglio, piuttosto, tenerci questa legge così, com'è.

Le Barricate ha detto...

Mi sembra che lo stallo provocato dalla navigazione a vista del governo di sinistra porti un po' tutti a pensare agli eventuali prossimi scenari politici.. ne ho scritto anch'io oggi..
Ciao