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No alla deriva

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20 gennaio 2017

Trump Day


Otto anni sono lunghi e veloci al tempo stesso.
Mi sembra ieri quando George W Bush dovette lasciare la Casa Bianca ma non ad un democratico qualunque, bensì al primo negro eletto presidente, di sinistra, più socialista che liberal, con autoconfessato assaggio di droga in gioventù, di incerte origini (il padre non è mai stato cittadino statunitense, ma era ed è cittadino di uno stato africano), sostenuto (e si è visto che ha pagato il debito) dalle organizzazioni omosessuali, con una moglie che ha dichiarato che con l'elezione di suo marito è stata la prima volta di sentirsi orgogliosa degli Stati Uniti, quindi una antipatriottica.
Obama si è dimostrato quello che i suoi detrattori avevano denunciato sin da subito: inadeguato al ruolo.
Ha distrutto una fitta tela di alleanze, ha sbagliato mosse (complice anche l'improvvisata segretaria di stato, la moglie di Clinton incompetente quanto lui e talmente ambiziosa da pretendere pure la presidenza), ha favorito la caduta di regimi dittatoriali, sì, ma che da decenni garantivano stabilità in Africa e in Asia, riaprendo la guerra fredda con la Russia, decretando sanzioni che hanno danneggiato principalmente l'Italia.
Un bilancio tutto in rosso (in ogni senso).
Eppure anche questi otto lunghi anni di disfacimento, sono volati via e oggi alle 12 ore di Washington, 18 ora italiana, Donald Trump giurerà come 45° presidente degli Stati Uniti (o dobbiamo attendere il comunicato ufficiale della suffragetta ex teleKabul ben individuata nella vignetta di Krancic pubblicata sul Giornale di sabato 14 gennaio ?).
Finalmente !
Ovviamente noi possiamo solo auspicare che Trump agisca in base alle sue dichiarazioni in campagna elettorale anche se sappiamo che dovrà combattere con le resistenze delle consorterie che, dopo aver cercato di impedirgli di raggiungere la candidatura e poi la presidenza, oggi gli hanno scatenato contro nani e ballerine e giullari vari.
Non sarà facile, ma anche le ultime dichiarazione a favore della Brexit, dell'apertura alla Russia, contro le paturnie ecoambientaliste, contro la politica immigrazionista della Merkel che vede noi Italiani tra i più danneggiati, fanno ben sperare noi e tremare chi, negli ultimi otto anni si è arricchito supplendo all'assenza della politica statunitense.
Non so se ci salverà Trump come sostiene Sallusti in un editoriale controcorrente rispetto alla politica consociativa che sta sostenendo in questi ultimi tempi.
Possiamo solo augurarcelo e, per ora, per oggi, sederci davanti alla televisione verso le 18 per guardare il giuramento del Presidente e, soprattutto, per godere dei commenti biliosi di tutta quella manica di commentatori ed "esperti" che si erano espressi e avevano puntato la loro credibilità sulla vittoria della moglie di Clinton.
Le loro facce gialle sono, da sole, un beneaugurante avvio della nuova era.




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