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05 febbraio 2025

La Riviera di Gaza

Leggo che il Presidente Trump ha il sogno di trasformare Gaza nella Riviera di Gaza, un bel sogno che però trova un ostacolo nella presenza di una popolazione che non sembra in grado di trasformare quella lingua di terra in una cornucopia di denaro derivante dal turismo.

Trump lo ha capito e propone di spostare i palestinesi all'interno degli stati musulmani già costituiti che, da parte loro, se ne guardano bene dal voler accogliere una moltitudine di persone poco avvezza ad un rapporto civile e laborioso.

Non lo dico io, lo dice la Storia.

Da quando, negli anni sessanta, cominciai a seguire i fatti del mondo attraverso il telegiornale che precedeva Carosello e dagli articoli di un giornale di cui leggevo inizialmente la sola pagina sportiva per poi allargarmi alle altre, ho sempre sentito e letto di questi palestinesi che dirottavano aerei e navi, ammazzavano gente e compivano attentati.

Non solo in Israele, il nemico designato, ma anche a casa nostra.

Ricordo di quell'ometto, Arafat, che si presentò al cospetto di Re Hussein di Giordania, al quale aveva occupato la Cisgiordania, per "trattare" armato di un kalashnikov, con il commento del giornalista che, mi ricordo, scrisse come Arafat appoggiò sul tavolo il suo kalashnikov, mentre il Re aveva una semplice pistola, quasi in uno studiato gioco a dimostrare chi avesse più forza nagoziale.

Capisco quindi come gli stati musulmani della zona non abbiano intenzione di portarsi in casa degli estranei che rappresenterebbero motivo di tensioni sociali.

Ma da qualche parte quelle persone dovranno pur trovare una collocazione e non potrà certo essere in Occidente, perchè non vedo la ragione per cui dovremmo accollarceli noi quando i loro fratelli di religione non li vogliono.

Probabilmente, se non si fossero messi nelle mani di terroristi assassini (Arafat prima, Hamas poi) la convivenza in e con Israele sarebbe stata utile ad entrambi, ma con le scene che si ripetono, con i palestinesi che ricordo festeggiarono nelle strade sia l'11 settembre 2001 che il 23 ottobre 2023 e che, ancora oggi, accorrono al richiamo dei terroristi per "celebrare" la "vittoria" durante il rilascio degli ostaggi israeliani, ho qualche dubbio che ci siano prospettive in tal senso.

Il sogno del Presidente Trump è molto bello, una visione di un mondo pacificato dove, come i beduini si sono trasformati grazie al petrolio, anche i palestinesi possano diventare operatori turistici, ma, forse, hanno ragione gli israeliani quando dicono che prima debba essere annientata Hamas.

Un po' come in Libano, una volta un paradiso per ricchi, una seconda Costa Azzurra, e poi finito in macerie con la crescente presenza sempre dei palestinesi, poi dei terroristi Hetzbollah.

La questione medio orientale non si risolve con la creazione di uno stato che poi finisce nelle mani di una banda di terroristi, ma con l'estirpare il male del terrorismo e, quindi, avviando la popolazione verso attività economiche, pacifiche e produttive.

La Riviera di Gaza oggi è un sogno, ma potrebbe essere il traguardo cui tendere nel medio tempo.


 

1 commento:

Nessie ha detto...

Il conflitto israelo-palestinese dura da più di 80 anni. E quando una guerra dura da troppo tempo è difficile pensare che le rafioni e i torti stiano da una parte sola. Sinceramente mi sono rotta, degli uni come degli altri. Inoltre, entrambi praticano religioni veterotestamentarie e temo che quello religioso sia un fattore che non aiuta a una vera pacificazione. Pertanto sono pessimista.