Ancora una volta assistiamo disgustati alla funzione servile della quasi totalità della stampa italiana.
Articoli scritti intingendo la penna nella propria saliva, panegirici bavosi, immagini cui manca solo l'aureola che, idealmente, è stata posta intorno al capo di Draghi, come fu fatto con Conte.
Salvo poi buttare tutto al macero appena cambia il vento.
Di un simile giornalismo possiamo fare volentieri a meno.
Con il passaggio di Libero, a direzione Sallusti, nel campo dei draghiani, resta solo La Verità a tenere accesa la fiamma della libertà, con un punto interrogativo sul Tempo che sembra ancora affidabile, ma diventa sempre più simile a Libero, almeno nella edizione online, avendo lo stesso editore.
Quello che ci salva è la rete, perché se leggiamo sul Carlino l'editoriale di ieri di Beppe Boni, dovremmo pensare che, ormai, non ci sia più speranza per chi è contrario al green pass, ma se poi andiamo in Twitter vediamo che nessuno ha ancora mollato il pezzo e, anzi, crescono le personalità che hanno seguito e sono anche voci in parlamento che si schierano contro una tale norma liberticida.
Allora capiamo che la stampa (intesa come media ufficiali, dai giornali alla radio alla televisione) non rappresenta più una informazione credibile, ma si presta solo a fare da megafono al potere di turno.
Il giornalismo fazioso è come la magistratura ideologizzata.
Più dannosi che inutili.
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