Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

30 aprile 2009

Italia federale: solo una foglia di fico

Così il tanto agognato federalismo fiscale è legge.
Con il voto favorevole dell’ “indomito” Di Pietro, l’astensione del pci/pds/ds/pd e il voto contrario della piccola udc.
La Lega esulta, anche se non capisco per cosa, visto che a fronte del federalismo fiscale, vi sono norme che caricano ulteriori oneri sul bilancio pubblico, quali le disposizioni per “Roma capitale” e l’impegno a non ridurre i finanziamenti a quelle regioni che, per effetto dell’attribuzione in sede locale di alcuni tributi, vedrebbero decurtato il loro avere.
Allora quale federalismo sarà mai ?
Giusto una foglia di fico che consentirà alla Lega di suonare la grancassa in questo ultimo mese di campagna elettorale per le europee, cercando di far dimenticare le ben più gravi defaillance sul trattato di Lisbona, le ronde, l‘obbligo di denuncia dei clandestini, la loro mancata detenzione prima dell’espulsione per impedire che sciamino per l’Italia, i provvedimenti sulla sicurezza interna depotenziati dalla sinistra e dai radicalfiniani del pdl.
Per non parlare dell’ultimo schiaffo subito da Berlusconi quando ha annunciato il voto “sì” a quel referendum che, invece, meriterebbe di essere seppellito da una valanga di astensioni.
Ma Berlusconi va capito: quando mai potrà capitare di vedersi consegnare il governo eterno grazie alla campagna elettorale della sua opposizione ?
Sì, perché se vinceranno i “sì”, non è vero che sarà abrogata la legge elettorale Calderoli, è vero invece che sarà solo modificata e alle prossime elezioni il premio di maggioranza andrà solo ed esclusivamente al partito – e non più alla coalizione – di maggioranza relativa.
In questa situazione, è l’eternità al governo di Berlusconi e del pdl “partito di centro,moderato e liberale”, almeno finchè sarà guidato dal viveur di Arcore.
E tutto ciò sarà ottenuto grazie al “sì” dei vari Pannella, Di Pietro, Veltroni e il suo rimpiazzo ferrarese
La Lega cosa può presentare ai suoi elettori dopo un anno di chiacchiere e di governo ?
Solo una striminzita legge sul federalismo fiscale.
Un po’ poco per sperare in quella avanzata che avrebbe pesantemente condizionato (in positivo) le future azioni del governo.
Soprattutto, perché gli elettori dovrebbero votare per un partito che si proclama “legge e ordine” e poi, alla prova dei fatti, pur di incassare la miseranda legge sul federalismo fiscale, lascia correre ogni depotenziamento delle pur valide proposte sulla sicurezza interna ?

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29 aprile 2009

Dobbiamo rimpiangere Lady Andreotti

La considerazione del titolo deriva, ovviamente, dalla acida reazione che la moglie di Berlusconi ha avuto alle notizie di stampa circa la candidatura di giovani e avvenenti donne nelle liste del partito del marito.
E allora, diciamolo: gran donna la Signora Andreotti, di cui non ricordiamo il nome e neppure il volto.
Erano i tempi della prima repubblica, quando le donne, mogli, madri e figlie dei politici avevano la dignità e il senso di responsabilità di restare in disparte.
Erano i tempi della prima repubblica quando il pubblico era totalmente distinto dal privato e non aveva rilievo chi era sposato con chi.
Veronica Lario (credo, tra l’altro, che questo non sia il suo vero nome, ma, del resto, non sono un esperto di pettegolezzi) non è nuova ad entrare a gamba tesa contro il marito.
E mi stupisce la tolleranza che Silvio Berlusconi sta dimostrando, anche questa volta, nei confronti degli eccessi della consorte la cui reazione sopra le righe indica, probabilmente, una presa d’atto sulla sua giovinezza ormai sfiorita che non accetta che il marito abbia ancora energie e carisma per attrarre giovani donne.
Vada al premier la solidarietà di chi scrive e, se può consolarlo, si narra che anche Socrate non avesse vita facile con sua moglie, Santippe

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27 aprile 2009

La Lega farà sboom

Le europee del 7 giugno potevano essere la definitiva consacrazione del partito di Bossi, invece rischiano di segnarne il declino.
Il voto a favore del trattato di Lisbona e i continui cedimenti al buonismo accattone della sinistra e dei radicalfiniani del pdl hanno mostrato una Lega più di chiacchiere che di lotta e tanto di poltrona governativa più che di governo.
Sono finite nel dimenticatoio le iniziative contro la costruzione delle moschee, per la rivalutazione delle Tradizioni italiche, per le ronde, la castrazione degli stupratori, l’ampliamento delle possibilità di rendere legittima (cioè senza persecuzioni) la difesa che i cittadini onesti adottano contro i criminali.
Ma, soprattutto, i fatti stanno travolgendo la “linea del Piave” della Lega sulle espulsioni dei clandestini, la loro messa in sicurezza perché non possano sciamare per l’Italia e siano denunciati da chiunque li identifichi, come obbligo civico e morale che dovrebbe permeare ogni singolo cittadino senza aver bisogno di una norma che lo sancisca.
La debolezza della Lega è la debolezza che sta mostrando Maroni nel gestire la questione Lampedusa e un decreto sicurezza che è stato trasformato, dalle imboscate radicalfiniane, in un buffetto sulla guancia dei clandestini.
Siamo al punto che persino un nulla come Malta può, impunemente, dileggiare la politica di sicurezza (?) adottata in Italia.
Ciò che è più grave è che sembra non vi sia reazione alcuna, anzi, nel nome di una presunta “unità”, anche la Lega si stia accucciando all’ombra del “politicamente corretto”.
C’è ancora tempo perché la Lega compia un qualche gesto eclatante che le consenta di recuperare quella credibilità persa in questi mesi di continui compromessi e cedimenti, ma le elezioni europee rischiano di segnare una inversione di rotta, portando anche questo partito nel più monotono galleggiare di andreottiana memoria.
E ancora una volta si sente la mancanza di una Destra unita (Forza Nuova, Fiamma Tricolore, La Destra e tutti gli altri movimenti di Area), che sappia catalizzare l’amore per la nostra Patria e l’odio di chi vorrebbe devastarla lasciando campo libero ad ogni deriva morale e ad ogni invasione degli illegali.

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26 aprile 2009

Nostalgia dell'avvenire

E così anche per il 2009 si archivia la stanca liturgia resistenzialista che vive, esclusivamente, grazie alla forza della propaganda e della comunicazione giornalistica.
La maggior parte degli italiani non è interessata alle faziose rivisitazioni della Storia a fini di propaganda, talmente ripetute che, ad una certa età, c’è qualche vecchio comunista, ahinoi assurto ad importanti cariche istituzionali, che ne parla come se fossero realmente accadute.
Piaccia o non piaccia, i “partigiani” furono ininfluenti per la sorte della guerra.
Anche in questa circostanza Berlusconi si è mostrato ben al di sopra degli altri teatranti della politica, richiamando furbescamente la eventualità di riconoscimenti anche ai Combattenti della Repubblica Sociale Italiana e scatenando la abituale canea rossa.
Anche se ha toppato nel definire "parte sbagliata" a priori la R.S.I., quando è, invece, "parte perdente", divenuta "sbagliata", come sempre accade a chi perde una guerra e a seguito di una sconfitta causata esclusivamente dalle Armate Anglo Americane.
Ma quella è la distinzione tra il "giusto" e "sbagliato" che deriva dalla Storia, mentre resta libero il giudizio personale di ognuno, in base alla propria esperienza, sensibilità e libertà.
E non sono mancate le urla isteriche contro gli esponenti del Centro Destra che si sono prestati a partecipare ad una ricorrenza che interessa ed a cui partecipa solo la popolazione di sinistra.
A dimostrazione, per chi si sforza, dopo un passato onorevole, di far passare la propria, poco dignitosa, transumanza tra le file dei resistenzialisti in s.p.e., che l’unica pacificazione intesa dai comunisti e loro accoliti è solo quella dell’acquiescenza e genuflessione alla loro versione di una storia riveduta e corretta.
Ma è nostro compito conservare la memoria del passato e agire perché possa realizzarsi quel progetto di società in continuo divenire e progresso, che è il compito di ogni generazione.
L’Italia, come tutto l’Occidente, è in pericolo e lo è non più da una ideologia che è stata sconfitta ma da una deriva morale che rischia di far rapidamente regredire la nostra pur avanzata Civiltà.
L’aver raggiunto un livello di benessere e di opulenza mai prima conseguito da nessuna civiltà, ci ha indotto a distogliere la vigile attenzione da quei germi che la Storia ci ha ripetutamente segnalato come ciò che ha corroso e condotto alla fine tante civiltà prima della nostra.
Lassismo nei costumi, perdita dei valori, relativismo, nichilismo, materialismo, sono tutti Cavalieri del Male che stanno inquinando l’Italia e l’Occidente.
Si devono fare leggi per poter non solo curare, ma anche solo nutrire i malati ed impedire che siano privati dell’alimentazione.
Si trasforma quella che può essere una dolorosa necessità, in un “diritto” e persino una “conquista”.
E mentre si reclama allegramente il "diritto" a sopprimere vite innocenti, ci si oppone, in tutti i modi, a che altre vite innocenti siano salvate dai criminali, consentendo a questi di poter reiterare i loro crimini invece di mettere, definitivamente, fine al pericolo che rappresentano per la società.
Si ipotizzano leggi che concedano privilegi ad unioni innaturali.
Si ironizza sugli atti di eroismo e, invece, si intitola un’aula parlamentare ad uno che lanciava estintori contro i Carabinieri.
C’è, quindi, un grande spazio per la Destra, una Destra che sappia riprendere un cammino unitario, dietro un solo Leader, con un solo Simbolo.
Fino a quel momento abbiamo una ampia possibilità di scelta tra le "offerte" che il "mercato" propone a chi è di Destra e non intende confondersi con i nuovi resistenzialisti che rivisitano la Storia e con i radicali, con i "libertari" che propugnano una società devastata nelle fondamenta tradizionali.
Forza Nuova, Fiamma Tricolore, La Destra sono solo le tre principali "famiglie" cui guardare in attesa della loro riunificazione che ci consentirà di salvaguardare dalle contaminazioni il nostro voto e con esso la nostra dignità.
Perchè abbiamo ancora tanta nostalgia dell’avvenire.

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22 aprile 2009

Il 25 aprile non sarà mai una data unificante

Con buona pace di Berlusconi e, soprattutto, dei suoi cattivi consiglieri che lo hanno indotto ad annunciare che si unirà al coro nella liturgia celebrante la sconfitta di 64 anni fa, il 25 aprile non sarà mai una ricorrenza che unisce.
Motivi di carattere etico, storico e politico suffragano tale affermazione e stupisce che i consiglieri di Berlusconi li abbiano bellamente ignorati, consentendo alla sinistra di ironizzare, soprattutto ricordando che per 14 anni Berlusconi ha passato il 25 aprile, come tanti di noi, in altre faccende affaccendato e non come celebrante del rito, ormai più vecchio che antico e poco accettato comunque.
Certo, oggi, Berlusconi può fare quello che vuole.
La sua popolarità è ai massimi livelli, gli elettori hanno fiducia in lui e la “politica del fare” sta dando i suoi frutti.
Il problema sarà grave per il “partito di centro, moderato e liberale” quando Berlusconi non ci sarà più ed è per tale momento che dobbiamo conservare ed unire la Destra, anche ricordando quei motivi etici, politici e storici che rendono il 25 aprile una data che divide oggi, come ieri, come domani.
1) Non è una festa. Sarebbe come a dire che noi bolognesi dovremmo festeggiare non il 7 giugno (anniversario della vittoria dell’ultimo scudetto), bensì il 16 maggio, anniversario della prima retrocessione in serie “b” o, per restare in tema bellico, anziché celebrare il 4 novembre, l’Italia Liberale avesse deciso di festeggiare il 27 luglio, la prima sconfitta di Custoza (1848).
2) Non unisce. Come non potrà mai unire la celebrazione di una sconfitta che ha visto alcuni italiani combattere contro altri italiani, ambedue al seguito di eserciti stranieri.
3) Non fu una vittoria. L’Italia fu sconfitta nel 1945. Lo dimostrano le condizioni imposte dai vincitori, i debiti di guerra, la perdita di terre italiane.
4) L’apporto degli italiani alla guerra fu insignificante. Senza le Forze AngloAmericane non vi sarebbe stata alcuna “resistenza” (che infatti cominciò solo all’indomani dell’8 settembre) e il “contributo” alla vittoria Alleata fu totalmente privo di consistenza.
5) E’ solo una propaganda di parte. Il 25 aprile cominciò ad essere celebrato con lo sfarzo che oggi conosciamo solo a metà degli anni sessanta quando il pci pensò di poter attuare una marcia di avvicinamento al potere e tentò di acquisire benemerenze inventandosi una “resistenza” che all’atto pratico, storicamente, non esistette.
6) Non rappresenta Valori. La retorica invalsa in questi anni è imbottita di frasi imponenti costruite attorno ai “valori della resistenza”, ma quali valori ? La Libertà, quella vera, è arrivata grazie alle baionette Anglo Americane. Gran parte dei resistenzialisti guardavano al totalitarismo comunista come regime da importare in Italia. Gli omicidi compiuti nel “triangolo della morte”, lo stesso assassinio del Duce e di Claretta Petacci stanno a testimoniare il “valore” e i “valori” dei resistenzialisti.
7) E’ una mistificazione storica. Si tenta di riscrivere la Storia, facendo credere alle giovani generazioni che contro l’Armata tedesca e le forze regolari della R.S.I., dei “partigiani” abbiano combattuto e “restituito la libertà” all’Italia, ignorando che senza gli AngloAmericani non sarebbe esistita e neppure iniziata alcuna “resistenza”.
8) Perpetua il clima da guerra civile. Contrariamente alle dichiarazioni pubbliche, celebrare con queste modalità – come se fosse una vittoria – la sconfitta del 1945 perpetua le divisioni tra italiani invece di aiutare a superarle.
9) Attribuisce dignità ai comunisti. Queste celebrazioni sono sempre state il fulcro di ogni campagna di propaganda del pci e dei partiti suoi eredi. Accettare l’impostazione del 25 aprile come “festa”, significa attribuire dignità a chi voleva trasformare l’Italia in un gigantesco gulag al servizio di Stalin.
Nove fondati motivi per riportare il 25 aprile alla sua reale dimensione di ricorrenza di una sconfitta in cui limitarsi a ricordare tutti i morti della seconda guerra mondiale.
I Valori per cui battersi sono altri e non stupisce vedere che proprio i più accaniti resistenzialisti sono anche in prima fila per abbattere quei Valori: dalla politica della Vita a quella della Famiglia fondata sull’unione di un Uomo con una Donna, dalla Libertà di pensiero a quella di diffondere liberamente le proprie idee, dalla Libertà di mercato alla Libertà di gestire il proprio denaro senza invadenze dello stato.
Berlusconi sbaglia, dopo 14 anni, a prestarsi a simili celebrazioni.
Sbaglia anche se la sua motivazione potrebbe avere un pregio, perché se è vero che non è opportuno lasciare spazio al “nemico”, è altrettanto vero che era così anche nei passati 14 anni.
Berlusconi sbaglia perché, ancora una volta, come è accaduto per le politiche del 2008, allontana chi sarebbe stato un suo leale sostenitore, perdendone sempre più il consenso, senza peraltro acquisire nulla sull’altro versante, dove trova e troverà solo persone ostili che resteranno tali anche dopo la sua partecipazione ai riti del 25 aprile.

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21 aprile 2009

I cori da stadio non sono razzismo

L’ossessione antirazzista, che ha, di suo, volgarizzato il significato del termine, ha trovato un nuovo “bersaglio grosso” per celebrare la propria retorica liturgia: i cori dei tifosi delle squadre di calcio.
Sin dal tempo degli anfiteatri romani, dagli spalti e dalle gradinate, il Popolo ha sempre manifestato con espressioni colorite, spesso non utilizzate nella vita civile di tutti i giorni.
Una volta era di moda “l’arbitro cornuto”, poi “c’è un filo d’erba ...” che immancabilmente faceva combaciare una rima “significativa” al nome del giocatore, della squadra o della città avversa.
Da sempre vengono prese come bersaglio caratteristiche fisiche del “nemico” del momento.
Viene ad essere ridicolizzata una particolare gestualità o una accentuata inflessione dialettale.
E' razzismo tutto questo ?
No di certo
.
E’ un modo di interpretare il tifo sportivo, un modo sanguigno e sgradevole per il bersaglio, ma l’obiettivo è proprio quello di “dare una mano” alla propria squadra creando tensione e nervosismo nell’avversario “beccato”, al punto che possa sbagliare anche conclusioni facili.
La reazione nei confronti di simili cori non può che essere l’organizzazione da parte dei tifosi avversari di analoghi cori che accolgano, al prossimo campionato, i giocatori della Juventus con uno sfottò accentuato dall’ennesimo scudetto cucito sulle maglie della grande avversaria ( e chi scrive ha in antipatia entrambe le squadre e non può essere accusato di “partigianeria” in proposito da alcuno).
Il vero razzismo lo si alimenta invece dando spazio alla retorica, confondendo il rettangolo di gioco con la vita reale.
Il vero razzismo lo si alimenta con iniziative, come quella di Ginevra, dove un gruppo di staterelli, spesso retti da piccoli tiranni sanguinari, si permettono si applaudire uno di loro che offende la realtà, lo stato che lo ospita e la verità di una situazione, rappresentando il mondo come esiste solo nelle fantasie perverse di chi vorrebbe trasformarlo in una gigantesca moschea.
Lasciamo stare il calcio e lasciamo che i tifosi si sfoghino con le parole, come è sempre stato e cerchiamo di essere tutti più concreti: i veri problemi sono altri.

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19 aprile 2009

Il vecchio resiste e il nuovo barcolla

La vicenda del terremoto in Abruzzo, del referendum elettorale, delle nomine rai pur non essendo novità nella cronaca e nella politica italiana, in questo aprile 2009 demarcano con grande nettezza lo spartiacque tra il vecchio modo di interpretare e fare politica e un “nuovo” modello che ha un solo, barcollante interprete, spesso isolato (e mal consigliato) anche dai suoi collaboratori: Silvio Berlusconi.
Vediamo infatti che il rimpiazzo di Veltroni, nel disperato tentativo di limitare le perdite di consenso, non si fa scrupolo di ingaggiare una polemica strumentale ogni giorno.
Il referendum elettorale come momento di spreco.
Uno spreco, però, voluto da chi il referendum ha promosso, non certo dal governo.
E se il referendum fosse sentito dal Popolo, non avrebbe bisogno di ricorrere al traino di altre elezioni, di genere completamente diverso, in un indigesto pastone di mele e pere.
Ma il vice di Veltroni si aggancia a qualsiasi tema pur di avere spazio nei notiziari, interpretando la parte del combattente contro Berlusconi.
Ed ecco che davanti ad una logica dichiarazione del premier (le indagini sui crolli non ostacolino la ricostruzione) insorge ritenendola un “insulto”.
Mi piacerebbe conoscere l’opinione degli sfollati: preferirebbero avere un tetto sulla testa o vedere i magistrati che indagano per anni sulle responsabilità tra perizie e controperizie ?
Comunque adesso sappiamo perchè si sono tenuti nelle baracche, in passato, migliaia di italiani colpiti da analoghi eventi naturali: prima le indagini, poi la ricostruzione, se questa è una mentalità pratica …
Terzo attacco del segretario a termine del pci/pds/ds/pd sulle nomine rai.
Con una finta ingenuità che ispirerebbe ben altre reazioni, critica i contatti tra la maggioranza parlamentare e i dirigenti rai.
Ma dov’è vissuto fino ad ora ?
Finchè la rai sarà pubblica le nomine spetteranno – logicamente – alla maggioranza con una lottizzazione che rispecchia i rapporti di forza parlamentari.
Perché, invece di scandalizzarsi ipocritamente per questo rito obbligato dalla natura pubblica della rai, non presenta un disegno di legge per la privatizzazione totale della rai ?
A supporto di un partito così dissestato arriva anche il “soccorso rosso” di Napolitano che, in ogni senso, rappresenta al meglio il vecchio che resiste.
Sua è, in ultimo, l’ennesima lettera per “rivendicare” le sue prerogative nell’esame dei decreti leggi e loro successive conversioni.
E’ evidente che il vecchio modo di far politica qui si tramuta in un ossessivo rispetto delle forme, anche quando queste, nel 2009 !, andrebbero a scapito della sostanza.
Nella crisi economica come nel post terremoto, il Popolo non è interessato ai formalismi, ma alla concreta attività per migliorare le condizioni di vita di tutti.
Mi sembra che Berlusconi lo abbia, quanto meno, intuito anche se altrettanto non si può dire dei suoi collaboratori e consiglieri che stanno ripercorrendo le vecchie strade già battute delle chiacchiere e della retorica.
E purtroppo combattere da solo stanca anche i guerrieri più indomiti.
Vediamo così che anche Berlusconi sembra cedere alle sirene di chi gli suggerisce di partecipare, per la prima volta in 15 anni, alle liturgie per una guerra che l’Italia ha perso 64 anni fa.
Il vecchio così resiste, mentre il nuovo non sembra godere di buona salute.


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17 aprile 2009

Il referendum elettorale? Meglio nel 2011

La sinistra e i radicalfiniani infiltratisi nel pdl stanno montando una gran cagnara sulla questione del referendum.
Un referendum che, se dovesse brillare di luce propria, subirebbe la stessa meritatamente infelice sorte di quello del 2005 sulla legge relativa alla fecondazione artificiale, che vide la partecipazione di solo un italiano su quattro.
La sinistra e i radicalfiniani lo sanno bene e per questo cercano disperatamente di collegare la scadenza referendaria con qualche elezione che possa trainare il quorum.
Così non si fanno scrupolo di strumentalizzare le vittime del terremoto d’Abruzzo e i senza tetto, blaterando sui milioni che si “risparmierebbero” se il referendum fosse accorpato alle europee e al primo turno delle amministrative.
Ma quei milioni sono spesi per colpa loro, della loro volontà di sottoporre a votazione un tema di scarso interesse popolare, prettamente di tecnica elettorale e con una valenza esclusivamente partitica.
La legge prevede che ciò sia possibile e quindi sia: ma che si assumano la responsabilità di averlo promosso e di riconoscere che i costi dello stesso sono causati da tale volontà della sinistra e dei radicalfiniani.
E perché tale referendum possa avere valore, non solo giuridico ma anche morale, deve superare il quorum.
Ma deve farlo per la propria forza persuasiva, non perché la gran parte dei cittadini al seggio non rifiuterebbe una scheda quando, se fosse solo per quella, al seggio non si presenterebbe proprio !
Senza considerare che già è una forzatura unire le elezioni amministrative con quelle europee, figuriamoci se ci si aggiunge pure un referendum che tratta il sistema elettorale delle politiche !
La soluzione ideale, se si vogliono risparmiare quei soldi che verrebbero sperperati per la voglia referendaria di sinistra e radicalfiniani anche se si accorpassero le votazioni in un pastone indigeribile di schede e campagne elettorali, è il rinvio ad altro anno.
Il prossimo anno sembra prendere corpo come ipotesi.
Ma il prossimo anno ci sono le elezioni in una dozzina di regioni.
Votazioni, quelle sì, importanti e rilevanti anche sotto un profilo politico.
Perché allora non far votare nel giugno 2011 ?
In fondo la legge elettorale c’è e funziona e il referendum voluto da sinistra e radicalfiniani è solo un capriccio che dovremmo pagare, per loro, tutti noi.
Quindi possono benissimo aspettare.
E si mettano le mani sull’istituto del referendum, perché così com’è, chiunque riesce a raggiungere le 500mila firme necessarie per far sprecare un po’ di soldi ai cittadini, il più delle volte senza portare all’attenzione temi importanti.
Come dovrebbe essere nella natura di un referendum che non deve incidere sulla formulazione delle leggi, ma fornire indicazioni sui grandi temi: monarchia o repubblica ? e se repubblica: parlamentare o presidenziale ? aborto sì o no ?
Temi che non avrebbero bisogno di “accorpamenti” per ottenere il quorum giuridico e morale per decretare il successo della consultazione.

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16 aprile 2009

La politica in pillole

I pirati sequestrano navi e minacciano ulteriori azioni violente.
Sembra che i politici che ci governano sappiano tutto su Asterix ma non conoscano Cesare.
Perché se avessero un minimo di conoscenza di storia vera, saprebbero come “trattare” i pirati.

La Fiat fa la voce grossa con i sindacati americani sulla vicenda Chrysler.
Esperti nello socializzare le perdite e privatizzare i profitti, ormai sgamati in Italia, cercano di ripetere il giochino con quei bambinoni americani.
Infatti quello “giovane, bello (?) e abbronzato” che hanno incautamente eletto a novembre ha abboccato ed ha promesso di staccare un assegno di sei miliardi e rotti solo in presenza di un accordo con Fiat.
Possiamo immaginare gli spazi di manovra della Chrysler nelle trattative con Fiat dopo l’intelligente e pubblico aut aut del loro promesso finanziatore (rigorosamente con i soldi dei contribuenti americani).
Del resto agli americani che hanno fatto quella scelta a novembre calza a pennello il detto: chi è causa del suo mal, pianga se stesso.

Cisl e uil hanno sottoscritto con Confindustria il nuovo accordo sugli assetti contrattuali.
Epifani e la sua cgil sono rimasti a guardare, ululando alla Luna.
Purtroppo l’accordo è un pessimo accordo che fornisce ai sindacati confederali un assist formidabile per egemonizzare, con gli articoli 17 e 18 sulla c.d. “rappresentatività”, concetto da intendersi non a livello aziendale o di categoria ma su tutto il mondo del lavoro, le relazioni industriali, spazzando via i sindacati autonomi, unici ad avere a cuore l’interesse del lavoratore della categoria e non le beghe politiche romane.
La cgil incassa comunque e se non ha firmato è solo perché al governo c’è un certo Berlusconi.
Con D’alema (inasprimento della legislazione che limita lo sciopero) e con Prodi (entusiastica approvazione e difesa delle aliquote del 1996, 2006 e di ogni tassazione) sarebbe stata in prima fila per ottenere tali norme.
Un vero peccato, a livello di masochismo puro, che le siano state concesse da un governo apparentemente di Centro Destra.

Fini vuole dei correttivi alla “sua” legge sull’immigrazione.
Alcuni suggerimenti:
1) la clandestinità è un reato punito con l’espulsione immediata;
2) ogni cittadino – e non solo gli incaricati di un pubblico servizio – ha l’obbligo di denunciare i clandestini;
3) la cittadinanza si acquisisce dopo dieci anni di residenza, mediante giuramento di rispetto delle leggi italiane e previo esame sulla lingua, letteratura, geografia e storia d’Italia;
4) non è consentita la creazione di “cittadelle” etniche
5) i pattugliamenti nel Mare Nostrum dovranno essere finalizzati al respingimento e non al traino in porti italiani degli illegali
.

Il referendum costa.
Come si può risparmiare ?
Accorpando e creando caos nelle urne tra le varie schede ?
E se rinviassimo il referendum al prossimo anno ?
Anche in questo caso Fini ha manifestato la sua intenzione di correre per la poltrona che fu di Veltroni


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15 aprile 2009

Tutti generosi con i soldi altrui

Terremoti, alluvioni, catastrofi naturali.
Ogni evento di questo genere fa risaltare la generosità di tanti che accorrono come volontari o contribuiscono spontaneamente alle varie raccolte di fondi.
Ma fa anche emergere la grettezza e la meschinità di alcuni.
Non sto parlando delle speculazioni politiche espresse con una faziosità così evidente da diventare un boomerang oltre a (s)qualificare chi le pone in atto, bensì dell’assalto alla diligenza del denaro di tutti.
Si sprecano le promesse e le cifre sparate a casaccio, sempre in rialzo, sui finanziamenti che dovrebbero essere accordati per una ricostruzione pronta e senza sbavature.
Ma quando si va a toccare il tasto del “dove” prelevare questi soldi, tutti questi solerti filantropi riescono sempre ad indirizzare verso le tasche altrui.
E se il primo posto nel podio spetta di diritto (e da almeno 17 anni) all’ex braccio destro di Craxi, Giuliano Amato che, ancora una volta, perde l’occasione per tacere e propone una “una tantum”, secondo la più perversa logica socialista e statalista, non è da meno il coro delle “onlus” che difende con i denti il proprio orticello: dare agli italiani la possibilità di destinare il 5 per mille alla ricostruzione in Abruzzo ?
Giammai !
Devono passare sul loro corpo prima di far entrare in concorrenza con il “richiamo” del terremoto le loro associazioni il cui “prodotto” evidentemente loro stessi stimano così poco da aver paura di una libera concorrenza.
Ho anche letto di chi vorrebbe avocare l’intero 8 per mille, il tutto in chiave anticlericale, dimenticando che se la Chiesa cattolica cessasse, per mancanza di fondi, di esercitare le attività assistenziali e caritatevoli, non basterebbe l’8 per mille di anni per farvi fronte.
E sorvolando sul fatto che l’8 per mille alla Chiesa cattolica è una libera scelta degli italiani contribuenti che, evidentemente, hanno più fiducia in quella millenaria Istituzione che in altre.
Ci sono poi i furbetti del referendum.
Questi sanno che della loro iniziativa non gliene frega niente a nessuno.
Sanno che votando, come dovrebbe essere per non mischiare mele e pere, in una giornata diversa da quelle per le amministrative ed europee, col piffero che raggiungerebbero il quorum perché la loro iniziativa possa sperare di avere successo.
Allora cosa dicono ?
Risparmiamo i soldi , accorpiamo le votazioni e facciamo un bel fritto misto tra amministrative, europee e referendum.
Addirittura il rimpiazzo di Veltroni la chiama “Bossi tax”.
Sbagliando, come al solito.
Perché quella spesa è voluta da chi ha promosso il referendum e se c’è qualcuno che dovrebbe pagare è proprio chi questa consultazione ha voluto.
E sarebbe quindi il caso di pensare ad un deposito cauzionale, pari al costo della consultazione, che tutti i promotori dovrebbero versare – anche con lo strumento della fideiussione bancaria – e che verrebbe trattenuta dallo stato se non si raggiunge il quorum e restituita solo se l’esito del referendum fosse positivo.
Questo si chiama risparmio vero !
Naturalmente si sprecano gli onanismi di chi propone addizionali e una tantum, nelle forme più disparate e fantasiose.
Con un unico comun denominatore: presuppongono tutti un balzello, una imposizione che si traduce nella destrezza di infilarci le mani in tasca e sottrarci quel poco denaro che, ancora, non sono riusciti ad incardinare in altre gabelle.
Tutti generosi con i soldi altrui !

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14 aprile 2009

La quinta colonna nel pdl getta la maschera

La maggior parte di chi ha votato pdl (e Lega) lo ha fatto pensando a poche cose, concrete e di netta rottura con la sinistra.
La riduzione delle tasse, per avere a propria disposizione i soldi che si guadagnano e non vederli sperperati in mille rivoli clientelari.
La sicurezza, con una politica che fermi il flusso degli immigrati e riesca a fare pulizia tra coloro che sono entrati illegalmente in Italia, fermando lo stillicidio di rapine e violenze che a questi si accompagna.
Ordine e pulizia nelle città.
La tutela della vita dei cittadini onesti.
La difesa di costumi che rappresentano la tradizione della nostra Patria.
La valorizzazione della famiglia come nucleo fondante la società civile, una famiglia che è tale solo se composta dalla unione di un uomo con una donna.
Sono Valori che condivido e se non ho votato per pdl (o Lega) è stato perché le scelte effettuate da Berlusconi di imbarcare certi personaggi ed escluderne altri, non solo non mi avevano convinto, ma le giudicavo contrarie a quello stesso programma.
I fatti, purtroppo, mi stanno dando ragione.
Se, grazie solo alla presenza ed impegno personale di Berlusconi, ancora il governo deve essere giudicato migliore rispetto a qualsiasi altro governo dovesse essere (nel passato o nel futuro) presieduto da un esponente della sinistra, sta prendendo piede una autentica quinta colonna all’interno del pdl che manifesta la sua sistematica ostilità proprio a quei valori per i quali gli elettori hanno, principalmente, votato quel partito.
Non è un caso se quella quinta colonna trovi nel presidente della camera Gianfranco Fini il suo nume tutelare.
Non è un caso perché Fini, già dal settembre 2003, cominciò a rappresentare un autentico balzello, un bastone fra le ruote del governo Berlusconi.
Con la richiesta di voto per gli immigrati, con il sostegno al referendum contro la legge che regolava la procreazione assistita e la raccolta di firme per abrogare una legge elettorale che è quella che meglio può interpretare le esigenze italiane, garantendo in un tempo governabilità e pluralismo.
E non possiamo dimenticare che Fini definì lo stesso pdl “comica finale” e … va bene cambiare idea, ma nel giro di due mesi – tanti ne bastarono a Fini per passare dalla ostilità al posto in lista nel pdl – francamente è un po’ troppo, anche per uno abituato ad usare le idee come le (pessime) cravatte del suo guardaroba.
Così, passato il momento elettorale ed andato all’incasso della terza carica dello stato, Fini torna all’assalto del suo stesso partito, cercando di demolirne il consenso elettorale.
Si schiera con chi ritiene legittimo sottrarre alimentazione ad una persona inabile, lasciandola morire e critica la legge sul c.d. “testamento biologico” che vorrebbe impedire che ciò possa accadere, come dovrebbe essere in ogni nazione civile e senza il bisogno di una legge che lo imponga.
Ma, di più, va all’attacco del decreto sicurezza approntato da un ministro leghista.
Riesce così a far saltare le ronde popolari, l’obbligatorietà della denuncia da parte dei medici dei clandestini e anche la sola possibilità che ciò accada.
In questo è supportato da una entità, elettoralmente inconsistente, ma che ha saputo infiltrarsi nel partito giocando sulla ambizione di Berlusconi di rappresentare “tutti”: i radicali.
Tra loro Benedetto Della Vedova e Daniele Capezzone, figli ripudiati di Pannella, ma che da Pannella hanno ben imparato a vendere il loro prodotto, pur senza portare alcuna dote.
Sono l’ala laicista, politicamente corretta, contraria ai principi tradizionale di società e disposti ad assecondare ogni capriccio anche quando devia dall’ordine naturale delle cose, contraria a far interpretare al pdl il ruolo positivo di partito della vita, fortemente e prevalentemente anticlericale.
E adesso si sentono forti.
Al punto di gettare la maschera e svelare il loro disegno: con Fini batteremo il pdl ratzingeriano così si legge nel titolo di un post che riporta una intervista dello stesso Della Vedova.
In quella intervista (e nel titolo del post) è riassunto il disegno politico di costoro.
Un partito arlecchino, dove stiano dentro tutti e il loro contrario perché “anche il nuovo capo dei Repubblicani americani, Michael Steele, di colore, pro-gay, pro-choice, difensore del libero mercato, ha parlato del Gop come di un bigtent party, un tendone sotto il quale ci sono persone con opinioni e sensibilità diverse”, “un partito che sia in presa diretta con la società”, dove il dopo Berlusconi si chiama Fini perché “La sua linea è molto più aderente a quella del Ppe rispetto a quanti pensano ad un Pdl come partito della vita contro un presunto partito della morte, della famiglia contro le coppie di fatto e gli omosessuali, dell’identità cristiana contro quella multietnica e multireligiosa. Fa una scommessa sul futuro che mi piace”, mentre sulla sicurezza e l’immigrazione la posizione appare di gran lunga più allineata con la sinistra che con il Centro Destra perché “Il Pdl non può essere il partito della paura” e sul voto che ha bocciato i centri di accoglienza dopo che il governo stesso aveva rinunciato alle ronde popolari e dopo la famigerata lettera dei “101” Della Vedova è sempre più esplcito: “Il voto sui Cie è un segnale?Lo è, come pure la lettera dei 101”.
Favorevole pure al referendum elettorale che, limitando il pluralismo partitico, ridurrà il gioco a due sole forze e, infatti “Io penso a consolidare i due grandi partiti”.
Leggere Della Vedova è istruttivo per capire quanto l’ala radicalfiniana del pdl è all’attacco per utilizzare i voti di Centro Destra per finalità che non sono affatto di Centro Destra e si sente così forte da aver gettato la maschera: fino a quando l’elettore di Centro Destra continuerà a farsi prendere per il naso da costoro ?
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13 aprile 2009

No alla tassa sul terremoto,meglio privatizzare la Rai

Me l’aspettavo.
Un evento così tragico non poteva lasciare indifferente chi vive, con preoccupazione, un periodo in cui le tasse non sono più allegramente inventate ed aumentate.
L’assalto alla diligenza del denaro pubblico trova ora un motivo per chiedere di vessare gli italiani con una nuova tassa, una tantum o addizionale è indifferente, con la scusa della ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo, ma che ha tutta l’aria di servire a ben altro, come abbiamo imparato in circostanze analoghe.
Non credo sia un caso che il primo gallo a cantare sia stato Giuliano Amato.
Sì, proprio quello che nel 1992 si inventò il prelievo forzoso del sei per mille sui depositi degli italiani.
Naturalmente entrando nei nostri conti correnti nottetempo.
A seguire Bersani, che cerca di accreditarsi – proponendo le sue espressioni più truci credendo che esprimano profondità di pensiero – come esperto di economia ma non riesce a nascondere le sue origini di tradizionale funzionario del pci.
Stavo quasi per intonare un “meno male che Silvio c’è” di ringraziamento per averci dato un governo che non tassa, quando ascolto un gr nel quale si dice che Tremonti, dopo la (giusta) decisione di dare l’opportunità di devolvere il cinque per mille alla ricostruzione in Abruzzo, starebbe anche pensando ad una addizionale irpef.
Cioè un prelievo forzoso sui nostri stipendi già ampiamente decurtati da una scure fiscale che resta ancora troppo vampiresca.
Mi auguro che questa “pazza idea” che porterebbe il governo Berlusconi allo stesso identico livello di un qualsiasi governo di sinistra o socialisteggiante, venga prontamente accantonata.
Anche perché i fondi per la ricostruzione – rapida e senza burocrazia o storni di denaro per altri scopi – sono reperibili in altro modo, senza alcun onere aggiuntivo per gli italiani, soprattutto con uno strumento così odioso come l’aumento delle tasse.
E non sto parlando del c.d. “accorpamento” delle votazioni per europee e amministrative con il referendum elettorale, perché tale soluzione, che consentirebbe ai referendari di raggiungere il quorum su una consultazione inutile e che provocherebbe solo danni riducendo ancor di più il pluralismo politico, rappresenterebbe un guadagno minimo, oltre ad essere un vuluns alla democrazia, quando si costringe a votare su materie differenti (e già è eccessivo l’accorpamento di elezioni amministrative con temi importanti ma squisitamente locali, con le europee finalizzate ad eleggere un parlamento inutile e senza poteri).
L’Italia è un cospicuo contribuente – a fondo perduto, cioè senza rimborsi – per ogni genere di iniziativa internazionale.
Sono centinaia di milioni di euro che possono essere, più correttamente utilizzati, per la finalità della ricostruzione.
Si è già parlato del cinque per mille, ma si può disporre che anche l’otto per mille di pertinenza dello stato sia destinato al terremoto.
E che dire di quei contributi ai giornali o al cinema che servono solo a retribuire prodotti (stampa o film) che non hanno alcun pubblico pagante ?
Nello spirito della libera iniziativa e del libero mercato deve sopravvivere solo chi è in grado di mantenersi.
Quando arriva l’assistenza dello stato, allora vuol dire che il prodotto non è adeguato al sentimento ed alle esigenze del Popolo e quale occasione migliore per tagliare simili sprechi ?
E non si può negare che i fondi in arrivo dall’estero e dai privati possono essere utilizzati per “sponsorizzare” la ricostruzione di monumenti e di interi quartieri, magari – e sarebbe meglio che non tramite organismi statali – sotto il diretto controllo dei donatori.
Ma c’è di più.
In Italia abbiamo uno strumento che provoca, sistematicamente, turbolenze e lotte di potere, con anche esborsi non indifferenti di pubblico denaro.
Questo strumento è uno dei più bramati nel privato.
E’ la Rai.
Perché non cogliere l’occasione per privatizzare la Rai, fare cassa e liberarsi, una volte per tutte, di quello strumento improprio di potere, lasciando che sia il mercato dell’ascolto a determinare il successo o meno (e quindi la chiusura) delle trasmissioni ?

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10 aprile 2009

Lega di chiacchiere e di governo

Via le ronde popolari dal decreto sicurezza per volontà propria del governo.
Nessun obbligo ai medici di denunciare un reato (la clandestinità) e, al contrario, permane l’obbligo di NON denunciare.
Si torna a lasciar sciamare gli illegali sul territorio nazionale, consentendo loro, impunemente o quasi, di rubare e stuprare.
E, prima.
Declassamento del reato di clandestinità, punito solo con sanzione pecuniaria.
Maroni si dice “furibondo” e vengono ventilate dimissioni e crisi di governo.
Dopo sole 48 ore, Maroni è “soddisfatto”.
Hanno forse reinserito le norme eliminate dal decreto sicurezza con un colpo di mano della sinistra alleata ai politicamente corretti del “partito di centro, moderato e liberale” ?
No.
La Lega ha nuovamente calato le braghe, accontentandosi di nuove, vaghe promesse.
Così Berlusconi e l’ala finianradicale del suo partito affondano il colpo: election day con il referendum che tende ad abolire quelle norme della legge elettorale che tengono in vita un minimo di pluralismo partitico.
La Lega tace e abbozza.
Più dell’indignazione potè la poltrona.
La Lega, in questo frangente, si è dimostrata, come non mai, partito di chiacchiere e di governo.
Inaffidabile nel sostegno delle Identità Nazionale, dell’Ordine, della Sicurezza, come il partito di Fini, Della Vedova, Capezzone e dei “101” che hanno orrore acchè chi venga a conoscenza di un reato, lo denunci.
E’ ora di pensare di rivolgere altrove il nostro consenso.
Verso chi se ne frega delle poltrone di governo ed è disposto a stare sulle strade per opporsi ad una deriva che danneggia prima di tutto gli Italiani.

Buona Pasqua.

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08 aprile 2009

Puzza di compromesso storico

“CAMERA, GOVERNO BATTUTO SULLE ESPULSIONI SCONTRO NELLA MAGGIORANZA
Esecutivo va sotto a Montecitorio su un emendamento di Pd e Udc. Dalla Lega accuse di 'tradimento'. L'ira di Maroni e la replica di La Russa. Carroccio non vota decreto. Precedentemente il governo aveva ritirato la norma sulle ronde” Ansa 8 aprile 2009 ore 17.02

Come volevasi dimostrare.
Se c’era bisogno di una conferma ai contenuti del mio post di ieri ecco oggi che un pugno di parlamentari di quel pdl “partito di centro, moderato e liberale mette in pratica le teorie dei “101” e affossa gli elementi più qualificanti del decreto sicurezza, dopo che, da parte sua, il governo aveva già calato le braghe ritirando la norma sulle ronde popolari.
Adesso tocca alla Lega dimostrarsi all’altezza di rappresentare le istanze del Popolo contro i “salotti” del “politicamente corretto” oppure confermarsi un partito tutto chiacchiere e distintivo.
La Lega deve aprire la crisi di governo, i suoi ministri devono dimettersi se non verrà ripristinato il decreto nella sua integrità.
Diversamente quell’ “orientamento” a votare Forza Nuova, diventerà sempre più una scelta di sopravvivenza a tutela della Identità Nazionale che, a questo punto, dovremo difendere centimetro per centimetro, anche nei confronti di quei parlamentari che, pur eletti con un programma basato sulla sicurezza, nella migliore tradizione democristiana spendono a sinistra i voti ottenuti da elettori di destra.
Dimostrando così che è meglio avere un governo apertamente nemico, piuttosto che un governo infido e incapace di tradurre in leggi le aspirazioni degli elettori.

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07 aprile 2009

I Valori non vanno sacrificati all'economia

Parlando, come si fa in compagnia, di politica, un amico di antica data, quando ha saputo che mi stavo orientando ad esprimere un voto per Forza Nuova alle europee (ed a votare candidati ugualmente di Destra, anche se non di Forza Nuova, alle amministrative) si è stupito in quanto il movimento di Fiore è anticapitalista, antinglese, antiamericano e filopalestinese.
Sì, ho aggiunto, ed anche statalista.
Allora perché votarlo ?
Risposta semplice: perché vi sono dei Valori che, mettendoli in una ipotetica bilancia, la fanno pendere dalla parte di Forza Nuova.
Sono Valori per i quali l’interesse di chi apparterrebbe alla “mia” parte sulle altre questioni, è molto scarso, quando non addirittura ostile.
Parlo, prima di tutto, del sostegno alla Vita.
Purtroppo numerosi sono i parlamentari ed i movimenti che, pur parte integrante del partito di Berlusconi, sono solo tiepidamente schierati, quando non sono addirittura sostenitori del contrario, per la Vita e lo si vede nella polemica sulla legge 40 e sul c.d. “testamento biologico”.
Parlo della difesa della nostra Identità Nazionale che trova ascolto –in modo tiepido e con un particolare concetto di Nazione – solo nella Lega.
Parlo dell’europa che deve essere un concetto fondato sulle nazioni che la compongono e non una melassa basata sulla burocrazia e la moneta, dove non può esistere un trattato di Lisbona (votato congiuntamente da Lega e pdl assieme ai cattocomunisti del pci/pds/ds/pd) che calpesta la sovranità nazionale.
Parlo del controllo del territorio nazionale, sul quale non possono essere costituite “zone franche” in cui alimentare nuclei estranei alla nostra cultura, alla nostra storia al nostro popolo.
Parlo dell’immigrazione che deve essere contrastata, per difendere le nostre leggi, le nostre tradizioni, i nostri costumi, l’educazione dei nostri figli nelle feste che ci appartengono e anche nelle abitudini alimentari.
Parlo del matrimonio che è tale e di pregio solo tra un Uomo e una Donna.
Parlo del lavoro, della casa, dell’istruzione, della sanità che devono essere beni e servizi per gli Italiani prima di tutto.
Parlo di sicurezza, ordine (che è materiale ma anche mentale), disciplina, rispetto dell’autorità e della gerarchia.
Insomma parlo di tutto ciò che rende l’Italia una d’arme,di lingua,d’altare,di memorie,di sangue,di cor .
Mi sembra logico come, davanti a tutto ciò che rappresenta le nostre Radici e, quindi, anche la nostra possibilità di avere un Futuro, passino in secondo piano le differenze su alleanze internazionali e, soprattutto, di carattere economico.
E’ il motivo per cui, rebus sic stantibus, alle europee sono orientato a votare Forza Nuova.
I Valori non possono essere sacrificati all’economia.


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05 aprile 2009

Socialismo globale

Quanti contestano le varie riunioni G20, G8, Nato, si rendono conto che stanno contestando proprio quello per il quale dicono di battersi ?
Sì, perché le decisioni prese al g20 di Londra sono la formalizzazione di un gigantesco grande fratello, un socialismo globale che renderà tutto il mondo più povero, arricchendo solo burocrati e parrucconi vari.
La volontà di punire chi – giustamente ! – vuole garantire la riservatezza dei dati bancari è un comportamento da soviet.
Le spese folli che sono state programmate a Londra significano un peso che probabilmente ipotecherà il futuro di tutte le nazioni e i popoli del mondo, caricandoli di debiti senza fine.
Il dirigismo burocratico delle iniziative che vorrebbero assumere, significa mortificare e comprimere lo spirito libero che appartiene alla natura dell’Uomo e che ci ha consentito di progredire e giungere agli attuali livelli di benessere.
I 20 “grandi” hanno deciso di metter mano al portafoglio, sì, peccato che sia il portafoglio dei cittadini che pagherà il salatissimo conto degli “stanziamenti” che hanno allegramente disposto, come una volta facevano i sovrani assoluti.
Come è possibile trovare quella massa spropositata di denaro se non stampando carta moneta, facendo salire alle stelle debito pubblico e inflazione ?
E chi pagherà tutto questo ?
Lo pagheremo noi nel prossimo futuro, lo pagheremo con pensioni da fame e con tasse vampiresche.
Lo pagheranno i nostri figli che si troveranno ad ereditare debiti colossali e, quindi, vedranno ridursi le loro garanzie e i servizi a loro favore.
Lo pagherà l’Umanità intera che sarà coinvolta da guerre grandi e piccole promosse da chi, non avendo altra soluzione al proprio debito, cercherà l’avventura, il colpo di dadi, per riparare ai danni fatti.
Tutto questo perché quei venti soggetti che si sono riuniti a Londra, per tamponare una crisi economica dalla quale si può uscire liberando le energie individuali e non comprimendole, dando spazio alla libera iniziativa di mercato e non imponendo rigidità, dirigismo e controlli, hanno guardato all’oggi – anche per puntellare la loro poltrona – e non al domani.
Con lo stesso spirito dei peggiori amministratori di società che puntano al risultato immediato per lustrare la propria targa, così i 20 “grandi” si sono dimostrati piccolissimi, lasciando ai loro successori il problema di convivere con colossali debiti pubblici e inflazioni galoppanti.
La fine del sogno americano coincide con l’inizio di un periodo di anarchia globale, che ha riesumato uno zombi: il socialismo, un sistema sconfitto e condannato dalla Storia.


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03 aprile 2009

Fini l'invotabile

Lo ha fatto di nuovo.
L’elenco – ormai lunghissimo – della finazzate è riassunto in questo post di Nessie e relativi commenti.
Ma non si fa in tempo a compilarlo che il futuro segretario del pci/pds/ds/pd ci costringe ad aggiornarlo.
E’ il momento del suo sostegno all’ennesimo ostacolo che la corte costituzionale frappone al governo, questa volta su un tema sensibile: la procreazione assistita.
Nel 2004 il parlamento a maggioranza di Centro Destra approvò una legge che regolava tale processo: Fini votò a favore.
Nel 2005 si svolse un referendum promosso dai soliti ambienti radicali che fu respinto dal 75% degli Italiani che preferirono starsene a casa, ridicolizzando i referendari tra i quali si era infilato Fini.
Oggi un paio di articoli, che non alterano la sostanza della legge vengono messi in discussione dalla corte costituzionale che, al pari di Fini e del consiglio superiore della magistratura, si dimostra sempre più l’opposizione a questo governo Berlusconi, visto che gli strepiti del rimpiazzo di Veltroni e Di Pietro sono inutili folklorismi, buoni soltanto ad attizzare l’odio contro Berlusconi, utili solo a distruggere e spargere pessimismo e privi di una qualsiasi visione progettuale per l’Italia del futuro.
La posizione è sulla stessa lunghezza d’onda del nichilismo relativista e pro-morte che pervade coloro che sono contrari alla legge in votazione sul c.d. “testamento biologico”.
Non a caso Fini, anche in tale circostanza, si è schierato con costoro, negando uno dei Valori principali della Destra: la politica per la Vita
Così Fini diventa la bocca politica di quella magistratura che, tramite la corte costituzionale, cerca di modificare i provvedimenti del parlamento e tramite il consiglio superiore della magistratura di condizionare l’approvazione di leggi a lungo attese dal Popolo.
Infatti Fini aveva sollevato obiezioni ai passaggi più qualificanti della legge sulla sicurezza e, puntualmente, il csm emana un inutile comunicato in cui contesta quel provvedimento.
I magistrati devono applicare le leggi che verranno approvate dal parlamento.
Se vogliono partecipare alla stesura delle stesse, rinuncino alla toga e si candidino
.
La sicurezza è un bene primario del cittadino e nessun sofismo giuridico potrà mai giustificare la rinuncia ad azioni (come le ronde popolari o l’obbligo di denuncia dei clandestini) che possono incrementare la sicurezza di tutti noi.
Se ciò accadesse, allora si romperebbe il “contratto sociale” che è alla base della costituzione di uno stato e i cittadini acquisirebbero, automaticamente, il diritto a tutelare se stessi, i propri vicini e le proprietà private, visto che anche il voto del parlamento democraticamente eletto viene bypassato con speciose motivazioni basate solo sull’ideologia.
Ed è altrettanto evidente che Fini, schierandosi con costoro, conseguendo riconoscimenti e consensi verbali (ma nessuno a sinistra cambierebbe il voto per darlo proprio a lui finchè non compirà il passo finale di iscriversi al pci/pds/ds/pd diventandone segretario !) come quelli di Scalfari, D’alema e del sostituto di Veltroni, è da tempo giunto al termine del suo cammino verso sinistra, non ha più ragion d’essere la sua permanenza nel Centro Destra.
Ma, soprattutto, non vi è più alcuna corrispondenza tra i Valori morali, etici, politici, della Destra e quel signore che siede sulla terza poltrona di questa repubblica dalla quale sermoneggia contro quei Valori di Destra, come un qualunque Scalfaro.
Ci aspettiamo ora di vederlo in piazza alle prossime manifestazioni della cgil e del 25 aprile.

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