Come capita in queste occasioni, se l'istituzione di un ministero dei Beni Culturali aveva un senso, perchè l'Italia è piena di beni culturali da valorizzare e rendere fonte di guadagni, poi quel senso lo si è perso quando invece della semplice gestione economica e di tutela dei beni culturali si è passati a mungere le mammelle dello stato per finanziare improbabili film, convegni, concorsi, in uno con la trasformazione in Ministero della Cultura che richiama tanto il Ministero della Cultura Popolare (MinCulPop) di epoca Fascista.
Poichè il ministero è stato a lungo appannaggio di esponenti della sinistra, a beneficiarne sono stati quelli che le rendevano omaggio e le facevano marchette.
Senza arrivare al fondo, citato da Marcello Veneziani nel suo articolo su La Verità del 4 settembre, di finanziare i film della nipotina di Casa Agnelli con tre milioni per incassare 130mila euro, si perde il conto di tutti i contributi che il ministero della Cultura elargisce a tutta una serie di associazioni, convegni, produzioni.
Fare una scelta è impossibile e soprattutto troppo soggettivo.
Allora la soluzione è una sola: abolire il sistema dei finanziamenti pubblici.
Un giornale, un film, una associazione, una compagnia teatrale, una produzione Rai, devono reggersi in base alla Legge di Mercato.
Un signore si sveglia alla mattina, ha un'idea, la finanzia di tasca sua o coinvolge finanziatori privati, la realizza e la mette sul Mercato.
Se il prodotto è buono si paga da solo e guadagna, se il prodotto non raccoglie il consenso del pubblico quel signore e i suoi privati finanziatori, hanno perso dei soldi.
E proveranno con qualcos'altro.
Come accade e deve accadere in qualsiasi attività economica.
Troppo facile agire senza rischiare nulla tanto le perdite vengono scaricate su tutti i cittadini Italiani.
Vogliamo scommettere che non solo molte porcherie non verrebbero più prodotte, ma anche verrebbe meno il coro dei bella ciao da palcoscenico ?
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