Sono rimasto piacevolmente sorpreso
dalla copertura che quest’anno è stata data al Giorno del Ricordo
dei Martiri Italiani assassinati dai comunisti slavi nella vicenda
comunemente definita “Foibe” dal nome delle cavità carsiche in
cui i nostri connazionali furono gettato, molti ancora vivi.
Certo non vi è (ancora) quella
condivisione del Ricordo e vi sono ancora consistenti ostilità, come
quelle manifestatesi a Firenze il 31 gennaio allo spettacolo di
Cristicchi, a riconoscere la bestialità compiuta dai comunisti
slavi.
Non possiamo, peraltro, attenderci
atteggiamenti particolarmente intelligenti quando una curva sportiva sbandiera, ogni domenica, l’effige di un criminale
terrorista come Guevara, manifestando così uno stolido ideologismo,
settario e violento.
Ma è importante che, a dieci anni
dalla introduzione per legge di questa celebrazione, l’interesse
per una dolorosa storia patria sia aumentato ed abbia raggiunto le
coscienze di molti Italiani.
Dobbiamo quindi render grazie a chi nel
2004 era al governo (Silvio Berlusconi, a dimostrazione che per quanti errori possono venire commessi, c'è una grandissima differenza tra avere un governo affine oppure uno palesemente ostile) che con l’istituzione
del Giorno del Ricordo ha non solo reso doveroso omaggio ai nostri Martiri,
ma ha anche mandato un forte segnale a Croazia e Slovenia circa
l’appoggio dell’Italia alle comunità rimaste nelle terre avite,
alle rivendicazioni dei risarcimenti dopo gli espropri e i crimini
commessi dai comunisti titini (peraltro con la silente complicità
dei comunisti italiani per colpa dei quali la zona B di Trieste e
oltre metà della Venezia Giulia è finita agli slavi).
Questo recupero di un Ricordo che i
comunisti hanno cercato di cancellare dai libri di Storia,
probabilmente era il compito assegnato alla nostra generazione, alla
generazione di chi non aveva vissuto la guerra, di chi ha beneficiato
del sacrificio dei nostri padri, di chi è stato tenuto all’ oscuro
di tale vicenda, tramandata, però, nei racconti dei genitori e dei
parenti.
Questa coscienza che si sta diffondendo
è importante perché mantiene il legame con terre, come Fiume, Pola,
Istria e Dalmazia, storicamente Italiane e che, per me, restano
Italia e torneranno, prima o poi, in un modo o nell’altro,
all’Italia.
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2 commenti:
Mi sembra però giusto anche ricordare i crimini di guerra fascisti in Yugoslavia, allora il governo sloveno ha parlato di 50mila morti civili addebitabili esclusivamente alla ferocia dei metodi utilizzati dall'esercito italiano.
Esistono anche documenti italiani che non negano questi fatti,ma cercano solo di giustificare i campi di sterminio italiani con una reazione nei confronti di quei cattivi partigiani yugoslavi che avevano l' assurda pretesa di essere padroni a casa loro.
Quello che Lei scrive appartiene al vecchio armamentario giustificazionista dei comunisti, ormai abbandonato dagli stessi Napolitano e compagni. Del resto la crudeltà slava la abbiamo vista anche di recente quando si è squagliata la Jugoslavia, mentre degli Italiani gli stessi Inglesi dicevano che sbarcavamo cannoni e banchi di scuola e che sarebbero rimasti solo i banchi di scuola. E, infine, io accetto ogni revisionismo, anche infondato e anche contrario alle mie convinzioni, a differenza di quanti non concedono la tribuna, ad esempio, ai "negazionisti" proponendo anche in Italia leggi repressive della libertà di opinione. E anche questa è una differenza sostanziale morale e politica.
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