Sarà forse perché il genere “giallo” , letterario e cinematografico, è tra i miei preferiti assieme a quello western e di fantascienza, ma mi riesce difficile appassionarmi alle meschinità dei gossippari sui fatti di cronaca nera, siano essi riferiti alla vicenda Cogne, a quella di Diana Spencer o a quella di Erika De Nardo.
E’ però impossibile non leggere i titoli cubitali dei giornali e non vedere i servizi televisivi che trattano delle personali vicende e fanno ampia dietrologia su quei fatti e i loro protagonisti.
In questi giorni siamo stati letteralmente bombardati con la “libera uscita” di Erika De Nardo che, a cinque anni dall’evento che la vide protagonista negativa, è andata, con un permesso dal quale è regolarmente rientrata, a giocare una partita di pallavolo in un oratorio.
Con sorpresa ho notato che i fiumi di inchiostro che si spendono per sostenere la liberazione di un Adriano Sofri (condannato a 22 anni di cui scontati appena 8), assumono tonalità bavosamente giustizialiste se riferite ad Erika De Nardo (condannata a 16 anni di cui oltre 5 scontati).
Si punta il dito contro la mancanza di segni di pentimento … perché Sofri si è mai pentito, ha mai chiesto scusa alla vedova o ai figli del Commissario Luigi Calabresi ?
Ma, si dice, Sofri proclama la sua innocenza.
Peccato che, dopo ben 8 gradi di giudizio – mai nessuno ha avuto tante opportunità di garanzia per contrastare le accuse –, Sofri sia stato condannato (ad una pena che personalmente considero assolutamente lieve, soprattutto per il modo in cui è scontata) persino da una magistratura pendente a sinistra come quella italiana.
E che dire del fatto che la De Nardo ha commesso il delitto per cui è stata condannata, da minorenne, quindi con una formazione culturale e una maturazione sicuramente incompleta, mentre Sofri è stato uno dei principali “cattivi maestri”, già maggiorenne ( e “vaccinato” si direbbe) e con la responsabilità aggiuntiva e aggravante di essere un “capo” politico ?
Perché questa stridente differenza di approccio nei confronti di una ragazzina – oggi certamente maturata - che forse neppure era pienamente consapevole dell’atrocità dei delitti commessi e uno che era ben consapevole di quello che faceva e ordinava di fare ?
Dove sono i giustificazionisti a tutti i costi ?
Non sarà che, nel nome dell’ideologia comunista, di cui è imbevuta la maggioranza nata dai verbali degli scrutini elettorali sui quali incombono molte ombre, anche i delitti più efferati trovano accaniti difensori, mentre se non ci si ripara dietro il comodo paravento ideologico, si rimane esposti al “rigore della legge” e, soprattutto, al giustizialismo vendicativo di chi vuole solo vendetta che, in questi casi, è “politicamente corretta” ?
Erika De Nardo e Adriano Sofri.
Se io fossi il presidente della repubblica, non grazierei nessuno dei due, perché ritengo che una pena vada scontata per intero.
Ma se proprio mi puntassero un fucile contro e fossi costretto a firmare la grazia per uno dei due, firmerei quella per la ragazza.
Perché Erika forse non capiva quello che faceva.
Sofri, invece, lo capiva benissimo.
E’ però impossibile non leggere i titoli cubitali dei giornali e non vedere i servizi televisivi che trattano delle personali vicende e fanno ampia dietrologia su quei fatti e i loro protagonisti.
In questi giorni siamo stati letteralmente bombardati con la “libera uscita” di Erika De Nardo che, a cinque anni dall’evento che la vide protagonista negativa, è andata, con un permesso dal quale è regolarmente rientrata, a giocare una partita di pallavolo in un oratorio.
Con sorpresa ho notato che i fiumi di inchiostro che si spendono per sostenere la liberazione di un Adriano Sofri (condannato a 22 anni di cui scontati appena 8), assumono tonalità bavosamente giustizialiste se riferite ad Erika De Nardo (condannata a 16 anni di cui oltre 5 scontati).
Si punta il dito contro la mancanza di segni di pentimento … perché Sofri si è mai pentito, ha mai chiesto scusa alla vedova o ai figli del Commissario Luigi Calabresi ?
Ma, si dice, Sofri proclama la sua innocenza.
Peccato che, dopo ben 8 gradi di giudizio – mai nessuno ha avuto tante opportunità di garanzia per contrastare le accuse –, Sofri sia stato condannato (ad una pena che personalmente considero assolutamente lieve, soprattutto per il modo in cui è scontata) persino da una magistratura pendente a sinistra come quella italiana.
E che dire del fatto che la De Nardo ha commesso il delitto per cui è stata condannata, da minorenne, quindi con una formazione culturale e una maturazione sicuramente incompleta, mentre Sofri è stato uno dei principali “cattivi maestri”, già maggiorenne ( e “vaccinato” si direbbe) e con la responsabilità aggiuntiva e aggravante di essere un “capo” politico ?
Perché questa stridente differenza di approccio nei confronti di una ragazzina – oggi certamente maturata - che forse neppure era pienamente consapevole dell’atrocità dei delitti commessi e uno che era ben consapevole di quello che faceva e ordinava di fare ?
Dove sono i giustificazionisti a tutti i costi ?
Non sarà che, nel nome dell’ideologia comunista, di cui è imbevuta la maggioranza nata dai verbali degli scrutini elettorali sui quali incombono molte ombre, anche i delitti più efferati trovano accaniti difensori, mentre se non ci si ripara dietro il comodo paravento ideologico, si rimane esposti al “rigore della legge” e, soprattutto, al giustizialismo vendicativo di chi vuole solo vendetta che, in questi casi, è “politicamente corretta” ?
Erika De Nardo e Adriano Sofri.
Se io fossi il presidente della repubblica, non grazierei nessuno dei due, perché ritengo che una pena vada scontata per intero.
Ma se proprio mi puntassero un fucile contro e fossi costretto a firmare la grazia per uno dei due, firmerei quella per la ragazza.
Perché Erika forse non capiva quello che faceva.
Sofri, invece, lo capiva benissimo.
4 commenti:
No, non grazierei nessuno, se stanno in carcere, un motivo c'è.
Condivido assolutamente tutto. Mettiamoci anche la "pacificazione" one-way che vorrebbe dare il colpo di spugna su reati efferati commessi per motivi politici e, contemporaneamente, mantenere in piedi la pregiudiziale su fatti accaduti piu' di 60 anni fa... la cultura su cui prolifera questa sopraffazione politica e' la stessa che ha distrutta la vita di intere famiglie e che sta alla base del crescente disagio giovanile,
Da applauso Monsoreau, non riesco a scriverti hai per casoyjytac cambiato mail?
Intanto Sofri è libero (non dimentichiamocelo !!!) quando ormai la "emergenza" per la sua salute è passata. E anche quando era in galera, otteneva permessi e andava persino a guardare le partite di calcio, circondato dalle attenzioni premurose di stampa e persino sindaci e parlamentari ...
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