Da oggi le chiacchiere stanno a zero, la dietrologia pure.
Vedremo come si svilupperà la corsa al Quirinale con le prime votazioni nelle quali si rende necessaria una maggioranza “qualificata” che imporrebbe una confluenza trasversale su un unico nominativo accettabile da entrambi gli schieramenti.
E vedremo se, dalla quarta votazione, la sinistra avrà la presunzione di imporre il proprio nominativo, contro metà del paese.
Il punto è proprio questo.
Una questione che non si porrebbe se le elezioni, ancorché per un margine minimo, fossero state vinte senza ombre
Una maggioranza chiara, pulita, anche per un solo voto elettorale, avrebbe tutto il diritto e tutta la legittimità ad eleggersi le sue istituzioni.
Non è però il caso di questa “maggioranza”.
Le elezioni del 9 e 10 aprile non solo hanno mostrato una Italia spaccata a metà, l’una contro l’altra armata (per ora solo con il piombo delle parole), ma il risultato è pesantemente offuscato da ombre che, stante il rifiuto ad una verifica indipendente delle schede votate, suffragano l’ipotesi che nella realtà il risultato finale sia un altro.
E se i ricorsi alla giunta per le elezioni verranno, a maggioranza, respinti, non si può escludere un ricorso finale alla corte di giustizia europea che, davanti agli “errori materiali” di trascrizione dei verbali, non potrà che dichiarare il vero risultato.
E questo porterebbe delle istituzioni elette da un parlamento dichiarato nullo ad essere loro stesse e i loro atti nulli, quindi ad una crisi esplosiva.
Lo sanno bene nella nomenklatura sinistra e, infatti, si spolmonano per far credere che ricercano una soluzione condivisa, almeno per mettere la presidenza della repubblica al di sopra di eventuali annullamenti.
Ma percorrono la strada sbagliata.
Se veramente volessero ricercare un accordo non dovrebbero proporre un solo nominativo, ma una rosa di candidati tra i quali far scegliere alla Casa delle Libertà.
O, viceversa, chiederebbero alla Casa delle Libertà una rosa nella quale scegliere il nominativo che possa rappresentare l’unità (non l’unione!).
Ed è abbastanza ridicola la pretesa di Fassino, alla disperata ricerca di una sistemazione per lo scomodo console con il quale divide la guida del PCI/PDS/DS, di dichiarare “la guerra è finita” e pretendere che il primo atto sia l’elezione di D’Alema al Quirinale.
E perché il primo atto di pacificazione non dovrebbe essere una riconta imparziale delle schede ?
E’ la solita mentalità della sinistra che chiede al prossimo di fare passi verso la distensione, rifiutando di farne in proprio.
Ancor più ridicolo se si pensa ai punti di “garanzia” che Fassino offrirebbe al Centro Destra, costituiti, guarda un po’ che strano, proprio da quei temi (giustizia, riforma elettorale, politica estera, riforme) sui quali la sinistra è divisa e difficilmente riuscirebbe a far passare provvedimenti che abbiano senso senza l’apporto del Centro Destra.
Insomma, Fassino offre quel che torna comodo a lui, conscio che l’estrema sinistra condizionerà pesantemente, al limite dello stallo, l’azione di un futuro governo Prodi.
Vedremo come si svilupperà la corsa al Quirinale con le prime votazioni nelle quali si rende necessaria una maggioranza “qualificata” che imporrebbe una confluenza trasversale su un unico nominativo accettabile da entrambi gli schieramenti.
E vedremo se, dalla quarta votazione, la sinistra avrà la presunzione di imporre il proprio nominativo, contro metà del paese.
Il punto è proprio questo.
Una questione che non si porrebbe se le elezioni, ancorché per un margine minimo, fossero state vinte senza ombre
Una maggioranza chiara, pulita, anche per un solo voto elettorale, avrebbe tutto il diritto e tutta la legittimità ad eleggersi le sue istituzioni.
Non è però il caso di questa “maggioranza”.
Le elezioni del 9 e 10 aprile non solo hanno mostrato una Italia spaccata a metà, l’una contro l’altra armata (per ora solo con il piombo delle parole), ma il risultato è pesantemente offuscato da ombre che, stante il rifiuto ad una verifica indipendente delle schede votate, suffragano l’ipotesi che nella realtà il risultato finale sia un altro.
E se i ricorsi alla giunta per le elezioni verranno, a maggioranza, respinti, non si può escludere un ricorso finale alla corte di giustizia europea che, davanti agli “errori materiali” di trascrizione dei verbali, non potrà che dichiarare il vero risultato.
E questo porterebbe delle istituzioni elette da un parlamento dichiarato nullo ad essere loro stesse e i loro atti nulli, quindi ad una crisi esplosiva.
Lo sanno bene nella nomenklatura sinistra e, infatti, si spolmonano per far credere che ricercano una soluzione condivisa, almeno per mettere la presidenza della repubblica al di sopra di eventuali annullamenti.
Ma percorrono la strada sbagliata.
Se veramente volessero ricercare un accordo non dovrebbero proporre un solo nominativo, ma una rosa di candidati tra i quali far scegliere alla Casa delle Libertà.
O, viceversa, chiederebbero alla Casa delle Libertà una rosa nella quale scegliere il nominativo che possa rappresentare l’unità (non l’unione!).
Ed è abbastanza ridicola la pretesa di Fassino, alla disperata ricerca di una sistemazione per lo scomodo console con il quale divide la guida del PCI/PDS/DS, di dichiarare “la guerra è finita” e pretendere che il primo atto sia l’elezione di D’Alema al Quirinale.
E perché il primo atto di pacificazione non dovrebbe essere una riconta imparziale delle schede ?
E’ la solita mentalità della sinistra che chiede al prossimo di fare passi verso la distensione, rifiutando di farne in proprio.
Ancor più ridicolo se si pensa ai punti di “garanzia” che Fassino offrirebbe al Centro Destra, costituiti, guarda un po’ che strano, proprio da quei temi (giustizia, riforma elettorale, politica estera, riforme) sui quali la sinistra è divisa e difficilmente riuscirebbe a far passare provvedimenti che abbiano senso senza l’apporto del Centro Destra.
Insomma, Fassino offre quel che torna comodo a lui, conscio che l’estrema sinistra condizionerà pesantemente, al limite dello stallo, l’azione di un futuro governo Prodi.
E se "la guerra è finita", allora perchè, come dice Kagliostro, Fassino non lo dimostra, disinteressatamente, proponendo Un Fascista al Quirinale ?
La risposta alla “proposta indecente” di Fassino, nei termini in cui è stata formulata, dunque può essere che una sola: NO !
E se la sinistra, in un soprassalto di “ubris” vorrà eleggere il suo presidente facendo leva sui seggi ripartiti pur con tutte le ombre evidenziate, allora la risposta dovrà essere una mobilitazione continua,nelle piazze, in ogni occasione opportuna, con ogni strumento disponibile, restituendo, con gli interessi aggiunti, alla sinistra la stessa opposizione pregiudziale che questa ci ha ammorbato per 5 anni, per dire che quel signore non rappresenta il 50% (e forse più) dell’Italia.
Compagno Fassino, la guerra continua.
La risposta alla “proposta indecente” di Fassino, nei termini in cui è stata formulata, dunque può essere che una sola: NO !
E se la sinistra, in un soprassalto di “ubris” vorrà eleggere il suo presidente facendo leva sui seggi ripartiti pur con tutte le ombre evidenziate, allora la risposta dovrà essere una mobilitazione continua,nelle piazze, in ogni occasione opportuna, con ogni strumento disponibile, restituendo, con gli interessi aggiunti, alla sinistra la stessa opposizione pregiudziale che questa ci ha ammorbato per 5 anni, per dire che quel signore non rappresenta il 50% (e forse più) dell’Italia.
Compagno Fassino, la guerra continua.
AGGIORNAMENTO. Abitualmente scrivo i post la giornata precedente quella in cui vengono pubblicati (mettendo data e ora convenzionali: 7 del mattino).
Oggi, ascoltando il gr1 sono obbligato ad una aggiunta che non modifica la sostanza del tutto.
La sinistra propone Giorgio Napolitano, senatore a vita, ex ministro dell'interno, migliorista del PCI.
La sostanza non cambia: resta sempre un comunista e non è inserito in una rosa di nominativi, ma si tratta di un "prendere o lasciare".
In peggio c'è la pessima figura fatta da Napolitano come ministro degli interni e il fatto di essere una figura debolissima, per tutti, senza seguito personale.
In meglio, invece, seguendo il ragionamento già fatto per una rielezione di Ciampi, c'è il suo essere senatore a vita, la cui elezione, con il passaggio di Ciampi nel senato, non altererebbe l'equilibrio precario della sinistra in quel ramo del parlamento.
In meglio ci sarebbe anche un D'Alema come "mina vagante" per Prodi.
Per questi motivi accetterei Napolitano, ferma restando la durissima opposizione ad un futuribile governo Prodi, ribadendo che, anche con Napolitano sul Colle: la guerra continua.
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4 commenti:
Quella frase è legata ad un personaggio infame.
Il resto è condivisibile.
Condivisibile anche se le conclusioni mi sanno tanto di un amaro "accontentiamoci" : (, miserabile il voto odierno dei rosapugnanti e pensare che a loro si appoggiano buana parte delle sperante di volgere a nostro favore questa elezione.
E' una soluzione equivalente a quella del reicarico a Ciampi. Del resto i numeri, finchè non verranno dichiarati nulli i risultati, sono quelli e Napolitano è un comunista ma, per quelle ragioni, più utile di D'Alema.
L'importante è che continui la guerra, espressione di un personaggio sgradevole, ma espressione efficace. ;-)
Io ho sto facendo la mia guerra di "post di sbarramento" all'elezione di un postcomunista con il simbolo della falce e martello "scolpito nel cuore".
Ciao.
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