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No alla deriva

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14 novembre 2021

Flop 26

Ancora una volta la conferenza cosiddetta sul clima, questa volta a Glasgow, si è rivelata un fallimento, dando ragione al Presidente Trump che si era chiamato fuori dagli accordi di Parigi, ovviamente disattesi, come lo saranno quelli (pressochè di mera facciata) di Glasgow.

Il fallimento è insito nella struttura stessa della conferenza che avrebbe la pretesa di sostituirsi alla Natura e di fermare l'incremento della temperatura media, attribuendo tale occorrenza all'azione umana.

Per fermare o rallentare tale aumento (a cosa servirebbe poi rallentarlo se, comunque, le conseguenze si avrebbero anche se in un futuro più lontano ?) i fenomeni che si sono ritrovati a Glasgow hanno indicato una sola strada: ridurre l'uso dei carburanti fossili, a cominciare dal carbone.

Applausi da chi il carbone non ha e comunque lo dovrebbe importare e utilizzare a costi sostenuti, opposizione da parte di chi il carbone ha e utilizza a costi bassi.

Questi ultimi sono coloro che maggiormente, a sentire gli ecoambientalisti, inquinano (Cina, India, Brasile, Australia, Stati Uniti).

Però le manifestazioni dei gretini ci sono solo a casa nostra, in Occidente, dove non rischiano nulla.

In Cina neppure la prima dei gretini, la ragazzina ignorante svedese, ha mai messo piede, nè sembra avere in programma di esibirsi.

Con la patetica scusa della nostra Storia Coloniale (che dovrebbe essere rivalutata e non assunta a paradigma del Male) Cina e India pretenderebbero di continuare ad usare il carbone, scaricando su di noi i costi di una più rapida cancellazione di tale fossile.

In questo modo loro continuerebbero ad inquinare, produrrebbero comunque a costi di gran lunga inferiori potendo invadere il nostro mercato, mentre noi dovremmo vedere il costo dei nostri prodotti salire alle stelle, perdere ogni mercato e, nel contempo, spendere molto di più per riscaldarci in inverno e rinfrescarci in estate.

Del resto le onerose bollette di Draghi, rappresentano esattamente il costo della cosiddetta "transizione ecologica" e, per stessa ammissione dell'Arera, i cosiddetti oneri di sistema sono, essenzialmente, i costi spalmati su tutti noi degli incentivi per le fonti alternative (ad esempio il fotovoltaico) che sono talmente costose da non riuscire a mantenersi autonomamente, quindi hanno bisogno dei sussidi di stato.

Ma se un prodotto non ha mercato, perchè costa troppo e viene mantenuto in vita dai sussidi di stato, che paghiamo tutti noi ad ogni bolletta, allora è un prodotto che deve essere abbandonato, che non ci serve.

Gli scienziati, nel clima come nella sanità, non facciano i filosofi o i profeti di sciagure, ma studino il sistema per portare a vantaggio dell'Umanità anche i cambiamenti climatici, proponendo, ad esempio, un cambio nelle coltivazioni in base al mutato clima e inventando, perchè quello è il loro compito, strumenti per poter vivere, bene, senza dover rinunciare alle comodità e senza subire costi insopportabili per qualsiasi economia.

Ma, certamente, l'Occidente non dovrà farsi carico di compensare, con ulteriori riduzioni della propria capacità energetica e aumenti nel suo costo, le mancate riduzioni di stati come Cina e India.


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