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08 settembre 2024

Privatizzare unico modo per tagliare la spesa

Stiamo per tagliare il traguardo dei 3mila miliardi di debito pubblico.

Un traguardo di cui non possiamo vantarci, ma che è la risultante di un assalto alla diligenza che, con i governi cattocomunisti di Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte2 e Draghi è stato consegnato al Governo Meloni.

Quando fu rovesciato Berlusconi nel 2011 (da una congiura internazionale che godeva di diffuse complicità in Italia) a Monti fu consegnato un debito pubblico inferiore ai 1800 miliardi.

Quando Draghi lo passò alla Meloni nel 2022, il debito pubblico era quasi a 2900 miliardi.

Ogni anno, inoltre, paghiamo lo strascico del 110% di Conte, per circa 30 miliardi e tutta la selva di detrazioni, agevolazioni, elargizioni che i governi che si sono succeduti hanno erogato aumentando il debito pubblico.

L'unica cosa che condivido con l'unione europea è la necessità di ridurre il debito pubblico non solo dell'Italia, ma di tutti gli stati.

Nonostante le belle promesse, però, la stessa commissione europea ha messo in piedi un piano, il pnrr, che aumenta di circa 110 miliardi il debito pubblico (quasi altrettanti sono invece "a fondo perduto" perchè si tratta di denaro che l'Italia versa all'unione europea e che in sostanza ci viene restituito fino al 2026) e che rappresenta, forse volutamente, un ulteriore cappio al collo per l'Italia.

In questo quadro tutti, ma proprio tutti, propongono ulteriori spese o aumenti di spesa per questo o quel settore, invece di dire, responsabilmente, che dobbiamo ridurre le spese, per ridurre il debito.

Anche a costo di vendere siti e beni culturali, anche a costo di riprendere il processo di privatizzazione.

Una privatizzazione che non può avere eccezioni se non relative al funzionamento di uno stato e, quindi, Forze Armate, Forze di Polizia Nazionali, Corpo diplomatico, giudici.

Tutto il resto può essere meglio gestito, con criteri economici, dai privati.

Anche la sanità, per la quale si pretende, dopo anni che i governi cattocomunisti l'hanno tagliata, di sopperire a tutte le esigenze (non basterebbe un intero bilancio dello stato), l'istruzione e il pubblico impiego.

Sì, perchè non vedo per quale ragione un impiegato del catasto, di un comune, di un ministero, un insegnante, debba beneficiare di un contratto pubblico e, invece, la sua attività non possa essere appaltata, certamente per lunghi periodi, ad aziende private di somministrazione del lavoro, pagati e regolati da contratti privati.

Il segreto di ufficio, la riservatezza dei dati trattati, non sono infatti esclusiva del dipendente pubblico (basti pensare al credito, dove la privacy è tema rilevante e sanzionato là dove viene violata, nonostante gli Istituti di Credito siano ormai tutti, tranne l'Mps, che non a caso è il risultato della mala gestione cattocomunista, aziende private.

Mentre la direzione operativa del lavoro, cioè di chi decide quale indirizzo assumere, cosa fare e come farlo, deve essere affidata a funzionari pubblici, peraltro in numero di gran lunga minore rispetto alla pletora di dipendenti pubblici che abbiamo oggi, soggetti allo spoil system, sia a livello nazionale e ministeriale, che a livello locale.

E' ovvio che una simile privatizzazione non potrà essere attuata dall'oggi al domani, come qualsiasi riforma (ad esempio sulle pensioni) che cambi radicalmente un approccio al problema.

Ma da un anno all'altro si possono mettere in essere dei provvedimenti che, cercando di essere il più indolore possibile, cambino la situazione.

In tale ottica vanno visti i provvedimenti che hanno quasi abolito il reddito di cittadinanza e poi il 110% e quelli annunciati che rivedranno il sistema delle detrazioni.

Ma non bastano.

Occorre mettere mano alla selva di finanziamenti dello stato a iniziative spesso inutili, sicuramente costose.

Tremila miliardi di debito sono una enormità che non pagheremo noi 60-70enni, ma che graveranno pesantemente sulla Nazione futura.

 

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