So perfettamente che un conto è teorizzare e altro è agire, quindi comprendo le difficoltà di Salvini (e Di Maio) nel condurre il Governo.
Difficoltà aumentate dal fatto che i due contraenti hanno progetti e prospettive differenti e l'unica ragione per stare assieme è che l'alternativa, come già aveva deciso Mattarella, è un ritorno dei Monti viventi sotto forma del ragionier Cottarelli con la evve moscia al posto del loden.
L'alternativa, cioè, sarebbe un governo totalmente asservito alla commissione europea e che ci porterebbe direttamente alla condizione servile come la Grecia.
Probabilmente avrei preferito un governo monocolore, persino dei Cinque Stelle che, almeno, avrebbero potuto portare avanti il loro programma al 100%, così come accadrebbe se la Lega dovesse vincere le prossime elezioni politiche (che Mattarella si guarda bene dal convocare, qualunque cosa accada).
Ma la realtà è quella uscita dal voto del 4 marzo, con Lega e Cinque Stelle già allora al 50% e oggi quasi al 60% secondo i sondaggi.
Devono governare e farlo applicando il contratto.
Cum grano salis, avrebbero detto i Latini o con juicio, avrebbe detto il Gran Cancelliere Antonio Ferrer.
Ciò non vuole dire prostituirsi davanti a Juncker e compagni.
La reazione alla ignobile minaccia della procedura di infrazione mi sembra alquanto molle.
Mi sarei aspettato una reazione più veemente, con la legittima ritorsione di minacciare di non versare più i contributi all'Europa e di calcolare quanto ci deve l'Europa per aver, per decenni, versato nelle sue casse più di quanto ci tornava indietro.
Probabilmente una cifra pari se non superiore a quei sessanta miliardi che i giornalisti di regime indicano (e sperano) come possibile sanzione contro l'Italia.
Non c'è bisogno di dialogare con una commissione in scadenza e che non vedrà più nessuno dei suoi componenti in carica dopo il voto di maggio.
Perchè andare a cena da Juncker ?
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