Mi punge vaghezza che sia cominciata la elaborazione del futuro della Casa delle Libertà.
Ieri su Il Giornale un interessante articolo di Paolo Del Debbio, con l’onore dell’editoriale, quindi dovrebbe essere la posizione ufficiale del quotidiano, che sostiene a spada tratta l’esigenza di procedere con il partito unico .
Sempre ieri anche Libero , il quotidiano diretto da Vittorio Feltri, affronta il tema con due pezzi che sostengono le opposte tesi.
Il Vicedirettore Renato Farina, argomenta, nel fondo, le ragioni contrarie al partito unico, mentre all’interno – in seconda pagina, però con maggior risalto – è Gennaro Malgieri (ex direttore de “Il Secolo d’Italia” quotidiano già missino ed ora di AN) a fare il controcanto favorevole al partito unico.
Fino all’approvazione della nuova legge elettorale (una buona legge, corrotta solo dall’intervento di Ciampi che ha preteso che il maggioritario al senato si applicasse a livello regionale e non nazionale: senza tale intervento non avremmo – nonostante i pesanti sospetti sui risultati dello scrutinio - tutti quei comunisti al vertice dello stato e ci staremmo attrezzando per nuove elezioni !) ero anch’io favorevole al partito unico.
Perché la logica dei collegi uninominali spinge alla unità, per evitare il disinteresse delle altre formazioni politiche là dove il candidato è un un diverso partito della coalizione.
Ma la nuova legge elettorale, ha sparigliato le carte e rimesso in gioco le identità delle singole formazioni politiche.
Lo stesso, inaspettato, successo di Forza Italia, trainata esclusivamente dal carisma di Silvio Berlusconi ha reso manifesto come il Centro Destra si identifichi nel Premier, senza il quale non ci sarebbe Casa delle Libertà (e speriamo che Napolitano non sia così intelligente da offrire il frutto avvelenato del laticlavio a vita a Berlusconi, che gli impedirebbe di capeggiare le nostre liste alla prossima consultazione elettorale).
Forza Italia è il paradosso di essere il più forte partito italiano, l’unico con un consenso da moderna democrazia e, nello stesso tempo, dipendere dalla capacità di raccogliere consensi di un solo Uomo.
Dietro Forza Italia ci sono tre partiti che, per le percentuali che raccolgono (17 – 14 e 10) sarebbero singolarmente marginali in ogni paese democratico.
Ma almeno il PCI/PDS/DS e AN sopravviverebbero anche senza i loro leaders, mentre probabilmente la Margherita si frantumerebbe.
Tornando al partito unico, la nuova legge elettorale, mi ha indotto a schierarmi contro tale ipotesi che annegherebbe le identità in un magma privo di pregio in un sistema proporzionale, lasciando ampio spazio alle formazioni minori e fortemente identitarie (come Rifondazione Comunista o la Lega) che facendo leva su battaglie specifiche, potrebbero raccogliere consensi sufficienti (come già si è verificato) per condizionare pesantemente i due colossi (dai piedi d’argilla).
La scelta del partito unico, soprattutto nel Centro Destra, rischierebbe per questo di far perdere molti consensi, non arrivando a totalizzare nell’unità la somma almeno dei singoli partiti che lo costituirebbero.
Ma c’è un problema ancora maggiore: la leadership.
Un partito unico avrebbe nel pollaio tanti galletti, tutti con la (spesso ingiustificata) pretesa di fare non solo goal, ma addirittura di essere “la” punta per eccellenza.
Abbiamo visto quanto si sia rischiato con la pretesa di Fini e Casini di prendere più voti di Berlusconi per diventare loro stessi il leader del Centro Destra, avendone l’ambizione ma non la capacità.
E Casini è nato e vissuto in quella Democrazia Cristiana che non si fece scrupolo di liquidare chi l’aveva portata alla vittoria, al Governo, Alcide De Gasperi, salvo poi piangerlo ogni anno il 19 agosto.
Il partito unico sarebbe quindi prodromico alla liquidazione di Berlusconi non per mano di un’azione giudiziaria o per scelta del Popolo, ma per una congiura di Palazzo, proprio interna alla Casa delle Libertà, finalizzata unicamente ad assumerne la guida.
E poiché non gli elettori, ma gli iscritti, votano ai congressi, Casini avrebbe buon gioco a far valere la sua pluriennale esperienza democristiana (come già fece Marini dall’organizzazione della Margherita, a favore di Rutelli e contro Parisi).
Finchè resta questa legge elettorale, non vi sono quindi i presupposti politici e di tecnica elettorale per procedere al partito unico, mentre vi è la reale necessità di operare, pur nella seprazione delle strutture, unitariamente, sotto la guida – che non dovrà più essere messa in discussione – di Silvio Berlusconi.
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Ieri su Il Giornale un interessante articolo di Paolo Del Debbio, con l’onore dell’editoriale, quindi dovrebbe essere la posizione ufficiale del quotidiano, che sostiene a spada tratta l’esigenza di procedere con il partito unico .
Sempre ieri anche Libero , il quotidiano diretto da Vittorio Feltri, affronta il tema con due pezzi che sostengono le opposte tesi.
Il Vicedirettore Renato Farina, argomenta, nel fondo, le ragioni contrarie al partito unico, mentre all’interno – in seconda pagina, però con maggior risalto – è Gennaro Malgieri (ex direttore de “Il Secolo d’Italia” quotidiano già missino ed ora di AN) a fare il controcanto favorevole al partito unico.
Fino all’approvazione della nuova legge elettorale (una buona legge, corrotta solo dall’intervento di Ciampi che ha preteso che il maggioritario al senato si applicasse a livello regionale e non nazionale: senza tale intervento non avremmo – nonostante i pesanti sospetti sui risultati dello scrutinio - tutti quei comunisti al vertice dello stato e ci staremmo attrezzando per nuove elezioni !) ero anch’io favorevole al partito unico.
Perché la logica dei collegi uninominali spinge alla unità, per evitare il disinteresse delle altre formazioni politiche là dove il candidato è un un diverso partito della coalizione.
Ma la nuova legge elettorale, ha sparigliato le carte e rimesso in gioco le identità delle singole formazioni politiche.
Lo stesso, inaspettato, successo di Forza Italia, trainata esclusivamente dal carisma di Silvio Berlusconi ha reso manifesto come il Centro Destra si identifichi nel Premier, senza il quale non ci sarebbe Casa delle Libertà (e speriamo che Napolitano non sia così intelligente da offrire il frutto avvelenato del laticlavio a vita a Berlusconi, che gli impedirebbe di capeggiare le nostre liste alla prossima consultazione elettorale).
Forza Italia è il paradosso di essere il più forte partito italiano, l’unico con un consenso da moderna democrazia e, nello stesso tempo, dipendere dalla capacità di raccogliere consensi di un solo Uomo.
Dietro Forza Italia ci sono tre partiti che, per le percentuali che raccolgono (17 – 14 e 10) sarebbero singolarmente marginali in ogni paese democratico.
Ma almeno il PCI/PDS/DS e AN sopravviverebbero anche senza i loro leaders, mentre probabilmente la Margherita si frantumerebbe.
Tornando al partito unico, la nuova legge elettorale, mi ha indotto a schierarmi contro tale ipotesi che annegherebbe le identità in un magma privo di pregio in un sistema proporzionale, lasciando ampio spazio alle formazioni minori e fortemente identitarie (come Rifondazione Comunista o la Lega) che facendo leva su battaglie specifiche, potrebbero raccogliere consensi sufficienti (come già si è verificato) per condizionare pesantemente i due colossi (dai piedi d’argilla).
La scelta del partito unico, soprattutto nel Centro Destra, rischierebbe per questo di far perdere molti consensi, non arrivando a totalizzare nell’unità la somma almeno dei singoli partiti che lo costituirebbero.
Ma c’è un problema ancora maggiore: la leadership.
Un partito unico avrebbe nel pollaio tanti galletti, tutti con la (spesso ingiustificata) pretesa di fare non solo goal, ma addirittura di essere “la” punta per eccellenza.
Abbiamo visto quanto si sia rischiato con la pretesa di Fini e Casini di prendere più voti di Berlusconi per diventare loro stessi il leader del Centro Destra, avendone l’ambizione ma non la capacità.
E Casini è nato e vissuto in quella Democrazia Cristiana che non si fece scrupolo di liquidare chi l’aveva portata alla vittoria, al Governo, Alcide De Gasperi, salvo poi piangerlo ogni anno il 19 agosto.
Il partito unico sarebbe quindi prodromico alla liquidazione di Berlusconi non per mano di un’azione giudiziaria o per scelta del Popolo, ma per una congiura di Palazzo, proprio interna alla Casa delle Libertà, finalizzata unicamente ad assumerne la guida.
E poiché non gli elettori, ma gli iscritti, votano ai congressi, Casini avrebbe buon gioco a far valere la sua pluriennale esperienza democristiana (come già fece Marini dall’organizzazione della Margherita, a favore di Rutelli e contro Parisi).
Finchè resta questa legge elettorale, non vi sono quindi i presupposti politici e di tecnica elettorale per procedere al partito unico, mentre vi è la reale necessità di operare, pur nella seprazione delle strutture, unitariamente, sotto la guida – che non dovrà più essere messa in discussione – di Silvio Berlusconi.
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9 commenti:
Ci sarebbe un'altrenativa. Confluenza di Alleanza Nazionale e dell' UDC in Forza Italia. Lasciando la destra sociale fuori perchè confluisca nel partito della Mussolini.
Mons, sbagli: questa legge elettorale sembra proporzionale, ma in realtà un maggioritario a collegio unico.
Le scorse elezioni ci hanno dimostrato che gli italiani sono molto più avanti dei politici: gli italiani hanno già scelto il bipartitismo (si parlava solo di Prodi e Berlusconi. I risultati migliori li hanno ottenuti la lista ulivista e FI, cioè i partitipiù grandi), sono i politici che lo rifiutano. GM
Non credo nel partito unico come non amo il dibattito aperto da Robinik sull'eliminazione dei concetti di destra e sinistra, il primo cancellerebbe le molte peculiarità da cui è costituito l'elettorato di questo paese, mentre la seconda ipotesi appiattirebbe la politica svuotandola da ogni contenuto ideologico.
Sono di destra e voglio continuare ad esserlo e a votare per chi si riconosce nei miei stessi valori, non voglio finire in un grande calderone con centristi e sinistri che vogliono definirsi tutti liberali per me sarebbe solo la rinascita della DC con il suo centro e le sue correnti tuttte votate a occuparsi dei propri interessi, questo senza nulla togliere all'onestà intellettuale di chi crede in questo progetto e lo persegue in buona fede.
Da un punto di vista strategico sarebbe un bene un partito unico, ma ora lo vediamo bene perché c'é un leader indiscusso e forte.
Domani...?
Non so..però quello che dici é giusto. Oggi come oggi sembra l'unica soluzione a patto che si abbia il coraggio di assumere valori conservatori, non tutto il pentolone con quelli che vogliono le stesse cose dei sinistri.
Un partito unico di centro-destra che sa rinunciare ai voti estremisti, e qui parlo di quelle forze che da una parte vogliono la destra sociale e dall'altra tutta la confusione dei cosiddetti diritti civili.
Il partito unico sarebbe l'ideale se riuscisse anche ad essere aggregante di tutti quei movimenti piccoli che fanno la differenza quando si tratta di una battaglia ll'ultimo voto. Come abbiamo visto un mese fa. Non credo che sia però quel che vogliono gli italiani.
Io il partito unico lo vedrei anche di buon occhio, ma dentro non ci vedrei benissimo l'UDC perchè ha il DNA della vecchia DC e ci sarebbero sempre disaccordi su questo o quell'altro, come del resto sta già facendo anche adesso all'opposizione, in pratica, delegittimandola, come ha fatto al governo, indebolendolo.
nessun partito in italia ha la forza per governare da solo.
quindi si fanno sempre inciuci contro natura e poteri forti che si fanno i c.... loro...i risultati sono questi.. golpe comunista.
che fare? le ricette sono tante e complesse, forse un partito unico ti farà perdere un pò di identita, ma almeno è una scelta definitiva senza troppi inciuci.
saluti tekelon
Non avendo la palla di vetro, le opinioni di ognuno di noi hanno ugual pregio.
Personalmente rimango dell'opinione che, con una legge elettorale che mette in risalto il partito, ancorchè in una Coalizione, unire significa perdere voti e con un'Italia divisa a metà, i voti si contano e non si pesano (per qualità) ... ;-)
Invece un bella riforma strutturale sul tipo di quella americana? Partiti: ne' unico, ne multiplo. La societa' finanzia le campagne solo in periodo elettorale e lo Stato e' terzo. Un sogno fino a che c'e' il socialismo. In realta' si tratta di una lotta tra pertiti e non-partiti: unici o meno che siano. In questo regime chi ha la struttura piu' forte vince anche se perde. Va riformato tutto il cucuzzaro; la costituzione di un partito richiede decenni e la sua riuscita non si puo' dare per scontata. Non ce n'e' il tempo.
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