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13 aprile 2012

Tasse: est modus in rebus


Le tasse sono un male necessario quando vengono imposte con criterio e senza eccessi, diventano un mostro da abbattere quando, come in Italia sotto Bin Loden Monti, ci vengono aumentate da livelli già altissimi, sui redditi, sui risparmi (derivati dai redditi già tassati) e imponendo persino il pizzo sulla casa che reddito non è.
Ma oltre al quantum, c’è anche il modus con il quale i gabellieri esigono i pagamenti.
Intimidazioni, spionaggi, ispezioni, controlli sono solo la parte terminale di un autentico sistema di tortura del cittadino che inizia con la difficoltà persino di reperire i moduli con i quali autodenunciarsi il reddito e quindi pagare.
Calcoli complicati, eccezioni, commi rivoltati ogni anno, modifiche in corso d’opera, scadenze troppe e per troppi settori, sono tutti momenti che contribuiscono ad alimentare il legittimo odio verso le tasse.
E in questo commento non parlo dell’uso che delle nostre tasse viene fatto da parte di chi ce le impone.
Uno stato degno della “s” maiuscola come l’Italia non è, soprattutto dal novembre scorso, metterebbe i propri cittadini in condizione di pagare il giusto, senza aggiungere al danno (del pagare) la beffa (delle code e della burocrazia fiscale).
Per pagare il giusto, qui lo ripeto da anni, è necessaria una flat tax limitata ad un massimo del 20-25% del reddito.
Basta con la progressività che incide soprattutto contro il ceto medio, basta con percentuali di riduzione del reddito per imposte che superano non dico il 50, ma persino il 30 per cento che è già troppo.
Basta con tasse e imposte che ci perseguitano per tutto l’anno dal canone rai al bollo auto, dal pizzo sulla casa alla denuncia dei redditi, dai prelievi fiscali sui risparmi alla tassa che a Bologna si dice “del rusco”, cioè quella relativa ai rifiuti.
E poi fantomatici consorzi di bonifica che spuntano e rifilano bollette con un decennio di “arretrati”, per non parlare delle microtasse che ci strangolano sotto forma di iva, accise e altre porcherie del genere.
Ma oltre al danno economico che subiamo da una simile alluvione di fantasia fiscale mal indirizzata, abbiamo anche la beffa di dover penare per trovare i moduli e poi compilarli (correttamente, perché se si sbaglia una voce o un importo della maniacale dichiarazione elaborata dagli aguzzini del ministero delle gabelle, veniamo puniti con una pena cento o mille volte superiore alle dimensioni del nostro errore), quindi effettuare il pagamento in tempo, anche se allo sportello la coda è infinita o internet non funziona perché il server è andato in tilt o la banca non è “abilitata” per quel genere di pagamento.
Uno stato che meritasse la “s” maiuscola (e le tasse che ci impone), che si occupasse del benessere dei propri cittadini, agirebbe ben diversamente.
Innanzitutto, come ho scritto, una percentuale di tassazione che non superi il 25% del reddito.
Poi una tassa sola, omnicomprensiva, che poi sarà lo stato a decidere come ed a chi ripartire (naturalmente se non si volesse seguire la strada maestra di un autentico federalismo per cui la unica tassa verrebbe versata all’ente locale che poi si preoccuperebbe di destinare allo stato centralista romano una quota magari fissa per abitante in modo che tutti i cittadini del Nord contribuiscano con par condicio con i cittadini del sud).
Sia lo stato a comunicarci per tempo (a gennaio) quanto secondo i suoi calcoli dovremmo pagare in base al nostro reddito (e la casa non è un reddito !) e poi noi a comunicare le spese dell’anno precedente da portare in detrazione con un calcolo che ugualmente deve produrre lo stato, al termine del quale ci comunicherà le rate e gli importi (che si possono tranquillamente pagare con addebito continuativo in banca sul proprio conto corrente).
Tutti gli oneri di calcolo e riscossione a carico dello stato, perché credo che l’onere di pagare (anche cifre di gran lunga inferiori a quelle attuali) sia sin troppo per ogni cittadino.
Purtroppo in Italia, soprattutto dal novembre scorso, è in auge lo sport della tortura nei confronti dei cittadini e tali aguzzini hanno persino ripristinato il pizzo sulla prima casa per farci ancor più male.
Anche in questa occasione si sono dimostrati solo dei sadici gabellieri e invece di sfruttare l’informatizzazione di comuni e catasto per calcolare quanto dovremmo pagare, chiedono alle loro stesse vittime di denunciarsi e di arrabattarsi per pagare.
Poi magari fanno passare come una concessione una rateizzazione in tre o quattro momenti per il pagamento di una cifra spropositata, così, pensano, noi percepiamo la tassa come meno invasiva ...
Le tasse non le vuole pagare nessuno.
Ma per coscienza civica, si potrebbe riconoscere un valore sociale alle tasse se non si  aggiungesse al danno del pagamento, anche la beffa della burocrazia.


POST SCRIPTUM (14 aprile): dai quotidiani di oggi apprendo che Napolitano avrebbe dichiarato indegni di essere accostati al nome Italia, gli evasori fiscali.
Io credo che indegni di essere accostati al nome Italia siano il sistema fiscale che dobbiamo subire e chi lo difende.
Del resto da un vecchio comunista (e per questo sono contento di essere sistematicamente in profondo e totale disaccordo con le sue enunciazioni) che per tutta la vita ha anteposto l'internazionalismo rosso alla Patria ed oggi vi antepone, chiacchiere a parte, il mondialismo servo dei poteri finanziari, non possiamo aspettarci nulla di più e nulla di meglio.




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1 commento:

marshall ha detto...

La grande accusa che faccio a questo governo è che finora non ha fatto nulla contro sprechi e privilegi. Anzi, sembra quasi sia stato messo lì per difenderli.