Più leggo, però, più non riesco a capire che razza di reato possa mai essere l'interferenza sulle nomine.
Mi dispiace che Arianna Meloni, oltre a respingere il metodo utilizzato dai cattocomunisti per fare politica, abbia sentito il bisogno di dire di non aver mai partecipato a riunioni per valutare a chi affidare questo o quel ruolo.
Presidenti, amministratori delegati, consiglieri di amministrazione delle società partecipate, ma anche i comandanti delle Forze Armate, della Polizia, della Guardia di Finanza, sono tutti di nomina governativa.
Così come incarichi più politici, in senso lato, come i membri di spettanza parlamentare della corte costituzionale o i membri "laici" del csm, il commissario europeo, derivano da candidature concordate tra i partiti delle coalizioni.
Tutti quegli incarichi vengono ricoperti per nomina, non in base all'ispirazione dello Spirito Santo, ma attraverso un esame di merito tra i partiti che, più che legittimamente, comprende anche la compatibilità ideale con chi quella nomina deve effettuare, perchè tutti devono remare nella stessa direzione e sarebbe ridicolo che un governo nominasse ad un incarico qualcuno che sia ostile al suo progetto di società.
Quindi Arianna Meloni, che è una dirigente di Fratelli d'Italia, cioè il partito guida della Coalizione di Governo ed anche il primo partito d'Italia, è pienamente legittimata a partecipare ad incontri, riunioni, proporre nomi e storcere il naso sulle proposte altrui.
Dove starebbe il reato ?
Perchè è la sorella del Premier ?
Ma quanti sono i "figli di", "fratelli di", "padri di", "mogli di", che sono intervenuti in politica, a cominciare dai La Malfa padre (Ugo) e figlio (Giorgio) che sono i primi che mi ricordi nel tempo ?
Dov'è il problema ?
Sallusti ha fatto benissimo a riportare le voci che ha raccolto, tanto più che, vista la reazione stizzita di Renzi, forse, almeno in parte, ci ha azzeccato.
Ma adesso la palla è alla Politica, perchè approvi finalmente una legge che metta al riparo, in modo blindato, da ogni ipotetica interferenza della magistratura, in base al principio che l'unico giudice legittimato a condannare o assolvere, con il voto di bocciatura o di conferma, un politico è solo e soltanto l'Elettore.
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