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08 agosto 2024

Le due destre della Meloni e di Salvini

Fratelli d'Italia e Lega, da quando c'è Salvini che pure arriva da esperienze adolescenziali di estrema sinistra, rappresentano due destre, a volta sovrapponibili, altre complementari, altre volte ancora interscambiabili.

E' un bene per noi Elettori che possiamo scegliere, sapendo comunque di non buttare via il voto con l'astensionismo o il voto a liste monotematiche che durano una sola stagione e neppure di metterlo nel congelatore in attesa di tempi migliori.

Le regole non scritte della opportunità politica dicono che quando ci sono due partiti che sostengono Valori, Principi, Progetti similari, sia meglio dare forza a chi ha maggiori possibilità di incidere e di essere forza di aggregazione per trasformare quei Valori, Principi, Progetti in legge.

Ma c'è anche un altro modo per scegliere quale destra si predilige, sempre nella consapevolezza di non sprecare il proprio voto.

Le due destre di Salvini e della Meloni hanno caratteristiche comuni, ma origini e qualche venatura differente, un po' per i ruoli attualmente ricoperti dai due leaders, un po' per la storia dei due partiti.

La destra rappresentata da Fratelli d'Italia affonda le sue radici in Alleanza Nazionale e prima ancora nel Movimento Sociale Italiano.

Non ho dubbi sul fatto che se si potesse chiederglielo, Almirante indicherebbe nella Meloni la sua erede e in FdI la sua eredità.

E' una storia nobile, quella di Fratelli d'Italia, fatta di comunità, di battaglie politiche da minoranza, di coerenza.

Il personale politico di Fratelli d'Italia non è improvvisato, ma arriva da una lunga militanza di base, cominciata spesso, come nel caso della Meloni, dai banchi di scuola.

Ma anche la Lega ha una lunga storia di militanza di base, di banchetti per le strade, nelle piazze, su temi, però, in partenza diversi, ma ugualmente presenti nel sentimento profondo dell'Elettore di destra.

La riprova della intercambiabilità è data dal passaggio, praticamente senza eccezioni, del voto da uno all'altro partito quando uno (la Lega) ebbe uno sbandamento entrando nel governo Draghi assieme ai cattocomunisti e poi votò per la rielezione di Mattarella, che stiamo pagando ancora e pagheremo fino al 2029.

La Lega accarezza meglio il sentimento popolare su alcuni temi, come l'immigrazione, l'autonomia locale, l'appartenenza all'unione europea, di quanto non faccia FdI, ma molto è conseguenza del differente ruolo della Meloni che deve interloquire (probabilmente malvolentieri) con la Von der Leyen, Macron, Scholz) rispetto a Salvini che ha maggiore libertà e quindi può non andare per il sottile nel parlare di quei soggetti.

Se molti Elettori di destra auspicherebbero un partito unico, è bene ricordare come la somma di due partiti ha sempre dato un risultato inferiore alla sommatoria dei voti di quando erano separati.

Lo ha dimostrato il Psi con le sue ripetute scissioni e riunificazioni con il Psdi, lo hanno dimostrato i cosiddetti "laici" quando hanno tentato le liste uniche alle europee tra Pli, Pri e poi anche i radicali, ma la dimostrazione più eclatante è quella della Dc e del Pci che, divisi, al massimo del loro splendore, arrivavano al 70% e adesso, uniti nel Pd, festeggiano il raggiungimento (interamente a scapito del loro alleato Conte) del 24%.

Andrei quindi cauto a vagheggiare un nuovo Pdl o un Partito della Nazione, così come un partito, un terzo partito, di destra che faccia della "purezza" la sua battaglia iniziale.

Teniamoci queste due versioni di una destra vincente, di governo che, se rinforzata dal rientro di chi si è smarrito tra astensionismo e listini di tanta buona volontà e pochi voti, potrà dare e fare di più.

Per la nostra maggior soddisfazione e per uno scorno ancora maggiore di tutti i cattocomunisti.

 

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