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16 maggio 2018

La perniciosa autoreferenzialità della casta giornalistica


Una volta c'erano le corporazioni che consentivano di svolgere un lavoro (muratore, fornaio, macellaio etc.) solo a chi ne facesse parte e per essere membro della corporazione bisognava esserne accolti e accettati.
Oggi le corporazioni si chiamano caste, con una chiara connotazione negativa e tra le più autoreferenziali c'è quella dei giornalisti che, da un paio di anni, stanno battagliando, tutti uniti, senza distinzioni ideologiche, per impedire che vi sia una informazione libera che prescinda dalle loro penne cui vorrebbero riservare l'unico diritto di parola, tacciando altri di "fake news".
Naturalmente sarebbero loro a decidere chi e come si fa "buona informazione" e quali notizie sarebbero da censurare e, magari, sanzionare.
Un nuova censura, insomma.
In questi giorni tormentati per la costruzione di un governo che non sappiamo se ci sarà (nè se sia cosa buona e giusta che si formi) vediamo la stampa, stranamente uniforme e monocorde (forse con qualche piccola stonatura da parte de La Verità di Belpietro) dileggiare i protagonisti del tentativo di formare il governo, Di Maio e Salvini e i rispettivi partiti.
Particolarmente scatenati sono i quotidiani affiliati alle consorterie europee, quelli che vorrebbero imbottire l'Italia di immigrati e soggiacere a tutti gli ordini della Merkel per interposto Juncker.
Ma forniscono ampie dimostrazioni di sudditanza, sia pur per differenti motivi, anche Feltri e Sallusti con Libero e Il Giornale che non perdono occasione per berciare contro Salvini (pensando di favorire Berlusconi e Forza Italia ma ... credo si sbaglino di grosso !).
Ma quali sono le accuse imputate a Lega e Cinque Stelle ?
Il presunto dilettantismo che sarebbe reso manifesto dai tempi dilatati delle trattative e il fatto di non avere ancora un nome per il Premier, una lista di ministri e un programma certificato.
Una critica non solo ipocrita, ma anche miope visti i risultati delle precedenti esperienze con governi costituiti nel giro di una notte (veggasi Monti-Fornero !).
La tanto decantata Germania, ha impiegato sei mesi, centottanta giorni, per costituire un governo: mezzo anno senza governo, passato a trattare e scrivere il programma (di ben centosessanta pagine) che, adesso, tetragonamente, come solo i tedeschi possono e sanno fare, verrà realizzato senza distrarsi da eventi, scritti, strilli di nani e papi, ballerine e giornalisti, economisti e cantanti.
Sei mesi, centottanta giorni, per fare il governo, in una situazione complessiva sicuramente più agevole, visto che loro non hanno una legge Fornero e che sono loro a comandare nell'unione sovietica europea mandando pizzini agli altri stati e naturalmente non ricevendone alcuno.
A fronte di quei sei mesi noi non siamo neppure al terzo mese di trattative.
Loro, tra l'altro, non hanno avuto un presidente che rema contro, che sta con il fiato sul collo, cronometro alla mano e pronto a dire "no, quello non va bene".
Di più.
I tedeschi hanno un governo CDU-CSU-SPD quando i socialisti della SPD, dopo il voto, si erano chiamati fuori e, infatti, per mesi le trattative sono proseguite tra CDU, CSU liberali e verdi.
Vicinissimi a formare un governo quadripartito, poi naufragato sugli immigrati perchè la FDP (liberali) chiedeva un maggior rigore, esattamente come la Lega.
Nessuno si è scandalizzato, nè ha berciato o dileggiato i protagonisti se, al quinto mese, la Merkel ha cominciato a trattare con l'SPD e, quindi, al sesto mese ha chiuso l'accordo e formato il governo.
Se l'hanno fatto i tedeschi, perchè a Di Maio e Salvini non viene concessa analoga disponibilità di tempo ?
E se dileggiano Salvini e Di Maio, perchè sono tutti proni davanti alla Merkel ?
Ecco perchè è necessario che non vi sia alcuna censura sul web, non vi siano nell'informazione esclusive, nè filtri, nè caste depositarie della verità che cantano sempre tutti in coro la stessa canzone.






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1 commento:

Nessie ha detto...

I giornalisti sono diventati più sbirri del Potere degli stessi politici. Ieri sera da quel cameriere di Vespa sparavano a palle incatenate sia Libero, sia il Sole 24 ore (senza differenza tra di loro) contro l'esponente della Lega, vicesegretario nazionale, ospite in studio. E tra loro non c'era differenza.

Quanto a Sallusti non passa giorno che non faccia la Voce del Padrone (come lo stemma della vecchia RCA-dischi col cane davanti al grammofono) contro Salvini. Spera così, di aumentare le tirature del quotidiano della casa e di servire meglio il suo Badrone.